Metano: una mano lava l'altra.



Enel annuncia la vendita dell'80% di Rete Gas. Ma la liberalizzazione non muove un passo...

Fulvio Conti, Ad di Enel, ha promesso che durante la prossima riunione del Cda dell'azienda verrà affrontato il tema della cessione dell'80% di Enel Rete Gas.

Enel Rete Gas, come il nome lascia intentedere, è la controllata che si occupa di distribuire il gas. Per la precisione il metano di città, quello che entra nelle case dei più fortunati tra gli italiani. Per essere ancora più precisi sono serviti circa 1.200 comuni italiani, tramite 31.000 km di tubi attraverso i quali scorre il 12% del metano consumato in italia.

La vendita di Rete Gas, a dire il vero, non è poi una scelta ma un obbligo visto che l'antitrust ha più volte sollecitato la Cassa depositi e prestiti (ente statale che possiede, insieme al Tesoro il 30% di Enel) ad uscire dalla società di distribuzione gas per evidente conflitto di interessi.

Lo stesso conflitto che deriva, sempre per la Cassa, dal partecipare all'azionariato di Eni, Enel, Terna e di tutte le altre big ex(?) statali.

La notizia, quindi, potrebbe essere accolta con un sospiro di sollievo, ma in realtà è meglio non gioire troppo.

Perchè a papparsi l'80% di Rete Gas, molto probabilmente, sarà F2i.

Mai sentita? La sigla sta per Fondi italiani per le infrastrutture e nel capitale possiamo trovare: Cassa depositi e prestiti, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (Gruppo Intesa Sanpaolo), UniCredit, Lehman Brothers e Merrill Lynch (o meglio, quel che ne resta...), Fondazione Cariplo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, di Cuneo, di Forlì, di Padova e Rovigo, e di Torino, Inarcassa e Cassa Previdenza ed Assistenza dei Geometri.

Cioè, in pratica, Stato+Banche+Professionisti delle commesse pubbliche...

Da tutta questa operazione, alla fine, la concorrenza ne guadagnerà?

Letture consigliate: questa e questa.

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