tag:blogger.com,1999:blog-62615971151110004942024-03-14T04:15:21.088+01:00cip6quando le buone idee vanno in fumoAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comBlogger444125tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-6694114944508346892013-12-27T19:11:00.000+01:002017-12-27T19:11:43.735+01:00Blog sulle piante da internoHo aperto un nuovo <a href="https://mypersonaljungle.it/">blog dedicato alle piante da interno: My Personal Jungle</a><br />
<br />
Visitatelo e fatemi sapere che ve ne pare!Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-92029563895086884182012-06-14T20:49:00.001+02:002012-08-11T16:01:59.035+02:00Edoardo Zanchini, Legambiente: "Nessuna visione italiana per l'energia"<h3 class="tr_bq">
<b>Quinto Conto Energia, decreto rinnovabili, Conto Energia Termico. Tanti dubbi, nessuna strategia</b></h3>
<div style="text-align: center;">
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<div style="text-align: left;">
Che gli incentivi alle rinnovabili, sia il fotovoltaico con il Quinto Conto Energia che le altre elettriche con il decreto rinnovabili, siano uno degli argomenti più scottanti di questo periodo ormai si era capito. I decreti sui nuovi incentivi, che non sono ancora stati approvati dal Governo Monti, hanno scatenato una ridda di proteste da parte delle associazioni ambientaliste, di quelle di categoria, degli enti locali riuniti nella Conferenza unificata Stato-Regioni-Comuni che ha strappato a Corrado Passera qualche non meglio precisata modifica ai testi.</div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
Ho avuto il piacere di parlare di tutto questo con Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente nonché responsabile del settore Energia dell'associazione. Con Zanchini abbiamo fatto il punto della situazione energetica italiana che, come scoprirete leggendo o vedendo l'intervista, è profondamente cambiata negli ultimi anni.</div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
Ma, purtroppo, è cambiata senza aver dietro una precisa strategia energetica nazionale che avrebbe potuto evitare eccessi e contraddizioni. Oggi scopriamo un'Italia potenza del fotovoltaico, piena di centrali termoelettriche dal futuro assolutamente incerto, priva di una visione politica sul risparmio energetico e sulle rinnovabili termiche.</div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
Un'Italia che vorrebbe diventare un piccolo Texas dando il via libera alle trivelle sul suolo e nei mari nazionali, senza però sapere realmente quanto sia il petrolio e il gas che potrebbe estrarre. Tutto questo mentre le bollette salgono e non si sa perché. Anzi sì...</div>
<div style="text-align: left;">
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<h3>
<i>1) Quinto Conto Energia, a pochissimi mesi da quarto, ce n'era bisogno? </i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
C'era bisogno di un intervento perchè l'anno prossimo termina il Quarto Conto.
Bisognava evitare gli errori che in questi anni hanno portato ad uno sviluppo enorme
del fotovoltaico: c'era la possibilità di guadagnare molti soldi, ad esempio con il
Salva Alcoa che ha permesso di beneficiare di incentivi molto vantaggiosi in un
determinato periodo dell'anno scorso. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Il problema è che il governo è intervenuto sulla spinta di una serie di critiche
derivanti dall'impatto in bolletta degli incentivi e ha deciso di creare per il
futuro tutta una serie di barriere per lo sviluppo del solare fotovoltaico. Quindi
si è andati oltre quello che ci si immaginava. </blockquote>
<br />
<h3>
<i> 2) E invece per le altre rinnovabili? E' una situazione diversa: cosa servirebbe per queste fonti di energia? </i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Per le altre rinnovabili c'erano i Certificati Verdi, per la parte elettrica, ma lo scorso
hanno il Parlamento è intervenuto per cambiare le norme sugli incentivi. Che poi però non sono
state mai attuate perché mancavano i decreti attuativi. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Sono arrivati ora per la
parte elettrica, mancano ancora per la parte termica.
Sono due anni che si sente parlare dell'importanza delle rinnovabili termiche e che
si dice che non si devono incentivare solo le elettriche (per primo lo dice il
ministro Passera). Ma il primo provvedimento che ha fatto è il decreto sulle
rinnovabili elettriche, che introduce molta burocrazia, e niente per le rinnovabili
termiche: neanche una bozza. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Riguardo alle elettriche, già il decreto Romani prevedeva di passare da un sistema
di certificati verdi che è un sistema di mercato che ha permesso negli scorsi anni
di creare impianti eolici, a biomassa, idroelettrici con criteri di mercato, a un
sistema che viene regolato dalle aste. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
In più si passa da un incentivo che trova le risorse dal mercato, con degli obblighi
per i distributori di energia elettrica che ha dei vincoli (l'obbligo di acquisto dei
certificati verdi per chi produce o importa energia elettrica non rinnovabile, ndr) ad un meccanismo che è pagato cioè da tutti noi in bolletta. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Allora il Governo che fa per evitare che ci sia un peso eccessivo sulle bollette?
Dice che ci sono dei limiti annui di potenza e, oltre ad introdurre le aste, impone
come per il fotovoltaico dei registri. Che sono un modo con cui tu, sostanzialmente,
prendi un biglietto e ti metti in fila per ottenere l'incentivo.</blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Questo sistema, che riguarda sia il fotovoltaico che tutte le altre fonti
rinnovabili, è stato criticato dalla Commissione europea perché non offre nessuna
certezza. Mentre prima tu avevi la certezza di realizzare un investimento (per il
fotovoltaico attraverso il Conto Energia con cui sapevi la tariffa che prendevi e
per le altre fonti con i Certificati Verdi) ora non è più così: tu prendi il biglietto,
realizzi l'impianto e devi sperare di riuscire a prendere l'incentivo. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Se non ci
riesci scali all'anno dopo.
Ed è per questo che è criticabile, anche perché i tetti annui per ogni fonte
rinnovabile sono bassi. </blockquote>
<br />
<h3>
<i>3) Quindi in pratica tutto il lato burocratico va migliorato? E' solo una questione di
soldi o di meccanismo e andava meglio prima, con gli incentivi dati a tutti?</i> </h3>
<blockquote class="tr_bq">
Per farla semplice: c'è un unico paese in cui il sistema degli incentivi funziona,
ed è il paese che sta investendo di più in rinnovabili. Questo paese è la Germania e
ha un sistema trasparente: per tutte le fonti rinnovabili vale il Conto Energia. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Cioè: se io ho un impianto e lo metto in funzione ho la certezza che avrò la stessa
tariffa per vent'anni. Queste tariffe vengono riviste ogni sei mesi-un anno, ma ho la certezza se faccio un
impianto di sapere quanto prenderò. Gli incentivi vengono ridotti in funzione sia
degli investimenti che vengono fatti sia dell'innovazione tecnologica che abbassa i
costi degli impianti. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Questo sistema è il più trasparente e il più efficace. Magari
in Italia avrebbe portato per il fotovoltaico a ridurre di molto gli incentivi, che
sono molto generosi.
Invece cosa abbiamo fatto noi? Abbiamo creato un sistema molto barocco in cui tu hai
un incentivo molto più alto di quello tedesco, ma non hai nessuna certezza di
ottenerlo. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
E' come se prendessi un biglietto della lotteria: io ci provo, e ci sono
molti altri che ci provano insieme a me, se mi va bene io prendo gli incentivi
altrimenti rinvio di un anno e mezzo.
E' chiaro, però, che se io realizzo un investimento da ventimila euro (una famiglia
che si fa il fotovoltaico sul tetto di casa, o un'impresa) e poi rinvio tutto a un
anno e mezzo, e non sono sicuro dell'incentivo, con la banca l'accordo non lo troverò
mai.
