Incentivi Cip6 2010: ecco a chi vanno

Nomi e numeri degli incentivi più criticati d’europa
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Il Gestore dei servizi energetici, meglio noto con la sigla di Gse, ha pubblicato l’elenco delle società che si sono aggiudicate la gara 2010 per lo spartimento dei diritti di produzione dei 3.403 MW giornalieri incentivati con la tariffa Cip6.

Mi sono limitato a fare il copia e incolla dei dati dal sito del Gse, premurandomi di metterli in ordine per quantità di diritti assegnati.
In pratica, da Enel in giù, qui trovate tutte le aziende che si dividono gli incentivi nati per le rinnovabili e, quasi sempre, distribuiti agli impianti “assimilati”.

Vi voglio solo ricordare che, a differenza di quanto qualcuno ha affermato, gli incentivi Cip6 restano anche per i termovalorizzatori.
Mi sono permesso, infine, di inserire qualche link per le aziende di cui ho già avuto il piacere di parlare…

Energia, denunce, promesse e giornalisti

Raffaele Lombardo continua a spacciarsi per il salvatore della patria. Ma la patria la governa lui…

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Dopo l’ultima capriola sul nucleare, il governatore della sempre più in crisi Sicilia, Raffaele Lombardo, prosegue sulla linea inaugurata da pochi giorni e se la prende anche con le multinazionali dell’energia.


La nuova posizione, come ormai solito per Lombardo, non viene portata avanti dal governatore in persona ma dall’assessore di turno. In questo caso in neo acquisto all’Energia Pier Carmelo Russo.

Russo è stato protagonista, mercoledì, di una corposa Conferenza Stato-Regioni durante la quale si è palesato, e allargato, il fronte del no al nucleare. Poco importa che il governo abbia già risposto con un simpatico “macchissenefrega”, ciò che importa è la relazione di Russo.

L’assessore, in pratica, è andato a Roma per fare l’ambientalista:
La Sicilia non ha piu' margini di tollerabilita' ambientale che consentano l'insediamento di impianti nucleari.
Tutto questo perchè in Sicilia ci sono già i siti petrolchimici-energetici di Gela, Priolo e Milazzo
Si tratta di impianti che, secondo gli studi dell'Ebm (Evidence Based Medicine), hanno già comportato gravi effetti sui livelli di salubrità collettiva e sulle condizioni individuali, dei quali allo stato non è data la possibilità di prevedere l'ulteriore durata. Non è anzi escluso che fenomeni patogeni particolarmente gravi possano acquisire carattere di permanenza, laddove incidano a livello genetico. La Sicilia e i siciliani hanno sopportato e sopportano in sostanza, nell'interesse nazionale, un peso che non può rimanere estraneo al dibattito sull'energia nucleare.
Ma c’è di più: per i danni già causati dalle multinazionali del petrolio, la Sicilia vuole chiedere i danni,
il risarcimento dovuto ai siciliani per la maggiore spesa sanitaria sopportata, per il disagio territoriale e per i danni ambientali subiti. Non è difficile individuare la fonte del prelievo: se la causa è stata la produzione petrolifera è dalle accise che dovrebbero pervenire le somme da versare alle casse regionali a titolo risarcitorio e per un lasso di tempo sufficientemente congruo
Insomma, la Sicilia batte cassa e si propone come paladina dell’ambientalismo d’assalto. Ma anche dell’ultimo minuto e, se proprio dobbiamo dirla tutta, la posizione assunta da Russo non è che sia trasparentissima.

Incuriosisce, ad esempio, che parole così forti contro la grande industria del petrolio siano state pronunciate proprio nel bel mezzo, tra le mille altre, della vertenza Eni a Gela.

Come dire, se proprio non ci vogliono dare i piccioli almeno ci sediamo al tavolo col broncio, magari Scaroni si mette paura e licenzia qualche operaio in meno.

Ma torniamo, per un attimo al nucleare per registrare una delle tante posizioni negative di cui il governo nazionale ha deciso di fregarsene.

Ricordate le cartoline anti nucleare da Ragusa? Bene, negli ultimi giorni di atomo si è parlato molto nelle segrete stanze della politica iblea e la giunta comunale ha deciso che era meglio prendere una posizione ufficiale. Contraria al nucleare “tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo”.

Scontato il fatto che anche altri comuni si stanno attrezzando con delibere del genere. Tutte formalmente inutili anche perchè, se la memoria non mi tradisce, il ministro Scajola un’idea su dove piazzare la centrale nucleare in Sicilia ce l’ha già: Termini Imerese.

Vuoi vedere che tutta sta crisi alla SicilFiat, alla fine della fiera, porterà gli abitanti della zona ad abboccare all’amo della riconversione nucleare?


Vuoi vedere che, a Scajola, tutto sto casino che sta succedendo a Termini in fondo in fondo non dispiace?

Ma lasciamo la fantapolitica energetica (si potrebbe passare per millantatori o, peggio ancora, per Cassandre) e torniamo alla Conferenza Stato-Regioni. Russo ha saggiamente evitato di trattare un argomento molto importante per la Sicilia: il rigassificatore di Priolo-Melilli.

Di tutto ha parlato a Roma, tranne che del terminale Gnl che è, tanto quanto i poli petrolchimici e le centrali atomiche, di interesse più nazionale che regionale. Tuttavia, neanche una parola.


Questo perchè, detto tra noi, si spera che accontentando Erg con il terminale l’azienda si impegni poi a rilanciare il settore della chimica nel siracusano.

E poi, dulcis in fundo, c’è la questione termovalorizzatori e rifiuti.

Qui Lombardo l’ha sparata in prima persona, in commissione Antimafia:
La gestione dei rifiuti e dell'acqua in Sicilia è in mano alla mafia
Parola di Raffaele che, mi risulta, è al potere da quasi due anni e che, ne sono certo, ha cambiato idea in merito alla gestione dei rifiuti e ai termovalorizzatori un migliaio di volte.

