Si era partiti con Kyoto e con il 20-20-20. Poi è arrivato Scajola, con il suo 25%, ma da fonte nucleare (che secondo il Governo è equivalente alle rinnovabili perchè non emette CO2).
Ora arriva la Fondazione Sviluppo Sostenibile, guidata da Edo Ronchi (fondatore dei Verdi, ex ministro dell'Ambiente, oggi attivo in fondazioni e onlus).
L'idea è semplice, almeno sulla carta: perchè accontentarsi del 20% di rinnovabili quando si può fare di più?
La fondazione, che ha tra i soci fondatori anche l'Anev, mira al 33% entro il 2020. O almeno così c'è scritto nel dossier che, secondo rinnovabili.it, verrà presentato tra qualche giorno.
In buona sostanza, da qualche tempo a questa parte, sulle rinnovabili un po' tutti danno i numeri. Ognuno i suoi.
La verità, però, è che i numeri servono sempre a poco se sono scollegati dalla realtà. Il 33% di rinnovabili in Italia (ma anche nel resto del mondo) è impossibile.
Per questioni tecniche, a quanto pare, visto che non c'è rete elettrica (nè sistema produttivo) che può sopportare oscillazioni di carico e di disponibilità di potenza così elevate.
A meno che, tra le rinnovabili, non inseriamo anche l'idroelettrico a ripompaggio che è programmabile e non ha sbalzi d'umore dovuti al clima.
Ma l'idroelettrico a ripompaggio, se dobbiamo dirla tutta, non è realmente una fonte rinnovabile, bensì un sistema di risparmio e di accumulazione dell'energia.
Ma questa è una questione complicata, la gente preferisce le percentuali...
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