Se i soldi non ce li ho nessuna banca me li presterà mai perché non c'è garanzia che io prenderò l'incentivo. </blockquote>
<br />
<h3>
<i>4) A quanto pare il fotovoltaico sta modificando il mercato dell'energia, sottraendo i
guadagni alle centrali termoelettriche che devono stare ferme per buona parte della
giornata. E' reale questo scenario? </i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Indubbiamente c'è un enorme cambiamento in corso nella generazione elettrica. I
grandi guadagni sull'energia elettrica in Italia si sono sempre fatti nelle ore di
maggior domanda, che sono tra le 11 e le tre del pomeriggio. Un momento della
giornata in cui tutte le centrali lavoravano perché c'era una grande richiesta di
energia.<br />
<br />
Il fotovoltaico produce soprattutto tra le 11 e le tre, se lo sommiamo alla
produzione che viene da eolico, idroelettrico, biomassa etc... c'è una grossa fetta
della domanda che viene soddisfatta dalle fonti rinnovabili. Che sono quasi
gratuite, nel senso che prendono già l'incentivo e quindi possono vendere ad un
prezzo pari a zero. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Ma qual'è l'effetto paradossale? Che vengono tagliati fuori gli impianti a gas, che
sono quelli più efficienti, perché sono più costosi rispetto a quelli ad esempio a
carbone, che sono più inquinanti. Le centrali a gas sono molto più recenti e devono
ancora smaltire il project financing con il quale sono state costruite. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Tutti vendono un po' meno e si accusa il fotovoltaico di non far funzionare le
centrali a gas. Quando in realtà in un paese normale si direbbe: "fortuna che c'è il
fotovoltaico, che ci fa ridurre il costo dell'energia". </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Perché sulla borsa elettrica
a mezzogiorno si è ridotto il costo, ma la sera aumenta.
E' una cosa che non ha senso dal punto di vista dell'economia di mercato perché la
domanda è più bassa, ma è evidente che le aziende elettriche si rifanno dei mancati
guadagni di mezzogiorno. Su tutto questo noi chiediamo all'Authority di vigilare
perché probabilmente c'è un cartello in corso tra le imprese. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Quello che si dovrebbe garantire è che, da un lato, il risparmio ci sia realmente e
che, dall'altro, tutto questo si cominci a vedere in bolletta. Hanno fatto tante
accuse al fotovoltaico, ora i vantaggi ci sono e li vorremmo vedere anche per i
cittadini e le aziende. </blockquote>
<br />
<h3>
<i> 5) A questo punto mi tocca una domanda: l'Italia ce l'ha o non ce l'ha una strategia
energetica nazionale?</i> </h3>
<blockquote class="tr_bq">
La risposta è molto semplice: no. Abbiamo la curiosa situazione per cui siamo
riusciti a realizzare, senza rendercene conto, una enorme trasformazione. Oggi siamo
in una situazione assolutamente impensabile dieci anni fa. In negativo, perché con
la crisi economica si sono ridotti i consumi per cui da cinque anni è fermo il
consumo elettrico (e anche quello energetico in generale). </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Nel frattempo c'è stato
un boom delle rinnovabili che è un vantaggio enorme per un paese che importa quasi
tutta la sua energia.
Il problema è che abbiamo pensato, come paese, che realizzando tante
centrali termoelettriche si sarebbe finalmente creata la concorrenza e si sarebbero ridotti i
prezzi. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Oggi siamo al paradosso: abbiamo un parco installato di centomila MegaWatt
per la parte termoelettrica, siamo a quasi 40mila per le rinnovabili, e la domanda
non è mai arrivata a 50mila MegaWatt.
Il che vuol dire che tante centrali rimangono ferme per tante ore del giorno e però
si accusa di tutto questo le rinnovabili. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Quello che si dovrebbe fare è: primo, continuare nello sviluppo delle rinnovabili,
secondo aiutare le famiglie a risparmiare (oggi non c'è nessuna politica per far
pagare meno alle famiglie le bollette, sia quella elettrica che quella termica), e
terzo dare una prospettiva a questo enorme parco centrali che abbiamo affinché sia
più efficiente e abbia minori emissioni di CO2. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Quello che diciamo noi come Legambiente è: facciamo un sistema per cui le centrali
che devono comunque rimanere in piedi per mantenere il sistema (perché le rinnovabili
ci sono solo certe ore e certi mesi di più) ci rimangano, ma premiamo quelle che emettono meno
CO2. Quindi quelle a gas. </blockquote>
<br />
<h3>
<i>6) A questo punto una opzione potrebbe essere quella di chiudere qualche centrale
termoelettrica. Gira voce che Edipower abbia intenzione di chiudere due impianti,
forse quello di Milazzo e quello di Brindisi. Girano voci simili anche per altre
compagnie che hanno impianti molto vecchi e molto contestati. In Germania iniziano a
parlare di incentivi alla chiusura degli impianti, perché hanno esattamente lo
stesso problema nostro. Tutto questo è credibile e fattibile in Italia? </i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Al momento non c'è nessuna visione di come nell'interesse pubblico si possa
accompagnare questo processo. Sicuramente avverrà spontaneamente. Facciamo l'esempio
della Sicilia: il giorno di Pasquetta all'ora di picco il 100% è stato prodotto
dalle rinnovabili, solare ed eolico. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Questo fenomeno si avrà sempre di più andando verso l'estate, è chiaro che molte
centrali se non producono almeno una certa quantità di energia escono fuori dal
mercato. Per cui verranno chiuse, ma spontaneamente dalle aziende.
Il problema è che tutto questo andrebbe quanto meno accompagnato, per evitare che si
chiudano le centrali a ciclo combinato a gas che sono le più efficienti. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Non è un
mistero che molti dei grandi gruppi energetici italiani siano in difficoltà e che
c'è il rischio che chiudano alcune delle centrali più efficienti visto il sistema
che è completamente sregolato e senza nessuna visione.
Magari teniamo in piedi le centrali a carbone come Civitavecchia e chiudiamo quelle
a ciclo combinato. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Non avrebbe senso, anche perché il guadagno che le aziende
avrebbero dal passare al carbone non si vedrebbe in bolletta. Perché per come è fatta la
borsa elettrica tutti vendono al prezzo che si forma sul mercato. E quindi anche chi
produce col carbone, e spende due lire, poi si fa un sacco di soldi. </blockquote>
<br />
<h3>
<i>7) Per il risparmio energetico e le rinnovabili termiche, invece, attualmente manca
quasi del tutto un quadro di incentivi e un quadro normativo che ne regoli lo
sviluppo. E a dire il vero gli italiani neanche ne sanno tanto ancora..</i>. </h3>
<blockquote class="tr_bq">
Tra l'altro c'è molta ipocrisia quando si parla delle bollette perché per una
famiglia media italiana l'incidenza del riscaldamento domestico e dell'acqua
calda sanitaria è molto più alta di quella dei consumi elettrici.
Mediamente una famiglia italiana spende mille euro l'anno (meno al sud, di più al
nord) per il riscaldamento, in alcuni casi anche quattro volte quanto spendono per
la bolletta elettrica. E non c'è nessuna politica per cambiare questa situazione. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
L'unica cosa che si è fatta in questi anni sono le detrazioni Irpef del 55% per
l'acquisto di una caldaia a condensazione, di un pannello solare termico etc...
Questo 55% è in continua discussione, ogni anno potrebbe essere abolito, si pensava
che i decreti attuativi del decreto Romani avrebbero introdotto degli interventi in
merito. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Addirittura una sorta di conto energia termico, cioè la possibilità di riconoscere
in bolletta il risparmio energetico. Il problema è che di tutto questo non c'è più
traccia: erano girate sei mesi fa delle bozze di decreti che sono sparite.