Questa volta, però, il botto è grosso. Anche se i giornali locali siciliani non se ne sono accorti

Ricapitoliamo: sul nucleare Lombardo ha cambiato idea più volte, sui rifiuti e i termovalorizzatori Lombardo ha cambiato idea più volte, sul settore chimica ed energia gioca a scacchi con le multinazionali e sul rigassificatore, dopo aver cambiato idea, resta ancora vago.

Ma chi cacchio la governa la Sicilia?


Schizofrenia rinnovabile

La Regione siciliana si rimangia il parere sul parco fotovoltaico di contrada Mendolilli a Ragusa



Dopo Sgarbi, dopo Brumotti, dopo un servizio di Striscia la Notizia truccato, alla fine chi aveva interesse a stoppare il parco fotovoltaico ragusano ha avuto una prima vittoria.


La notizia ha dell’incredibile: a inizio gennaio la Aton Sun Power, proprietaria dell’impianto di contrada Mendolilli a Ragusa, ha ricevuto la comunicazione da parte dell’assessorato regionale all’Industria e dell’assessorato al Territorio e Ambiente – Servizio Via-Vas che l’autorizzazione per l’impianto è stata revocata.

Notizia incredibile ma vera. Ma se è vera è incomprensibile: la Regione smentisce sè stessa.

Andiamo con ordine.

L’impianto: si tratta di un investimento da 22 milioni di euro e 4 MW/h di picco equamente divisi tra moduli fotovoltaici fissi a terra e moduli montati su inseguitori a doppio asse che permettono una resa superiore ai primi di circa il 30% a parità di insolazione.

Sorge alle porte di Ragusa, lungo la strada provinciale che porta a Santa Croce Camerina.

La polemica: resta strisciante per mesi, con continue sortite delle forze dell’ordine in cantiere che hanno avuto “notizia” che per costruire l’impianto l’azienda sta abbattendo centinaia di metri di muretto a secco. Ad un certo punto arriva a far controlli persino la Digos.

A chiunque venga, il responsabile del cantiere fa vedere le carte, il progetto e le autorizzazioni della Regione.

Nel silenzio più totale, mentre la Digos cerca di capire se quei muretti si possono abbattere o no, il contadino del campo limitrofo ne atterra col trattore un paio di chilometri: deve piantare il frumento. Nessuno si muove, il contadino non riceve alcuna visita.

Striscia la Notizia: arriva al cantiere ad inizio dicembre 2009 e va in onda il 7 dello stesso mese con un servizio a dir poco taroccato. Sgarbi e Brumotti lamentano, casualmente, l’abbattimento dei muretti a secco. Quelli all’interno del cantiere, non quelli del podere del contadino.

Questo è quello che ha mandato in onda Striscia





E questo è quello che non hanno voluto mandare in onda. Offro io…




La burocrazia: la Regione siciliana ha autorizzato la costruzione dell’impianto in data 10 febbraio 2009.

Il progetto approvato prevedeva chiaramente l’abbattimento dei vecchi muretti e la costruzione di nuovi muretti a secco, circondati da una doppia fascia di rispetto di ulivi piantumati dall’azienda. In totale, 600 ulivi.

La domanda, a questo punto, è: a Palermo i progetti li leggono o se li fanno raccontare da Vittorio Sgarbi e Brum Brum Brumotti?


Rete elettrica, il governo getta la spugna

Sicilia e Sardegna si possono scordare le infrastrutture energetiche

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Ho appena letto una notizia che non mi rassicura per niente… avete presente la vicenda dell’Alcoa?

Ve la sintetizzo: Alcoa è una multinazionale americana che fa alluminio in una quarantina di paesi tra i quali l’Italia. Per la precisione a Fusina, in Veneto, e Portovesme, in Sardegna.

Per anni Alcoa ha prodotto alluminio in Italia usufruendo di una tariffa scontata per l’energia elettrica. Tanta energia, visto che per fare, fondere e stampare l’alluminio ne serve realmente un fiume.

Il 19 novembre 2009, però, la pacchia finisce: l’Unione Europea decide che la tariffa scontata equivale ad un aiuto di Stato e, di conseguenza, va eliminata.

Alcoa, fatti due conti, intuisce che pagare l’energia elettrica a costo di mercato gli costerebbe otto milioni di euro in più al mese. Decisamente troppi per proseguire con la produzione in Italia.

In Veneto, a dire il vero, non ci sono grossi problemi ma in Sardegna la situazione è ben più grave.
Perchè in Sardegna l’energia costa molto di più che in Veneto…

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Questa tabella, fonte GME, mostra il prezzo dell’energia elettrica nelle varie zone dell’Italia riferito al 21 gennaio, pochi giorni fa.

La Sardegna è sopra la media, ma non moltissimo. Quello che spaventa è il picco del prezzo: 142 euro al MW/h contro i 90 euro del nord Italia.

Per questo motivo l’Alcoa vuole fuggire, con questi prezzi…

Vi chiedete da dove venga il caro-megawatt? Semplice: dal pessimo sistema elettrico sardo, accoppiato al pessimo parco produttivo. Entrambi, essendo la Sardegna un’isola, sono estremamente rigidi: se la produzione di energia, in un determinato momento della giornata, è inferiore alle necessità c’è poco da fare e non ci sono grandi possibilità di importarla.

E, di conseguenza, il prezzo sale alle stelle visto che siamo in un libero mercato dell’energia.

In quella tabella, però, a far paura non è tanto la Sardegna ma la Sicilia che ha prezzi ancora più elevati.

Per di più, se in Sardegna il caro-megawatt arriva con i picchi di richiesta, la Sicilia è costantemente in emergenza: il prezzo dell’energia è sempre alle stelle esattamente per gli stessi motivi della Sardegna.

In Sicilia, però, gli abitanti e le attività produttive sono il triplo e, quindi, la produzione di energia è costantemente “pelo pelo”.

Allora? L’Alcoa se ne va? No, non se ne va perchè Scajola ha trovato la soluzione: ridiamo lo sconto all’Alcoa (e agli altri “energivori”) trasformandolo in qualcosa di più “digeribile” per l’Europa.