L'ultima ipotesi che gira è che questo sistema ci sarà ma varrà solo per il
pubblico: i palazzi dei Comuni, gli ospedali, etc... </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Il pubblico è un pezzo del
discorso ma non si può pensare che cambi qualcosa solo con le detrazioni del 55%.
Faccio un esempio: per beneficiare del 55% bisogna avere dei redditi da detrarre. Un
pensionato come fa a detrarre il costo di una caldaia? Semplicemente non la cambia. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Bisogna pensare a interventi più efficienti, come fanno in Germania dove ti
permettono di avere uno sconto se tu da un anno all'altro riduci i tuoi consumi
elettrici e termici.
E quindi tu sei incentivato a fare attenzione ai consumi, sei premiato. E' chiaro
che bisogna andare in questa direzione perché qui sta una grossa possibilità di
riqualificazione del patrimonio edilizio in cui viviamo. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Bisogna incentivare ad
esempio i cosiddetti cappotti termici che isolano meglio l'edificio.</blockquote>
<br />
<h3>
<i>8) Che però costano parecchio!</i> </h3>
<blockquote class="tr_bq">
Costano parecchio e non godono della detrazione del 55%. Quindi bisogna inventarsi
interventi diversi perché aiuterebbe anche l'edilizia, che è un settore in profonda
crisi nel nostro paese. E in più i provvedimenti sulla parte termica sono quelli che
per primi aiuterebbero le famiglie perché darebbero direttamente un guadagno
tramite il risparmio annuo. </blockquote>
<h3>
<i>9) Ultima e chiudiamo, una cosa accomuna questo governo con il precedente in fatto di
energia: la passione per il petrolio e il gas nazionali. Il ministro Romani e il
sottosegretario Saglia, nello scorso Governo, il ministro Passera, adesso, spingono
tutti per aumentare le trivellazioni sul suolo italiano e dicono che si potrebbe
coprire il 20% del consumo nazionale di idrocarburi e si possono creare 25 mila
posti di lavoro.
Il 30 maggio in Commissione Industria al Senato il Commissario dell'ENEA Lelli ha
detto che nella migliore delle ipotesi si arriva al 12-14% del consumo nazionale. A
questo punto ne varrebbe la pena?
</i></h3>
<blockquote>
Secondo noi no. Il Governo si è inventato la sfida di sostituire una parte dei
consumi di idrocarburi del nostro paese con idrocarburi nazionali. Senza però un
cambiamento che ci permetta di ridurre il consumo di idrocarburi. </blockquote>
<blockquote>
Non c'è una politica in questo senso, nessuna politica di risparmio ed efficienza a
livello nazionale. E in più non ci aiutano neanche le direttive europee perché, mentre per le rinnovabili abbiamo le direttive al 2020, non c'è ancora una direttiva
vincolante sull'efficienza energetica. Forse verrà approvata quest'anno. </blockquote>
<blockquote>
E quindi
non c'è nessuna visione per il nostro paese che ha visto aumentare così tanto le
bollette proprio perché dipende dall'estero per gli approvvigionamenti. </blockquote>
<blockquote>
L'aumento delle bollette di questi anni dipende in maniera perfetta dall'aumento del
prezzo del petrolio, siamo in balia degli eventi internazionali. Poi c'è il
contributo per il fotovoltaico ma è insignificante. </blockquote>
<blockquote>
L'idea Passera, del precedente Governo e di quasi tutti quelli degli ultimi dieci
anni è quella di ricorrere agli idrocarburi nazionali. Qui c'è un problema di
visione energetica del paese, e noi pensiamo che bisogna affrancarsi dagli
idrocarburi il più possibile. </blockquote>
<blockquote>
E poi c'è una questione di visione rispetto alle proprie risorse: in questo momento
in Italia si stanno trivellando migliaia di barili di petrolio ogni giorno, ad
esempio in Basilicata, si stanno facendo delle esplorazioni in altre parti d'Italia.
Se pure si riuscisse a dare il via libera ad altre trivellazioni ci sarebbe un
problema di quantità.
Perché si arriverebbe nella migliore delle ipotesi al 10-12% ma non per trent'anni,
per cinque. Poi tutto ritornerebbe come prima per cui il gioco non vale la candela. </blockquote>
<blockquote>
La domanda è: questo porterebbe un vanaggio in bolletta? Siccome sono "idrocarburi
tipici italiani" si risparmierebbe? No, perché sarebbero venduti esattamente allo
stesso prezzo.
L'unico vantaggio che ci sarebbe, come succede in Basilicata, sarebbe quello di
ricevere qualche royalties per il petrolio. </blockquote>
<blockquote>
Come è noto le royalties italiane sono
minori da quelle pagate da ENI e dalle altre fuori dal nostro paese. Non c'è nessun
interesse generale a coltivare i nostri idrocarburi. C'è un altro interesse: ridurre
il consumo di petrolio, gas e carbone.</blockquote>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-84432796356941174812012-06-05T15:46:00.003+02:002012-08-11T16:05:54.685+02:00L'Alto Adige in estate: turismo sostenibile, salute e natura<h3>
Turismo eco sostenibile, in Italia</h3>
Nei giorni scorsi sono stato invitato dalla <b>Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige</b> a passare il fine settimana in <b>Val di Funes</b>, a ridosso del <b>Parco Naturale di Puez-Odle</b> (trovate tutte le info sul parco <a href="http://goo.gl/JqTuJ" target="_blank">qui</a>).
Devo ammettere che è stata una esperienza meravigliosa: lunghissime camminate in mezzo ai boschi, con il rumore dei ruscelli costantemente nelle orecchie e l'aria pulitissima nei polmoni.<br />
<br />
Per non parlare dell'ospitalità degli altoatesini, popolo fiero e orgoglioso ma sempre pronto a far festa con un ottimo bicchiere di vino da abbinare agli immancabili canederli.
Ma di cibo altoatesino vi parlerò a breve, con un altro album fotografico dedicato alle bontà di questo territorio.<br />
<br />
Per ora godetevi le bellezze naturalistiche e, mi raccomando, se vedendo queste foto riuscirete anche solo ad intuire quanto è bello l'Alto Adige in estate allora condividetele: è bene ed è giusto che questa splendida parte d'Italia sia <b>frequentata dai turisti anche quando non c'è neve</b>.
<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="font-family: arial,sans-serif; font-size: 13px; width: 600px;">
<div>
<div style="text-align: center;">
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</div>
</div>
<span style="float: left; text-align: center;"><a href="https://picasaweb.google.com/102347246990307927845/AltoAdigeSudTirolValleIsarcoValDiFunesParcoNaturaleDiPuezOdle?authuser=0&feat=flashalbum" style="color: #3964c2;">Visualizza tutte</a></span><br />
<div style="text-align: right;">
<div style="text-align: center;">
<a href="http://picasaweb.google.com/lh/getEmbed?feat=flashalbum" style="color: #3964c2;">Richiedi il tuo</a></div>
</div>
<br />
<h3>
</h3>
<h3>
Suoni e colori dell'Alto Adige</h3>
Oltre alle foto ho girato anche due brevi video. Il primo a <a href="http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CGoQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.funes.eu%2Fit%2Fdefault.asp&ei=cBHOT_qiJOXO4QSU2MjNDA&usg=AFQjCNHjn3QstLeYV2evfAMTDTwDgc7pIw&sig2=s0C8VaU4Mcl08hGnVku3rw" target="_blank">Funes</a>, piccolo Comune diviso in diverse frazioni nel quale alloggiavo. E' incredibile come la vita scorra lentamente ai piedi delle Dolomiti e come il suono dell'acqua sia ovunque.<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
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<br />
<h3>
Le bellezze del Parco naturale di Puez-Odle</h3>
Il secondo video l'ho girato in quota, tra i 1700 metri e i 2000 metri sul livello del mare. Una scarpinata incredibile, bellissima ma a dire il vero faticosa (la piaga sul mio tallone destro lo conferma). Alla guida della spedizione, lungo il sentiero Adolf Munkel c'era la guida naturalistica Walther Dorfmann (70 anni!!! arrivassi io a 35 anni come è lui adesso...).<br />
<br />
Partenza Malga Zannes, tour delle malghe a piedi, pranzo in quota alla Malga Gschnagenhardt e rientro a piedi a Malga Zannes. Indimenticabile...<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com0Comune di Funes, Frazione San Pietro, 11, 39040 Funes BZ, Italia46.6421687 11.68064446.631267199999996 11.660903 46.6530702 11.700384999999999tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-92183530742093249052012-05-25T11:55:00.001+02:002012-08-11T16:10:08.755+02:00Gli shopper compostabili EN13432 e quelli oxobiodegradabili possono convivere?<h3>
Shopper biodegradabili, come la pensa Asso EcoPlast</h3>
<div>
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
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<br />
La settimana scorsa ho parlato di <a href="http://cip6.blogspot.it/2012/05/plastiche-biodegradabili-compostabili.html" target="_blank"><b>plastica biodegradabile e di plastica compostabile con Francesco degli Innocenti</b></a>, responsabile Ecologia dei prodotti di Novamont. Una lunga ma interessante intervista dalla quale è emerso che:<br />
<br />
<ol>
<li>L'attuale legge prevede che in negozio si possano vendere solo shopper in plastica compostabile conforme allo standard EN13432, che prevede che la plastica inviata al centro di compostaggio si biodegradi in anidride carbonica (per almeno il 90% del peso totale del sacchetto) in non più di sei mesi</li>
<li>In alternativa si possono vendere sacchetti di plastica tradizionale, ma solo se sono molto spessi: almeno 100 micron se devono contenere prodotti non alimentari, almeno 200 micron se sono destinati agli alimenti</li>
<li>La plastica "oxobiodegradabile", cioè quella tradizionale con gli additivi che velocizzano la biodegradazione, non è consentita e non è considerata compostabile perché non rispetta lo standard EN13432</li>
<li>Anche la plastica compostabile contiene circa il 30-40% di prodotti di raffineria derivati dagli idrocarburi, ma questa quota si degrada comunque entro i sei mesi previsti dallo standard</li>
<li>Il vero compostaggio, quello realmente efficiente, si ottiene solo negli impianti di compostaggio comunali o provinciali. Nelle compostiere domestiche la biodegradazione dei sacchetti compostabili è molto più lenta</li>
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Dopo aver pubblicato quell'intervista ho ricevuto una richiesta di replica da parte di <a href="http://www.assecoplast.org/" target="_blank"><b>Asso EcoPlast</b></a>, che è l'associazione di categoria che riunisce i produttori di <b>plastica oxobiodegradabile</b>, quella tagliata fuori dal mercato dal decreto del marzo scorso.</div>
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Più che di replica, in realtà, dovremmo parlare di ulteriori chiarimenti perché la precedente intervista era formalmente corretta ma incentrata solo su un prodotto: il sacchetto compostabile "scelto" dal Governo come l'unico utilizzabile. Asso EcoPlast, invece, si batte affinché siano permessi anche i sacchetti oxobiodegradabili. Seppur con fini e scopi diversi da quelli compostabili.</div>
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Di questo ho parlato ieri con <b>Claudio Maestrini</b>, presidente di Asso EcoPlast. Con Maestrini ho parlato, prima di tutto, della risposta del Ministero dell'Ambiente all'<a href="http://www.francescoferrante.it/?p=1494" rel="nofollow" target="_blank"><b>interrogazione parlamentare del senatore del PD Francesco Ferrante sugli shopperini</b></a>. Ferrante chiedeva un parere al Governo sul comportamento di <b>UnionPlast</b> (associazione di Confindustria dei produttori di plastica tradizionale, non oxobiodegradabile né compostabile) che ai suoi associati aveva riferito che anche i sacchetti in normale plastica erano a norma di legge, purché fossero prodotti con una buona percentuale di plastica riciclata.</div>
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Da qui siamo partiti, io e Maestrini, per analizzare tutta la questione bioplastiche. Il video dell'intervista è quello che apre questo post, di seguito una traduzione quasi integrale del nostro discorso.<br />
<a name='more'></a></div>
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<h3>
<i>1) Cosa c'è che non va nell'impostazione del decreto?</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Cominciamo col dire che il decreto così com'è dice che oggi va bene la plastica En13432, ma poi fa riferimento a un decreto di carattere non regolamentare che dovrà essere promulgato entro dicembre che potrebbe dare la possibilità di usare anche altri tipi di imballaggi. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Rispondendo all'interrogazione di Ferrante il Ministero non ha aggiunto nulla: oggi il decreto dice che va bene la plastica En13432 e tutto il resto è rimandato ad una ulteriore valutazione. Unionplast, poi, sostiene una interpretazione un po' diversa dalla nostra, cioè quella che se introduciamo una piccola percentuale di plastica riciclata alla plastica normale il risultato è conforme al decreto. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Questa è una posizione che noi non abbiamo mai sostenuto né condiviso.</blockquote>
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<h3>
<i>2) Qual'è allora la vostra posizione?</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Noi riconosciamo che il decreto ha individuato nella En13432 una tipologia di plastica che oggi va bene, ma riteniamo che la nostra attività svolta nelle settimane precedenti l'approvazione del decreto abbia portato a riconsiderare la vicenda. E quindi che ci sia uno spazio nel prossimo decreto non regolamentare per valutare anche altre opzioni. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
I nostri sforzi adesso vanno nella direzione di portare a conoscenza delle istituzioni, dei cittadini, dei consumatori che la plastica oxobiodegradabile è una alternativa complementare alla bioplastica. Noi non diciamo che è migliore in assoluto, diciamo che in determinate applicazioni è una alternativa più vantaggiosa. Non esiste il materiale perfetto, dipende dal contesto.</blockquote>
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<h3>
<i>3) Ad esempio, la plastica oxobiodegradabile per cosa sarebbe meglio e più indicata?</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Le associazioni ambientaliste hanno sollevato giustamente il problema dell'accumulo della plastica nell'ambiente. C'è un vortice di plastica nel pacifico, c'è l'intrappolamento dei piccoli animali, la sottrazione luminosa, ci sono tutta una serie di problemi che sono legati all'accumulo del rifiuto plastico. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
C'è un problema di educazione del consumatore, ma anche un problema sistemico: il rifiuto plastico a volte finisce nell'ambiente. La plastica normale purtroppo è estremamente persistente e un sacchetto o una bottiglia possono durare nell'ambiente qualche decina d'anni, se non secoli. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