La soluzione viene così descritta dal comunicato stampa ufficiale del governo:
un decreto-legge che predispone le misure necessarie a garantire la messa in sicurezza e il potenziamento del servizio elettrico nazionale nelle Isole maggiori; l’intervento normativo è mirato a porre rimedio per il prossimo triennio, nelle more del necessario potenziamento infrastrutturale, a situazioni critiche nel funzionamento delle reti elettriche in Sicilia e in Sardegna. A tal fine viene istituito un nuovo servizio di fornitura di energia elettrica volto a rendere disponibile a Terna s.p.a., in qualità di gestore e concessionario del sistema di trasmissione e del dispacciamento su ciascuna isola, ulteriori risorse per la migliore gestione del sistema
Decisamente poco chiaro e poco dettagliato, per saperne di più bisogna smanettare con Google e trovare un documento all’interno della rassegna stampa (mi pare di capire che sia un pezzo del Sole 24 Ore):
si offre ai grandi clienti energìvori, Alcoa in primis ma non soltanto, una riduzione sul costo dell`elettricità in cambio della disponibilità concessa a Terna, gestore del sistema di trasmissione, di ridurre o distaccare la capacità di prelievo di energia elettrica dalla rete
In pratica: se accetti che ogni tanto ti possiamo staccare la corrente noi te la passiamo scontata.
A quanto? Pochissimo: 30 euro al megawatt/ora. Mica male, tanto siamo tutti in crisi e ogni tanto una fermata ci può stare…

Avrete notato che il decreto parla sia di Sardegna che di Sicilia: niente di strano, vista la situazione sopra descritta.

Ricapitolando: Sicilia e Sardegna hanno una rete elettrica che fa pietà con infrastrutture che aspettano da anni di passare dalla carta al cantiere e il governo che fa?

Alza le mani!

Infrastrutture? Mai, piuttosto ti stacco la luce…

Cari miei isolani, l’estate prossima state attenti col condizionatore che Scajola vi può lasciare al buio.

Prima di chiudere, sempre dalla rassegna stampa del governo apprendo che le aziende che potrebbero usufruire dello sconto-distacco sono, per la Sardegna, Otefal Sail ed Euroallumina (alluminio, come l’Alcoa), Vinyls ed Equipolymers (chimica), mentre in Sicilia sono Alfa Acciai e Duferco (entrambe acciaio) e i due cementifici di Italcementi (Isola delle Femmine) e Unicem (Priolo).

P.S. Ovviamente l’Alcoa ringrazia



Le peripezie nucleari di Raffaele Lombardo

Il governatore della Sicilia ha ricevuto l’illuminazione: nucleare? Mai sia! Ma quante volte ha cambiato idea Lombardo sulla questione energia? Troppe…


Oggi vi racconto perchè non ci si può fidare di Raffaele Lombardo quando dice che è contrario al nucleare in Sicilia.


La notizia più fresca è quella di martedì: nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 2010 l’Assemblea Regionale Siciliana ha detto no al nucleare approvando un ordine del giorno presentato dai deputati del Pd Giovanni Barbagallo e Giacomo Di Benedetto che impegna il presidente a non permettere l’istallazione di impianti sull’isola.

Inizialmente Lombardo aveva affermato che avrebbe interpretato l’ordine del giorno come una “raccomandazione”. Poi, visto l’esito della votazione, ha affermato:
Per quanto riguarda il nucleare in Sicilia, io ero perche' si decidesse con un referendum alla luce di   condizioni di sicurezza e convenienza. Visto che l'Assemblea  Regionale Siciliana, che ha votato unanimemente, ha espresso un  parere diverso, bocciando questo tipo di risorsa energetica, mi  adeguero' e mi faro' paladino di questa posizione. In democrazia  bisogna rispettare la volonta' della maggioranza
Dinamica politica ben descritta dal solito e ottimo siciliainformazioni.it
Ma dopo aver ascoltato gli interventi dei deputati in aula, Lombardo, che aveva garantito di accogliere l'odg del Pd come raccomandazione, ha espresso parare favorevole all'atto di indirizzo
Uno strenuo difensore della democrazia, se non fosse che la stessa notte è stata votata anche la fiducia al Lombardo Ter e il Pd ha detto sì…

Il problema, però, è che Lombardo ha fatto il solito giochetto: sui temi spinosi decide di non decidere, perde tempo e fa incancrenire la situazione.

Poi, per sbloccare la situazione (in un senso o nell’altro, poco importa), è disposto a tutto. Persino a cambiare maggioranza (attualmente è appoggiato da Mpa, mezzo Pdl e Pd: un incrocio tra un minestrone e un fritto misto all’italiana) e, conseguentemente, assessori.

Per fortuna che esistono le telecamere, che hanno registrato fedelmente le parole e le smorfie di fastidio del governatore siciliano quando era favorevole al nucleare in Sicilia, con una posizione tra l’altro abbastanza articolata:



Queste parole Lombardo le ha pronunciate il 13 marzo 2009 quando invitò a Palermo il mitico consulente Jeremy Rifkin, notoriamente contrario al nucleare, a battezzare il piano energetico siciliano (che Rifkin manco aveva letto, evidentemente si fidava…).

Quel giorno, in un auditorium dell’Università di Palermo pieno di matricole in estasi, Rifkin tenne una lectio magistralis sulla sua famosa terza rivoluzione industriale.

I giovani piangevano dalla felicità, Lombardo ogni tanto sbadigliava dalla noia.

L’ho visto con i miei occhi, non mento. Ma si sa che Lombardo è uno iperattivo che dorme tre ore a notte, quindi un po’ di sonno ci può stare durante un pippone di un’ora fatto da un professore conosciuto il giorno prima.

Una situazione del genere l’avevamo già vista per i rifiuti e i termovalorizzatori: sì, no, nì, no ma, forse che…

Ad oggi, la posizione di Lombardo su rifiuti e termovalorizzatori è incerta: dipende se si fa il piano a o il piano b. Ma tanto non sono cose importanti, poi si vedrà.