La plastica oxobiodegradabile è riciclabile, riutilizzabile e con tutte le caratteristiche della plastica normale. Ma se, incautamente, accidentalmente o per qualunque altra ragione finisce nell'ambiente, invece di persistere nell'ambiente viene degradata nel giro di poco tempo. Siamo un po' nella condizione dell'airbag. Speriamo di non usarli mai, ma se disgraziatamente ci dovesse servire siamo contenti di averlo. La plastica oxobiodegradabile a fronte di un investimento estremamente ridotto consente alla plastica di avere tutte le caratteristiche tradizionali e, in più, se finisce nell'ambiente si biodegrada.<br />
Attenzione: non si frantuma, si biodegrada e viene assimilata da microorganismi e funghi e diventa anidride carbonica e biomassa.</blockquote>
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<b><i>4) Però c'è un famoso video di un sacchetto di plastica oxobiodegradabile con additivi "d2W" che ci mette almeno 18 mesi prima di iniziare a biodegradarsi e, alla fine, restano un sacco di pezzettini di plastica, come dei coriandoli</i></b></div>
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<div style="text-align: center;">
<object height="309" width="550"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/J1Ybd9o7Vs4?version=3&hl=it_IT&rel=0">
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<blockquote class="tr_bq">
La plastica oxobiodegradabile, prima, subisce una riduzione del peso molecolare di tipo chimico-fisico e dopo c'è la digestione batterica. La tecnologia oggi a disposizione permette che la plastica oxo abbia un tempo in cui non succede nulla. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Infatti la plastica del video è ingegnerizzata per rimanere intatta per 18 mesi così io posso usarla e riusarla per un periodo congruo. E posso anche riciclarla. Tra l'altro questo periodo io lo posso variare. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Dopo di che lei vede una successiva fase di frantumazione. Nel video si vede il sacchetto in un ambiente quasi sterile, non ci sono i batteri. Sarebbe come se prendessimo un sacco di plastica compostabile e non lo mettessimo nel compostaggio. Quel video serve a dimostrare solo la prima fase: la plastica viene trasformata in qualcos'altro, del tutto simile ad un rifiuto organico come un pezzo di legno o una buccia di banana, che è digeribile dai batteri. Ma l'aggressione batterica non è mostrata nel video. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Oggi ci sono studi approfonditi fatti dall'Università di Pisa, altri fatti in Inghilterra, in Francia e in Svezia che dimostrano che la plastica oxobiodegradabile è realmente biodegradabile. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
La sua perplessità la comprendo: vent'anni fa circolava un additivo che si chiamava EcoStar che era in realtà un frantumante. Ma in questi vent'anni la situazione è cambiata e i nostri prodotti non sono così.</blockquote>
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<h3>
<i>5) Sul vostro sito di studio ne ho trovato uno, inglese, che prende in considerazione tutto il ciclo di vita (dalla culla alla tomba) della plastica normale, di quella oxobiodegradabile, di quella compostabile En13432. Se andiamo a vedere quanta energia si consuma e quanti rifiuti si producono per fabbricare 1000 sacchetti per ogni tipo di plastica, scopriamo che per fare quella compostabile ci vuole quasi il triplo dell'energia rispetto a quella oxobiodegradabile che, al contrario, produce quasi il 450% di rifiuti in fase di produzione...</i></h3>
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<blockquote class="tr_bq">
Conosco abbastanza bene questo studio, che non è perfetto. Si parla soprattutto di rifiuti di produzione: pezzi scartati, ritagli delle maniglie etc etc... Queste parti vengono già riciclate all'interno del processo di trasformazione. Il produttore riutilizza fino all'ultimo grammo i rifiuti di produzione. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Per quanto riguarda il consumo energetico, questo studio fa riferimento al mercato inglese e dice che il sacchetto compostabile fa tutto un giro fino in Norvegia per essere trasformato. Ma se prendiamo il sacchetto tradizionale, viene addirittura dal far east. Quindi con un consumo energetico per il trasporto ancora maggiore. Questo perché in Inghilterra non ci sono sotanzialmente produttori locali. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
-Anche per quanto riguarda le potenziali emissioni di gas serra di ogni tipo di plastica questo studio ha dei forti limiti. Per esempio prende in considerazione il metano e il percolato della plastica compostabile quando finisce in discarica. Solo che la plastica compostabile in discarica non ci deve finire, per legge. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Ma non solo, ci sono altri limiti. Ad esempio lo studio non considera che la componente vegetale della plastica compostabile sottrae CO2 durante la fase di crescita, come tutte le biomasse. Abbiamo già segnalato queste incongruenze agli autori dello studio. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Però la sua domanda è interessante perché uno pensa che la plastica En13432 quando finisce all'impianto di compostaggio non crea problemi. Incrociando i dati di Novamont e del Consorzio Italiano Compostaggio sul fabbisongo di plastica compostabile e quelli sulla reale quantità di sacchetti di plastica compostabile venduta l'anno scorso in Italia risulta che almeno 50mila tonnellate di questi sacchetti non sono finiti nel compostaggio.<br />
Perché, purtroppo, il compostaggio in Italia non è geograficamente distribuito in maniera uniforme e non è così diffuso. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
La bioplastica compostabile va benissimo, la nostra è una posizione laica, ma deve finire nel compostaggio perché è un prodotto pregiato e costoso e perché se non finisce nel compostaggio rischia di avere un effetto ambientale non positivo.</blockquote>
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<i>6) Cioè? A quale effetto negativo si riferisce?</i></h3>
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<blockquote class="tr_bq">
Già oggi la plastica compostabile presente sul mercato supera le reali necessità di contenimento della frazione umida dei rifiuti urbani.</blockquote>
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<h3>
<i>7) E qual'è il problema? Essendo essa stessa compostabile la possiamo inserire all'interno dell'umido e mandarla al compostaggio come se fosse un rifiuto, in caso avessimo qualche sacchetto di troppo al ritorno dal supermercato... </i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Non è così semplice, qui c'è un problema tecnico. Il carbonio, nella plastica compostabile, si trova in uno stato di ossidazione che è zero o superiore mentre nei rifiuti umidi è in uno stato di ossidazione di -2. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Per fargliela breve: quando la plastica compostabile finisce nel compostaggio non contribuisce alla qualità del compost, anzi va tutta in CO2. Tant'è che la norma En13432 prevede che questi sacchetti diventino CO2 al 90% in sei mesi. Conversione in CO2 vuol dire che c'è una combustione, tant'è che la plastica En13432 nel compostaggio si bioincenerisce e produce CO2. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
E nel frattempo ho un problema di inaridimento del compostaggio, quindi la tendenza a riempire il compostaggio di bioplastica non ha senso, né dal punto di vista economico né per i compostatori. Poi c'è il problema che in molti centri di compostaggio i rifiuti, all'ingresso, passano dal rompi sacchi perché ancora arriva molto umido contenuto in sacchetti non compostabili. Quindi spesso anche i sacchetti compostabili vengono scartati e mandati in discarica. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Quello che noi diciamo in maniera pacata è che, rispetto a quando è stata fatta la prima legge in merito nel 2006, le cose sono cambiate. A livello sociale, economico, tecnico. C'è il progetto della bioraffineria in Sardegna. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Ci sono una serie di cose che noi comprendiamo, però diciamo: vediamo di sederci tutti intorno ad un tavolo, di abbassare i toni della polemica per cui da una parte ci sono i paladini del compostaggio e dall'altra ci siamo noi che veniamo dipinti come dei pagliacci o dei furbacchioni che non vedono l'ora di strozzare il delfino nel sacchetto di plastica.<br />
Bisognerebbe riaprire il discorso. Se l'Italia decide che la bioplastica e il suo campione nazionale sono un asset strategico, va benissimo: il Governo può sovvenzionare la ricerca, può chiedere di utilizzare biomateriali di risulta invece che l'amido di mais come gli scarti del mais o la pula di riso. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Ma che il Governo si muova a spese delle aziende e dei consumatori e improvvisamente dica che un prodotto va bene e tutti gli altri sono da bandire, questo ci vede in profondo disaccordo.</blockquote>
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<b>-------------------------</b><br />
<b>N.B. sulla questione del bioincenerimento e della combustione della plastica compostabile, <a href="https://plus.google.com/102347246990307927845/posts/D2hFDbhFLDd" target="_blank">commentando un mio post su Google Plus, Francesco Degli Innocenti smentisce</a> le affermazioni di Maestrini: </b><br />
<blockquote class="tr_bq">
Una nota veloce su una questione....La storia che i materiali compostabili "bruciano" nel compost come un "carburante" è "evocativa" ma non ha basi scientifiche. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Anche la cellulosa "brucia"... Quindi il messaggio implicito è: teniamo la cellulosa lontano dal compost?? Infatti la cellulosa nel test di laboratorio ha una biodegradazione più veloce addirittura delle plastiche compostabili... </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Quindi?? La cellulosa fa male al compost?? No ovviamente. Nessun esperto di compost puo' supportare questa affermazione....Ergo, se questa affermazione non è vera, allora la cosa non è vera neppure per i materiali EN 13432. Il termine "compost" deriva da "composito" che si riferisce alla necessità di mescolare rifiuti di differente natura per raggiungere un giusto equilibrio.</blockquote>
<b>Naturalmente lascio a chimici e fisici la questione, non spetta di certo a me dire chi abbia ragione...</b><br />
<b>-------------------------</b>
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<b><br /></b></div>
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<i>8) E se il Governo un giorno si svegliasse con l'idea di sovvenzionare la riconversione della filiera nazionale della plastica, voi sareste d’accordo?</i></h3>
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<blockquote class="tr_bq">
Ma, guardi, una parte della filiera della plastica si può sicuramente riconvertire. Ma lo shopper, secondo me, non è stata la scelta migliore. Tutti lo chiamano usa e getta, ma io vado ogni sabato a fare la spesa e non l'ho mai gettato. Prima lo usavo due o tre volte e poi ci mettevo la frazione secca dei rifiuti domestici. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Ora cosa succede: non c'è più il vecchio shopper tradizionale ma la gente è costretta a comprare i sacchi neri per la spazzatura perché la frazione secca del rifiuto purtroppo non è sparita col decreto. Il sacco nero, però, non viene prodotto in Italia ma in Vietnam in aziende dove si sfrutta la manodopera minorile. Quando va bene è contaminato, ad esempio con cromati di piombo, a volte è addirittura radioattivo perché proviene da scarti ospedalieri. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Quindi noi cosa abbiamo fatto? Abbiamo dato un calcio nel sedere all'immondo shopper del supermercato e lo abbiamo sostituito con questo sacco nero. La conversione della filiera, ripeto, deve essere una cosa ragionata.Se io sono in spiaggia e mi compro una rivista scarto il cellophane e lo butto nel bidoncino. Poi arriva il vento e il cellophane vola via e finisce nell'ambiente. Perché non farlo biodegradabile con gli additivi?</blockquote>
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<h3>
<i>9) Guardiamo un attimo all'Europa, quali posizioni registrate negli altri paesi sulle plastiche oxobiodegradabili?</i></h3>
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<blockquote class="tr_bq">
In Europa, all'infuori dell'Italia, non c'è nessun paese che abbia delle imposizioni o dei divieti. Ci sono dei paesi che hanno delle incentivazioni, ad esempio nella ex Yugoslavia ha regimi fiscali differenziati per la plastica compostabile, per quella oxobiodegradabile e per quella tradizionale. Una sorta di Eco Tax, con la plastica meno ecocompatibile che paga di più. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
L'unico paese al mondo che ha imposto un divieto, che io sappia, sono gli Emirati Arabi Uniti che hanno vietato tutte le plastiche tranne quelle oxobiodegradabili. Ma noi non vogliamo che venga imposta la plastica oxobiodegradabile in Italia, noi vorremmo un bouquet ragionato in cui vengono offerte delle opzioni sulla base di un dibattito scientificamente sensato e pacato.</blockquote>
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<i>10) Vorrei chiederle un parere sui dati di un recente studio dell'ISPO, secondo il quale da quando è entrato in vigore il nuovo decreto sugli shopper compostabili il 60-80% dei consumatori preferisce portarsi il sacco di plastica spessa da casa invece che comprare quello En13432. E lo riutilizza il più possibile...</i></h3>
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<blockquote class="tr_bq">
Che ci siano nuove abitudini più ecocompatibili va benissimo. Però dobbiamo affrontare due problemi importanti che non sono stati risolti dal decreto sugli shopper compostabili.<br />
Il primo è quello del sacco nero: il legislatore deve affrontare questo problema, il sacco nero dovrebbe essere oxobiodegradabile se è destinato alla discarica. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Il secondo riguarda gli spessori: 100 micron se il sacco non compostabile deve contenere prodotti non alimentari, 200 micron per gli alimenti. Sono le misure imposte dal decreto affinché i sacchi diventino facilmente riutilizzabili. Ma un sacco da 30 micron è più che sufficiente e tranquillamente riutilizzabile: provi a romperlo, ci vuole Hulk. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
In pratica col decreto abbiamo introdotto un consumo eccessivo di materia plastica per tenere fuori dal mercato i sacchetti oxobiodegradabili.</blockquote>
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<i>11) O, forse, l'alto spessore è stato imposto per rendere i sacchetti più cari e più sgraditi ai consumatori. Così ci pensano due volte e se lo portano da casa...</i></h3>
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Ok, accettiamo questo principio. Allora mi spieghi perché non rendiamo quel sacchetto oxobiodegradabile: se finisce nell'ambiente ci vogliono anni prima che si degradi. E non è che il consumatore disattento o maleducato non lo butta, anche se è spesso 300 micron.<br />
Io noto un atteggiamento di ostilità preconcetta nei confronti degli additivi oxobiodegradabili. </blockquote>
<blockquote>
Che mi fanno pensare, ma magari mi sbaglio, che dietro le scelte fatte non ci siano motivi ambientali ma il timore di un concorrente. Siamo sicuri che vogliamo nell'ambiente, per quanto siano pochi, dei sacchetti così spessi che poi non si biodegradano? </blockquote>
<blockquote>
Quando in realtà abbiamo sotto mano una soluzione economica e valida contro l'accumulo dei rifiuti plastici. A fronte di un esame sereno del Governo, se poi ci dicono che i nostri sacchetti non vanno bene siamo daccordo. </blockquote>
<blockquote>
Ma noi questo esame sereno non lo abbiamo mai visto. Una commissione tecnica, uno studio fatto come si deve... ma dov'è?</blockquote>
<h3>
<i>Conclusioni</i></h3>
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Avrete già capito che la questione è realmente complicata e c'è un doppio scontro in atto: il primo dal lato tecnico-scientifico, su quale tipo di plastica sia più sostenibile, e il secondo sul fronte normativo per regolamentare l'uso dell'una e dell'altra plastica. Favorendolo o limitandolo.</div>
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Entrambe le parti hanno a disposizione una mole di studi a loro favore da citare e, probabilmente, ognuno di questi studi avrà anche qualche punto debole...</div>
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Quel che mi interessa far notare della questione bioplastiche è che, da quando è uscito il decreto, effettivamente moltissime persone hanno iniziato a portarsi il sacchetto di plastica riutilizzabile da casa. E questo è un primo passo verso l'abolizione della mentalità dell'usa e getta, che ha fatto disastri negli anni scorsi.</div>