Neanche dodici ore dopo la notte dei lunghi coltelli nucleari a cavallo tra il 19 e il 20, Lombardo era a Catania a battezzare l’accordo Enel-Sharp-St di cui vi ho parlato qualche giorno fa. Aggiungo solo che, su questo accordo, iniziano ad arrivare le prime dichiarazioni preoccupate del sindacato.

Io, mentre Lombardo firmava cambiali in bianco, mi stavo leggendo La Sicilia a pagina 3: una splendida intervista al governatore siciliano firmata da Tony Zermo, come sempre molto preoccupato sul futuro del settore energia in Sicilia:
D: E per quanto riguarda il rigassificatore di Priolo?
R: Stiamo esaminando come stanno le cose. C’è stato un referendum negativo, io mi sono impegnato entro domenica a guardare tutte le carte. Non sono chiuso a nessuna soluzione, io sono perchè le cose si facciano, a patto che si facciano bene tutelando la salute della gente. Ripeto la mia formula: ci vuole sicurezza e convenienza.
Entro domenica si vuole leggere tutte le carte? In bocca al lupo!

Dimenticavo, Lombardo dorme poco…

Certo, se le poteva leggere prima. E’ anche vero, però, che chi doveva leggersele per tempo, all’assessorato Territorio e Ambiente, non lo ha fatto. Perdonato.

Chiudo La Sicilia, mi rimetto al computer e leggo un’altra notizia interessante: a Roma, presso il Ministero per lo Sviluppo economico, è ripartito il confronto per l’attuazione dell’Accordo di Programma per la Chimica nell’area industriale di Priolo siglato nel dicembre del 2005.

Roba vecchia, vecchissima, più di cinque anni visto che la bozza è del 22 dicembre 2004.

Volete sapere cosa contiene quell’accordo? Qui c’è il testo completo e qui una sintesi.

La ultra sintesi ve la faccio io: si tratta di “reindustrializzare” Priolo riempiendo nuovamente di industrie chimiche i lotti del polo pertrolchimico che sono stati abbandonati nel corso degli anni.

Ruolo centrale dell’accordo è il “bilanciamento del cracking”. Il cracking, a sua volta, è un processo attraverso il quale si ottengono idrocarburi paraffinici leggeri per rottura delle molecole di idrocarburi paraffinici pesanti.

Lavoro da raffineria alla fine del quale, tra mille altre sostanze, si produce anche etilene che, a sua volta, è alla base del 30% dei prodotti chimici prodotti dall’industria.

Il bilanciamento del cracking consisterebbe nel fatto che si andrebbero ad impiantare a Priolo nuove aziende consumatrici di etilene come l’”impianto glicol etilenico” citato dall’Accordo di Programma.

Oggi come oggi, invece, l’etilene (che è tanto utile alla chimica quanto pericoloso per l’uomo: infiammabile, esplosivo, se inalato causa nausea e svenimenti) fa parecchi giri in Sicilia sud orientale.

In sostanza viene palleggiato, via gasdotto, tra i tre impianti Eni Polimeri Europa di Gala, Ragusa e Priolo.

Gela e Priolo lo producono, Ragusa lo consuma per fare imballaggi alimentari, plastica per serre, rivestimenti per cavi e altre robine simili.

Recentemente, causa crisi internazionale, lo stabilimento Polimeri Europa di Ragusa è in crisi. Sarà per questo che a Priolo e Gela non sanno più che farsene dell’etilene e sono “sbilanciati”…

Abitate tra Caltanissetta, Ragusa e Siracusa e vi piace girare per le campagne?

Di sicuro, allora, avrete visto apparecchi del genere



Si tratta di una “cameretta” dell’etilenodotto Gela-Ragusa-Priolo: un serpentone di tubo che si snoda tra tre province siciliane per fare proprio il lavoro che vi ho appena raccontato.

Volete sapere da dove passano i tubi? Difficile, ho cercato una mappa per ore senza trovarla. Ma vi do una dritta: dove passa il tubo troverete un cartello come questo


E indicazioni stradali come questa


Seguite le indicazioni e vi ritrovate faccia a faccia con la cameretta, sulla quale c’è sempre un cartello abbastanza esplicito


Vi invito a non confondere il passaggio dell’etilenodotto con quello del metanodotto, che porta il metano tra una città e l’altra (se siete fortunati). Il paletto che indica il passaggio del metano è questo





Il problema, però, è che sotto al culetto degli abitanti del fortunato lembo di Sicilia che va da Gela a Priolo, passando per Ragusa, c’è un groviglio di tubi non indifferente: etilenodotto, metanodotti vari e persino l’oleodotto Ragusa-Priolo.

Si tratta del tubone dal quale, pochi giorni fa, è uscito misteriosamente un fiume di petrolio nella zona tra Palazzolo Acreide e Rosolini.


Se avete avuto la forza e il coraggio di arrivare alla fine di questo post allora avrete già capito quanto contano, in Sicilia, le dichiarazioni di principio e le prese di posizione “irremovibili” in fatto di energia.

Comprese quelle del governatore Lombardo che, probabilmente, per “cameretta” intende quella dove dorme suo nipote…


Ragusa: cartoline anti nucleare

Dopo il pezzo di Repubblica, oggi tutti parlano di una centrale nucleare nel ragusano. Ma i giornalisti di Repubblica non sono mai stati “tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo”…

Faro-punta-secca

Dopo aver letto oggi su Repubblica l’articolo “Nucleare il Pd sfida l'esecutivo”, tutti i politici locali ragusani si son dati da fare per prendere posizione sulla possibilità di impiantare una centrale nucleare nel ragusano.


La mappa riportata dal quotidiano, solo nella versione cartacea, parla di un possibile sito “tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo”.

Non vi riporto le varie reazioni all’ipotesi nucleare ragusana perchè, sinceramente, mi sembra assai grave anche il solo fatto che i politici locali prendano posizione in merito, visto che la possibilità di piazzare una centrale tra Marina e Torre di Mezzo è una clamorosa bufala.

La mia personale opinione sul nucleare, invece, è sempre la stessa: prima troviamo la soluzione per il deposito delle scorie (magari evitando soluzioni “alla francese”) e poi pensiamo ai siti dove fare gli impianti.