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Riguardo al discorso di Maestrini, invece, voglio mettere in evidenza alcuni punti che riassumono la posizione di Asso Ecoplast per come mi è stata descritta durante l'intervista:</div>
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<li>Asso EcoPlast riconosce che i suoi sacchetti non sono compostabili e non vanno utilizzati nello stesso modo di quelli EN13432</li>
<li>Ritiene che sia sbagliato chiudere le porte ai sacchetti oxobiodegradabili che, al contrario, potrebbero essere utilizzati per altri scopi rispetto al contenimento della spesa. Ad esempio per contenere la frazione secca della raccolta differenziata dei rifiuti</li>
<li>Asso EcoPlast ritiene che sia necessario riaprire il tavolo tecnico sulle bioplastiche, ma partendo dal presupposto che ci può essere spazio sul mercato per entrambi i tipi di imballaggi e sacchetti: sia quelli compostabili EN13432, sia quelli con additivi oxobiodegradabili</li>
</ol>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-63631737962923461342012-05-16T21:32:00.000+02:002012-08-11T16:10:51.032+02:00Plastiche biodegradabili, compostabili, EN 13432<h3>
Un po' di chiarezza sulle plastiche biodegradabili</h3>
<div>
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<object height="309" width="550"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/xQoMT0BrzVo?version=3&hl=en_US&rel=0">
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<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<br />
Le bioplastiche sono uno degli argomenti più interessanti in fatto di sostenibilità ambientale dei prodotti. Hanno un potenziale di diffusione enorme, vista l'onnipresenza della plastica tradizionale nel packaging di oggi e vista la sgradevolissima tendenza all'overpackaging che si è diffusa da qualche anno.<br />
<br />
Negli ultimi mesi, però, parallelamente alla diffusione dell'"argomento bioplastiche" (dovuta alla <a href="http://www.greenstyle.it/buste-biodegradabili-il-senato-approva-la-norma-sui-bio-shopper-8398.html">travagliata approvazione del decreto sugli "shopperini"</a>) si è fatta strada anche la "<a href="http://www.greenstyle.it/buste-biodegradabili-scontro-tra-fareambiente-e-legambiente-6731.html">polemica bioplastiche</a>" e si è fatto un gran parlare della biodegradabilità della plastica, specialmente di quella dei famosi "shopperini". Cioè le buste della spesa che prendiamo al supermercato o in bottega quando facciamo la spesa.<br />
<br />
Pochi giorni fa, a Milano, si è tenuto il secondo <a href="http://www.biopolpack.unipr.it/">Congresso sul packaging con polimeri biodegradabili</a>. Occasione d'oro per discutere proprio di questi argomenti. Tra i relatori c'era anche <b>Francesco Degli Innocenti</b>, biologo con un passato da ricercatore in Italia e Germania e da parecchi anni responsabile Ecologia dei Prodotti e Comunicazione Ambientale di <b>Novamont</b>. <br />
<br />
<div style="text-align: left;">
Cioè di quella che oggi è la maggiore industria italiana dei biopolimeri, che poi vengono usati per produrre una buona parte dei sacchetti biodegradabili che troviamo nei negozi.</div>
<div style="text-align: center;">
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div id="__ss_12895816" style="width: 550px;">
<strong style="display: block; margin-bottom: 4px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 12px; text-align: center;"><a href="http://www.slideshare.net/novamont/the-role-of-standardisation-in-the-field-of-biodegradable-materials" target="_blank" title="THE ROLE OF STANDARDISATION IN THE FIELD OF BIODEGRADABLE MATERIALS">THE ROLE OF STANDARDISATION IN THE FIELD OF BIODEGRADABLE MATERIALS</a></strong> <br />
<div style="text-align: center;">
<iframe frameborder="0" height="390" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="http://www.slideshare.net/slideshow/embed_code/12895816" width="425"></iframe></div>
<br />
<div style="padding: 5px 0 12px;">
View more <a href="http://www.slideshare.net/thecroaker/death-by-powerpoint" target="_blank">PowerPoint</a> from <a href="http://www.slideshare.net/novamont" target="_blank">Novamont Spa</a> </div>
</div>
L'intervento di Degli Innocenti al congresso milanese verteva sul ruolo della standardizzazione nel campo dei materiali biodegradabili. Che è proprio il punto da cui si deve partire per capire la polemica italiana sugli shopperini e, per questo, ho deciso di intervistarlo e di pubblicare una sintesi della nostra conversazione. Tutto il resto lo trovate nel video.<br />
<h3>
<i><br /> 1) Su quale "equivoco tecnico" è nata la polemica bioplastiche e, soprattutto, come sarebbero andate le cose con un quadro normativo italiano più chiaro?</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
A mio parere il quadro normativo è stato sempre chiaro. Forse poco conosciuto, ma chiaro. Per questo, quando sono stato invitato al Congresso BioPolPack 2012 ho pensato di tornare sul tema dell’impianto normativo europeo e sugli standard, perché avverto una grande necessità di informazione.Il problema attuale non riguarda tanto la mancanza di un quadro normativo, quanto le distorsioni presenti sul mercato e la comunicazione disinvolta, che crea confusione tra i consumatori. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Le faccio un esempio a mio parere eclatante. Alcuni sacchi di plastica presenti sul mercato in Italia hanno stampato in modo evidente il termine “biodegradabile”. Tuttavia, se il consumatore è attento, trova spesso, più in basso ed in piccolo, un avvertimento che dice che il sacco non deve essere smaltito con i rifiuti umidi, ossia con il rifiuto organico, ma deve essere riciclato con la plastica.<br />
<br />
Questo è chiaramente un messaggio contradditorio che merita una riflessione. Infatti, se il sacco deve essere raccolto con la plastica, ossia deve essere recuperato mediante “riciclaggio meccanico” per dare origine ad altra plastica, allora dovrebbe avere in grande la dicitura “Riciclabile” e non “Biodegradabile”. Se invece viene identificato come “Biodegradabile” allora sotto dovrebbe casomai riportare, per maggior chiarezza, “da recuperare mediante riciclaggio organico”. Inoltre dovrebbe essere conforme allo standard UNI EN 13432.<br />
<br />
Indicare che un imballaggio è biodegradabile e poi avvertire: “attenzione: non recuperatelo mediante riciclo organico ma bensì mediante il riciclo della plastica” è paradossale dal punto di vista logico. Inoltre è in contrasto con l’impianto normativo europeo. Infine è forse comunicazione ingannevole per il consumatore e per i cittadini. Ma questo lo lascio giudicare ad altri, perché esce dal mio campo di azione.</blockquote>
<div>
<br />
<h3>
<i> 2) La direttiva europea che l'Italia ha recepito per certi versi è abbastanza elastica, sia nel ruolo degli Stati membri e della Ue sia negli stessi standard da seguire. Parliamo sempre del famoso EN 13432, ma ce ne sono anche altri?</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Non mi pare elastica. Forse c’è il desiderio di renderla elastica….Diciamo che, in Italia, il “Nuovo Approccio” alla creazione delle direttive europee e alla armonizzazione tecnica è un meccanismo conosciuto da pochi e in questa ignoranza (intendo ignoranza tecnica) nascono le interpretazioni più disparate.<br />
<br />
Per ricapitolare. I sacchi per la spesa sono degli imballaggi e, come tali, cadono sotto la giurisdizione di questa importante Direttiva europea che, ormai dal lontano 1994, ha chiarito come trattare i rifiuti di imballaggio in Europa. E’ la <a href="http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31994L0062:IT:NOT" target="_blank"><b>direttiva 62 del ’94</b></a>. Ovviamente vige anche in Italia dove è stata implementata prima con la legge “Ronchi” ed oggi con il <a href="http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/06152dl.htm" target="_blank"><b>decreto 152 del 2006</b></a>.<br />
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Ogni imballaggio deve poter essere recuperabile almeno in un modo. Questo chiede, tra altre cose, la direttiva. Ossia: mediante riciclaggio, oppure mediante incenerimento con recupero di energia, oppure mediante riciclaggio organico. Esistono degli standard europei armonizzati (adottati in Italia dall’UNI, ente di standardizzazione nazionale) che definiscono i requisiti che devono avere gli imballaggi per poter essere recuperati nelle varie forme.<br />