Ma con cartine aggiornate, non quelle che girano ancora oggi…

Come ammette lo stesso giornale, infatti, tutte le ipotesi sono le stesse di trent’anni fa: la mappa è quella stilata dal Cnel nel 1979 incrociando i dati sul rischio sismico, sulla popolazione e sulla disponibilità di acqua.

Il problema, però, è che dal 1979 ad oggi la fascia costiera tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo, circa otto chilometri, è profondamente cambiata e tutti i presupposti che trent’anni fa avrebbero permesso di piazzare un impianto nucleare sono venuti meno.

Ovviamente quelli di Repubblica la zona non la conoscono. Io ci vivo.

Sissignore, sto proprio là.

Anzi, qui: questo post lo sto scrivendo a Punta Secca, esattamente in mezzo tra le due località ipotizzate da Repubblica.

Mi sembra quindi utile mostrarvi cosa c’è, oggi, tra Marina e Torre di Mezzo.

Nel 1979 in quegli otto chilometri non c’era praticamente nulla, solo campagna e qualche piccola e romantica casetta che affacciava sul mare.

Nel 2010, invece, in periodo estivo si raggiungono tranquillamente i 50-60.000 abitanti.
Il territorio, nel frattempo, è stato colonizzato dalle serre:

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Ce ne sono a migliaia, non appena ti allontani 50 metri dal mare le trovi tutte in fila a prendere il sole. Se anche volessero mettere un impianto nucleare vicino al mare, non avrebbero lo spazio.


E conoscendo il produttore agricolo medio del ragusano, col cavolo che si vende la terra. Preferisce morire…
Dal punto di vista turistico, invece, c’è tutto un mondo che nel ‘79 non esisteva.

Partiamo da Marina di Ragusa, dove è appena stato inaugurato un porto turistico da 55 milioni di euro:

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I ragusani lo aspettavano da decenni e, finalmente, adesso lo hanno visto realizzato. Difficile coniugarlo con un impianto nucleare…

Proseguendo verso Torre di Mezzo, direzione ovest, ci sono una serie sterminata ville, villette, residence e persino un circolo velico.

Per non parlare del lido balneare della Polizia di Stato.

Si arriva, procedendo sempre verso ovest, a Punta Secca, la patria di Montalbano (e anche la mia). Oltre alla famosa casa di fronte alla spiaggia

Casa-Montalbano

vi consiglio anche la piazzetta col faro

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Tirando dritto, e superando altre diecimila serre, arrivate a Torre di Mezzo.


Ai tempi della famosa mappa del Cnel era solo una graziosa spiaggetta. Poi è arrivato il chioschetto.

Me lo ricordo benissimo quel chioschetto: aveva un nome arabeggiante e certe sere, in estate, ci facevano i concertini rock alternativi.

Entravi dentro e ti davano il boccaletto di birra corretta col gin a 2.000 lire e la pepata di cozze a 5.000 lire. Era ottima quella pepata, ve lo dico io che non ho mai avuto il coraggio di assaggiarla…

Ma la cosa bella del chioschetto era il fatto che era così sperduto che si stava una meraviglia.

Negli anni novanta ci andavo con gli amici per fumare e bere di nascosto la birra col gin a 2.000 lire. Uscivo con 10.000 lire in tasca, ero piccolo e felice.

Oggi al posto del chioschetto c’è un locale fashion dal nome rimineggiante e tutte le sere, in estate, è pieno zeppo della meglio gioventù ragusana.

Lui col macchinone, lei con i tacchi in spiaggia. Tette e culi a parte, lo preferivo prima.

Tutto sommato, però, la zona è ancora gradevolissima per il turista medio. Specialmente quello del nord che appena vede il mare e appena sente “minchia” si crede in paradiso.

Il posto è pure economico, se vi serve una sistemazione per l’estate fatemi un fischio che organizzo io, ho due o tre casette sotto mano che ve le faccio prendere a poco prezzo.

Per la centrale nucleare non vi preoccupate: tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo non la faranno mai…


Incentivi Cip6: nel 2010 la svolta? Macché…

Anche quest’anno, nonostante il recente decreto, i nostri soldi andranno alle solite centrali termoelettriche.

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Oggi il Ministero per lo Sviluppo economico ha pubblicato l’avviso per l’assegnazione dei diritti Cip6 relativi all’anno 2010.



Dopo il recente decreto firmato da Scajola sono stati in molti a pensare, sbagliando, che ci stavamo avvicinando alla fine della tragica esperienza dei Cip6, gli incentivi pensati (?) per le rinnovabili e distribuiti alle “assimilate”.

Si disse, addirittura, che erano finiti gli incentivi per i termovalorizzatori. Anche in questo caso la notizia era falsa, diffusa da qualcuno che non aveva letto il decreto.

In realtà gli incentivi restano, e i dati lo dimostrano.

L’avviso diramato oggi, infatti, prevede una assegnazione per il mercato libero pari a 3.403 MW di produzione costante in ogni ora dell’anno.

Non cambia poi molto rispetto al 2009, anno in cui sono stati assegnati al mercato libero 3.440 MW.

Poco di più è stato assegnato nel 2008: 3.675 MW.

Nel 2007, invece, furono assegnati 3.510 MW e nel 2006 3.360 MW.

Devo continuare?

E’ più interessante, invece del totale, andare a vedere i parziali che mettono in luce un reale cambiamento nel parco produttivo italiano:

CIP6-dati-2008

Il totale dal 2001 al 2007, come vedete, oscilla ma non di moltissimo. Specialmente per le assimilate, che sono quelle incriminate per furto di identità nei confronti delle vere rinnovabili.

Scaviamo ancora e vediamo la composizione delle assimilate:

CIP6-dati-2008-assimilate
Nel periodo 2001-2007 tengono i “Combustibili di processo, residui o recuperi di energia” e crollano i combustibili fossili.

Con la prima espressione si intende la vera feccia dei Cip6: residui di raffineria riprocessati, asfalti vari gasificati e bruciati in termoelettrica e quanto può essere ricompreso nella ormai mitica definizione di “combustibile evitato”.

Nel senso che invece di comprarti il combustibile prendi lo scarto, lo tratti e lo processi, e gli cambi la definizione legale da rifiuto speciale a combustibile.

E guadagni tre volte: non spendi per lo smaltimento (carissimo), risparmi sul combustibile e ti acchiappi il Cip6.
Il calo dei combustibili fossili nella torta degli incentivi, probabilmente ma non ne sono certissimo, può essere giustificato dal fatto che buona parte del parco produttivo italiano è stato convertito a gas naturale.

Un combustibile che, essendo molto meno “flessibile” del petrolio, è difficile da trasformare in “assimilato”.

Vanno notate alcune cose.

La prima è che, se il processo è fatto bene, la trasformazione dello scarto in combustibile è effettivamente un bene per l’ambiente.

Il problema, però, è che gli impianti che lo fanno sono già abbastanza redditizi e non hanno affatto bisogno di essere sostenuti con denaro pubblico.

La seconda è che il famoso decreto di Scajola che ridimensiona i Cip6 si riferisce esclusivamente a queste due classi di impianti: combustibili di processo etc etc e combustibili fossili.



Tutto il resto, termovalorizzatori compresi, resta.

Ora, sarebbe bene ragionarci sopra e capire perchè il Governo ha deciso di fare questa scelta.
Io un’idea me la sarei fatta…

Negli ultimi mesi il panorama energetico italiano è stato rigirato come un calzino da una lunga serie di movimenti che stanno preparando l’entrata in Italia di parecchi attori esteri soprattutto nel settore della raffinazione.

L’Eni, ad esempio, è in trattativa per le raffinerie di Livorno, Venezia e Gela.

La Erg, invece, ha già incassato l’assegno per il 49% dello stabilimento Isab di Priolo venduto ai russi.

Gli stranieri, diciamocelo senza peli sulla lingua, si sono comprati (o stanno per comprarsi) gli scarti dell’industria energetica italiana, quella che i nostri non vogliono più.

Al giorno d’oggi le raffinerie rendono assai poco: oltre agli italiani se la passano male anche i francesi e persino gli americani

Si possono fare affari migliori vendendo le raffinerie e concentrandosi sulla produzione e vendita di energia, specialmente sul mercato libero che è già patria dei call center.

Se, allora, le raffinerie ce le devono mandare avanti gli stranieri, per quale motivo permettergli anche di farsi gli impiantini Cip6?

Questa è la vera novità: gli incentivi Cip6, risalenti al 1992, sono ormai una torta già pappata e chi si siede oggi a tavola non può più sperare di farsi la sua fetta e mangiarsela in santa pace.

Come exit strategy dal pantano Cip6 fa un po’ schifo. Ma almeno è una exit strategy…

W l’Italia e tutti gli italiani!
 

Rinnovabili: l’Europa programma, la Sicilia aspetta…

I nord europei programmano un maxi network per sostenere la produzione da rinnovabili. L’Italia non partecipa. La Sicilia aspetta i progetti di vent’anni fa…
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Questa è una amara riflessione sugli enormi ritardi che sconta la Sicilia in fatto di infrastrutture energetiche.

Prima, come al solito, la notizia:
Berlino, 11 gennaio – Un’alleanza per sfruttare appieno il potenziale delle fonti rinnovabili e contribuire agli impegni dell’Ue in tema di cambiamento climatico: nove paesi europei puntano alla realizzazione di un maxi-network sotto il mare del Nord che si propone di collegare tra loro decine di impianti per la generazione di energia “verde” e di fornire elettricità, nell’arco dei prossimi dieci anni, a una vasta parte dell’Europa. Al progetto, del valore stimato in trenta miliardi di euro, partecipano Germania, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Danimarca, Olanda, Irlanda, Lussemburgo e Norvegia. Nazioni che, in questo modo, getterebbero le basi per un ulteriore sfruttamento dell’energia rinnovabile in Europa di fronte alle sfide del “climate change”.
I rappresentanti dei governi promotori dell’iniziativa, i cosiddetti coordinatori nazionali, scrive il quotidiano tedesco “Sueddeutsche zeitung”, si riuniranno per la prima volta il 9 febbraio prossimo con l’obiettivo di firmare una lettera d’intenti entro l’autunno. Nel frattempo, ha confermato al giornale un portavoce del ministero dell’Economia tedesco, questo mese ci sarà una serie di incontri per definire i dettagli del progetto. Per il momento, il quotidiano spiega che la rete di cavi ad alta tensione collegherà i parchi eolici che si trovano lungo le coste della Germania e della Gran Bretagna con le centrali idroelettriche di Norvegia, Belgio e Danimarca e con i parchi eolici e gli impianti solari degli altri paesi Ue realizzati anche sulla terra ferma. Il portavoce del governo tedesco ha ricordato che al progetto parteciperanno anche le principali società del settore, che dovrebbero fornire gran parte dei finanziamenti necessari. Si tratta di alcune delle stesse aziende che stanno realizzando parchi eolici offshore lungo le coste settentrionali europee per una prevista capacità di 100 GW, pari a circa il 10% dell’intero fabbisogno europeo di energia.
Unico neo del progetto, che verrà varato con ogni probabilità alla fine del 2010 e si affianca all’ambizioso Desertec, la mancanza di una visione multilaterale. Sono fuori tutti i paesi mediterranei: non solo l’Italia, ma anche la Spagna.


La riflessione viene da sola guardando queste immagini:

La rete elettrica in altissima tensione (380 KV) italiana
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Notate qualcosa?

Più si scende e più dimagrisce.

Record negativo per la Sicilia che ha poco più di uno spago in alta tensione.
I dati sono del 2001, ma la situazione è praticamente identica a quella attuale. Altro record…

Il prezzo medio dell’energia nelle varie zone italiane
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Casualmente Sicilia e Sardegna hanno i prezzi maggiori e il prezzo sale man mano che la rete dimagrisce.
Dettaglio sulla Sicilia, con la rete a 380, 220 e 150 KV

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Devo aggiungere altro?


Se nel nord Europa si stanno dando da fare, d’altronde, un motivo ci sarà…

Noi, invece? Non vorremo mica fare la fine della Spagna?



Ma quanto è bello il termovalorizzatore!

Il segretario della Uil Sicilia prende parola in merito alla questione termovalorizzatori. Ma è un po’ confuso…
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Claudio Barone è il segretario regionale siciliano della Uil e, da oggi, il paladino del micro-termovalorizzatore.
L’occasione per mostrare le proprie competenze in materia di rifiuti a Barone l’ha data il congresso regionale del sindacato, questa mattina a Palermo.


Tra le mille cose di cui ha parlato ci sono anche gli inceneritori e la munnizza.
Cito testualmente le sue parole, riportate da Italpress:
Siamo estremamente preoccupati di fronte a posizioni tutte ideologiche che considerano un successo l'avere bloccato e il continuare a impedire la costruzione dei termovalorizzatori. Se non si redisporranno ora le strutture adeguate saremo sommersi dall'immondizia.
Personalmente sono molto più preoccupato delle posizioni dei fantomatici esperti che di quelle “ideologiche”…
Barone, però, ha la soluzione a tutti i problemi, così semplice che viene da chiedersi come mai nessuno l’abbia presa in considerazione:
Si deve puntare su un maggior numero di termovalorizzatori piu' piccoli  distribuiti sul territorio e si deve accelerare la raccolta differenziata che puo' dare tra l'altro una risposta in termini occupazionali.
Fermi tutti, non ho capito… moltiplichiamo i termovalorizzatori e, contemporaneamente, potenziamo la differenziata?

Ma qualcuno ha spiegato a Barone che più differenzi e meno termovalorizzi?

Probabilmente Barone è abbagliato dalla chimera occupazionale, come se il termovalorizzatore fosse la Fiat di Termini Imerese (quella di una volta, ovviamente).
In molte delle nostre citta' vediamo cumuli di rifiuti. Le discariche, gia' non in regola, saranno colme e sul punto di esplodere entro la fine dell'anno prossimo.
Puntare sul fatto che in due anni la raccolta differenziata possa da sola risolvere il problema ci sembra poco credibile, oggi e' in crisi profonda la raccolta dei rifiuti tout court. La situazione degli Ato rifiuti e' nella maggior parte dei casi catastrofica. Bisogna procedere alla riforma recuperando l'esempio di quelle realta' che hanno funzionato, per esempio nel trapanese dove ci sono servizi avanzati nella raccolta differenziata.

Contemporaneamente, nello stesso discorso, la crisi delle discariche, l’inno al termovalorizzatore, la critica agli Ato e l’invito a prendere esempio da chi fa la differenziata. Decidiamoci!

Non c’è molto da esser vaghi o, peggio ancora, contradditori come il segretario della Uil Claudio Barone: la Sicilia si avvia verso una crisi dei rifiuti ampiamente annunciata e, oserei dire, pilotata dall’alto.

Nel frattempo siamo anche quest’anno terzi in Italia per lo smaltimento illecito dei rifiuti. E questo è un segnale importantissimo: tutto il lavoro che dovrebbero fare i consorzi di raccolta e recupero e le municipalizzate lo fanno i criminali, più o meno associati.

Infine, i comuni siciliani, per ammissione della stessa Anci-Sicilia, sono nel più completo caos e non hanno nemmeno idea di che pesci prendere.

Mio caro segretario Barone, non crede che sia ora di partorire una proposta sulla questione rifiuti coerente, scientificamente fondata, economicamente ed ambientalmente sostenibile?

Forse dovrà sacrificare qualche posto di lavoro precario, ma la Sicilia ne guadagnerà nel suo complesso.

Rifiuti Sicilia:“Palermo, abbiamo un problema!”

15 super esperti per salvare la Sicilia dall’emergenza rifiuti. Producono l’ovvio. E un piano b…

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Oggi ho letto le ultime novità sulla questione rifiuti-termovalorizzatori in Sicilia.
Le ho lette su Sicilia Informazioni, che di solito ci azzecca, e non sono buone notizie.

Ma prima un po’ di storia…

A fine 2009 il governatore siciliano Lombardo prese atto del fatto che, per come era stato concepito nel 2002 dal suo predecessore Cuffaro, il Piano rifiuti della Sicilia non andava.

Il problema erano i quattro mega termovalorizzatori che avrebbero condannato la Sicilia alla raccolta indifferenziata perchè, se si fosse fatta la vera differenziata gli impianti non avrebbero avuto molto da bruciare…

Su quel piano cadde una pioggia di critiche: gli Ecologisti Democratici, il WWF, Legambiente e, soprattutto, la Corte Europea di Giustizia che bocciò la gara per i termovalorizzatori perchè era stata fatta un po’ troppo “in casa”.

Senza parlare poi del fatto che i documenti su cui si basa quel piano rifiuti sono stati, diciamo così, “tradotti male”.

Lombardo, dopo averle tentate tutte, annullò quella gara, ne fece un’altra che ricevette altrettante critiche e andò deserta.

Nel frattempo trovò l’accordo con alcune delle aziende che avrebbero dovuto costruire i primi quattro termovalorizzatori: un maxi risarcimento.

Poi cambiò una trentina di volte idea in merito ai termovalorizzatori e, alla fine, chiamò in soccorso un pool di super esperti per capire cosa se ne doveva fare della munnizza in Sicilia.

Perdonate la sintesi estrema, ma la storia è intricatissima…

L’ultimo atto, come abbiamo visto, è la commissione di 15 esperti capitanati dall’ex Prefetto di Catania Cancilleri che ha depositato, il 3 dicembre scorso, un documento con tutte le osservazioni del caso. Osservazioni che Lombardo dovrebbe prendere e riversare nel nuovo piano rifiuti.

Come dicevo Sicilia Informazioni è molto informata in merito e afferma di aver letto questo documento.
Conterrebbe l’indicazione, ovvia nel 2010, di abbandonare il progetto dei termovalorizzatori in favore di una raccolta differenziata spintissima: obbiettivo 65%.

Una percentuale hollywoodiana.

Sempre secondo il bel quotidiano online, però, gli espertoni avrebbero intuito che tale percentuale è forse troppo ottimistica per una regione all’anno zero come la Sicilia.

E, allora, che fare? Scatta il piano b!

Il documento conterrebbe infatti anche l’opzione di due termovalorizzatori di piccola capacità da utilizzare nel caso in cui tale fantasmagorica percentuale del 65% non venisse raggiunta.
 
Una sorta di paracadute anti crisi dei rifiuti.

Il problema, dico io, è però un altro: ci voleva veramente una commissione di 15 esperti (tra i quali ci sono anche tre inviati del Ministero dell’Ambiente) per partorire un piano che ricalca pari pari le indicazioni di legge aggiornando il piano del 2002 alle ultime disposizioni europee?

No, in un posto normale. Sì, in Sicilia.

Mi sembra quasi offensivo per l’intelletto comune notare come Lombardo, chiamando a palazzo 15 big, si sia tenuto la porta aperta per fare, alla fine della fiera, ciò che preferisce.

Un “panel” di esperti del tutto indipendente e sincero, infatti, non avrebbe nemmeno ipotizzato un piano b. Se, scientificamente e dopo aver analizzato a fondo la realtà rifiuti in Sicilia, emerge che si deve fare solo la differenziata i termovalorizzatori non possono entrare nel piano.

Se, al contrario, analizzando i dati emerge che in Sicilia tot percentuale non si può raggiungere entro tot anni allora si rimettono dentro i forni.

Delle due l’una perchè a dire l’ovvio siamo tutti bravi, non servono gli esperti e se chiami gli esperti a dire l’ovvio mi autorizzi a pensar male.

E, a pensar male, di solito ci si azzecca…


Eolico alla siciliana

In provincia di Ragusa ci si lamenta ancora per le interferenze tra torri eoliche e ripetitori tv. A Palermo l’assessore regionale Venturi lancia frecce al veleno contro Moncada.

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Partano il marranzano, il tamburello e il friscalettu: va in onda la solita scenetta siciliana.

Nelle ultime ventiquattro ore sono uscite due notizie che ben rappresentano il modo di porsi del siciliano medio nei confronti delle nuove energie.


La prima notizia è il ritorno della barzelletta di Monterosso Almo: il sindaco del paesino in provincia di Ragusa è di nuovo in cerca della soluzione ai gravissimi problemi di ricezione del segnale televisivo dovuti alle 18 torri eoliche piazzate proprio tra l’abitato e i ripetitori tv.

Si vedono male molti canali nazionali e, soprattutto, Mediaset Premium.

Mettetevi nei panni di quei poveri abitanti di Monterosso che non possono vedersi il Grande Fratello in diretta 24 ore su 24. Un dramma della modernità che può essere (appena) paragonato solo a quello della fame nel mondo.

Il parco, se lo volete vedere, è questo:



Nel video si vedono anche i ripetitori. Se volete vedere Mediaset Premium, invece, dovete pagare…

Morale della favola? Il sindaco ha chiesto l’intervento dei supertecnici di Rai e Mediaset senza avere ancora risposta.

Nel frattempo, nella casa del Grande Fratello, Marco è stato eliminato e Maicol è sempre più innamorato di Giorgio.

Maicol??? Piacere, Gioseff…

La seconda notiziona di eolico in salsa sicula riguarda nientepopòdimenoché l’assessore regionale all’Industria Marco Venturi e l’imprenditore eolico più esposto del mondo: il mitico Geom. Moncada.

Al primo, pochi giorni fa, è stata tolta la delega all’energia in favore del neo assessore Russo, che lo fanno passare per tecnico ma che molti considerano un “comunista così




Venturi, senza più la spinosissima delega energetica si è potuto togliere qualche sassolino dalla scarpa rispondendo alle accuse di immobilismo della Regione avanzate dal Moncada durante l’inaugurazione dell’impianto.

Il botta e risposta è particolarmente articolato, segno che i rancori sono molti e molto forti. Ne trovate una ottima sintesi su AgrigentoFlash.

Fermo restando il mio giudizio ancora incerto sul Geometra Moncada non posso non dargli ragione sul fatto che alla Regione siciliana, quando si parla di energie rinnovabili, non sanno proprio che pesci pigliare.

Ho conferma di ciò, oltre che dai 1200 progetti in attesa di autorizzazione, dalle parole di un altro esponente di spicco dell’ambiente regionale siciliano: l’ex assessore al Territorio e Ambiente Rossana Interlandi (attualmente megadirettoregenerale degli uffici dello stesso assessorato) che l’estate scorsa ha fatto un clamoroso mea culpa.

Ancor di più do ragione a Moncada quando afferma che il recente Piano Energetico Regionale Siciliano altro non è che un grande bluff.

E’ verissimo: non dimenticherò mai quando a Palermo fu invitato Jeremy Rifkin per mettere il suo cappello su tale piano senza che lo abbia nemmeno letto.

Se lo avesse letto avrebbe scoperto che di rinnovabile in quel piano c’è poco o nulla.

Per scrupolo ho inviato tempo fa una mail a Rifkin in persona (che di mestiere campa di consulenze, conferenze e strette di mano) per aver notizia sui reali rapporti tra lui e la Regione siciliana.


Lombardo afferma che Rifkin sia un suo consulente personale ma non mi risulta alcuna delibera o atto in cui si decida tale consulenza e se ne fissino i costi-rimborsi spese.

Devo essere onesto, non ho cercato più di tanto. Ma devo essere altrettanto onesto: Rifkin non mi ha mai risposto…

In chiusura: volete avere veramente idea di cosa ci sia scritto in quel piano energetico?

Io ho intervistato i due autori. L’intervista è lunga, ma ve la consiglio caldamente perchè vi toglierà ogni dubbio su cosa sia, oggi, e cosa sarà, in futuro, il comparto dell’energia in Sicilia.

Buona visione.



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