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Ad esempio lo standard <b>UNI EN 13431</b> (“Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di <b>recupero energetico</b> compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo”) definisce le caratteristiche termodinamiche che permettono l’incenerimento del rifiuto di imballaggio con recupero energetico. In modo analogo lo standard <b>UNI EN 13432</b> definisce le caratteristiche di <b>biodegradazione</b> che permettono il <b>compostaggio</b> e la digestione anaerobica.</blockquote>
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<h3>
<i>3) Quali sono i requisiti di biodegradabilità, disintegrabilità e assenza di sostanze ecotossiche nelle bioplastiche previsti dallo standard EN13432?</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
La biodegradazione è un termine che si usa in ecologia per indicare i processi di decomposizione che riconducono le sostanze allo stato “inorganico”. Ossia è un ritorno della sostanza organica allo stato minerale, un ritorno alla natura non vivente, mediante ossidazione ad anidride carbonica ed acqua. Sono le stesse sostanze che poi le piante usano per fare la fotosintesi e far ripartire il “ciclo”. Con la fotosintesi si forma materia organica a partire da materia inorganica e con la biodegradazione si ottiene il processo inverso.<br />
<br />
E’ il concetto, ben conosciuto dall’umanità di “polvere sei e polvere ritornerai”….<br />
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Gli imballaggi biodegradabili e compostabili devono mostrare una biodegradazione pari al 90% in meno di sei mesi. E’ un alto livello di biodegradazione e dimostra che la sostanza in esame è veramente biodegradabile.<br />
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Per essere sicuri che non si formino sostanze tossiche durante questo processo, il compost finale, dove è stato fatto degradare anche l’imballaggio in studio, viene sottoposto ad un test eco-tossicologico in cui si misura gli eventuali effetti sulla crescita delle piante.<br />
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Infine deve essere dimostrata anche la disintegrazione, che è la manifestazione visiva della biodegradazione; significa la riduzione della plastica in frammenti alla fine di un ciclo di compostaggio ed è un processo necessario per ottenere un compost privo di contaminanti visivi in un tempo utile all’utilizzo del compost per scopi commerciali.</blockquote>
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<i>4) Di cosa è fatta una bioplastica EN 13432? E' di origine vegetale, ha percentuali anche piccole di polimeri fossili (cioè derivanti dagli idrocarburi come le plastiche tradizionali)?</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
In realtà lo standard non specifica come deve essere fatto il materiale. Specifica la performance finale del materiale. In questo caso è una performance ambientale. Per fare un esempio è come chiedere di avere in una casa degli infissi a bassa dispersione termica. Non importa se sono fatti di alluminio, o di legno o di PVC. L’importante è che dimostrino di non condurre il calore entro certi limiti, ossia di rispettare un certo standard. Lo stesso vale per lo standard EN 13432 che si applica a qualunque tipo di materiale, anche alla carta e ai materiali lignocellulosici.<br />
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Per quanto riguarda la natura dei materiali biodegradabili, occorre aprire una parentesi. L’origine (rinnovabile o da fonte petrolifera) non incide necessariamente sulla biodegradabilità. Anzi, uno dei primi polimeri biodegradabili entrato in commercio (fin dagli anni ’70) è stato il policaprolattone, biodegradabile molto velocemente, ma fossile al 100%.<br />
<br />
D’altra parte, esistono polimeri fatti da sostanze naturali che sono non-biodegradabili al 100%...non vorrei confondere i suoi lettori, ma la realtà è sempre più complicata di come uno se la rappresenta. La Novamont usa monomeri sia di origine naturale che di origine fossile. Infatti alcune sostanze necessarie per produrre il polimero e per ottenere delle proprietà meccaniche adeguate non sono ancora disponibili da fonte naturale. Non sono prodotte industrialmente.<br />
<br />
Per questo motivo, ormai da qualche anno, la Novamont è molto impegnata nella realizzazione della cosiddetta bioraffineria. Lo scopo di questo progetto è quello di arrivare a sintetizzare tutti i componenti necessari da fonte naturale. L’obiettivo è di passare dal 30-60% al 70-90% per arrivare al 100%. Ripeto però: la biodegradabilità totale è garantita. </blockquote>
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<i>5) Abbiamo capito che la vera plastica biodegradabile è quella che è anche compostabile...</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Questo è vero nel settore degli imballaggi. Quindi dei sacchi per la spesa. Nell’ambito della Direttiva Imballaggi il significato di "biodegradabile" è univoco. Si riferisce ad una qualità che permette il recupero dei rifiuti di imballaggio mediante riciclaggio organico (compostaggio e digestione anaerobica). </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Altre opzioni non sono codificate, riconosciute, standardizzate. La discarica controllata o, addirittura, abusiva, non fa parte dell’impianto europeo che regola gli imballaggi. La politica europea sugli imballaggi si fonda sulla promozione del recupero dei rifiuti di imballaggio con una gerarchia che mette in primo piano la prevenzione, quindi il riuso, poi il riciclaggio (meccanico oppure organico) infine il recupero energetico. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
La discarica non è una opzione. La discarica abusiva meno che mai. In entrambi i casi non si recupera, ma si abbandona….</blockquote>
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<i> 6) Però secondo alcuni l’imballaggio “biodegradabile” è differente da quello “compostabile”. Il secondo è regolato dallo standard EN 13432, mentre per il primo c’è un vuoto normativo, da colmare</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Chi intende definire la biodegradabilità come caratteristica utile quando l’imballaggio non viene recuperato ma abbandonato in modo incivile direttamente nell’ambiente naturale o antropico sta facendo una operazione spericolata, almeno per tre motivi: </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<b>a)</b>L’operazione va in rotta di collisione con la politica europea che si è consolidata negli ultimi decenni creando contraddizioni e interferenze con politiche e metodologie consolidate. Il prodotto biodegradabile, nella logica europea, è destinato a migliorare la qualità della raccolta differenziata del rifiuto umido. Alternative “fai-da-te” non sono previste e possono causare gravi danni. Se un prodotto “biodegradabile” di tipo alternativo (primo cioè delle performance richieste) viene indirizzato al riciclaggio organico provocherà un danno economico, ambientale e sociale al riciclaggio organico. Ed il riciclaggio è l’asse portante della politica europea. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<b>b)</b> Pubblicizzare un prodotto come “biodegradabile” nell’ambiente in caso di rilascio incontrollato, rischia concretamente di far aumentare il fenomeno della discarica abusiva, inducendo comportamenti asociali, che verrebbero giustificati dal supposto minore impatto ambientale del gesto. Questo ovviamente porta un carico sull’ambiente insostenibile. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<b>c)</b> La promozione del concetto di biodegradabilità separato dal riciclaggio organico si concretizza, per quanto ho potuto vedere e sentire, nella promozione di una categoria di materiali basati su polimeri fossili tradizionali (polietilene, principalmente) addizionati con sostanze che promuovono la degradazione. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
In altri termini, l’attenzione si concentra su una classe di materiali che, a detta dei produttori e dei sostenitori, potrebbero risolvere molti problemi ambientali se solo fossero svincolati dalle rigide norme europee. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
E’ ossia in atto una azione di promozione “ad productum” (…invece che “ad personam”, se mi permette un gioco di parole…) sovvertendo l’approccio con cui è stata costruita la EN 13432 e con cui vengono fatte tutte le norme ambientali. Le norme ambientali partono dalla caratterizzazione del problema ambientale che si vuole risolvere, dalla definizione delle “performance ambientali” attese, dalla individuazione delle metodologie di prova e dei criteri di qualificazione. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
La EN 13432 è stata fatta in questo modo e infatti è adatta a qualsiasi imballaggio, di qualsiasi natura (per esempio la carta ed i lignocellulosici). Non è uno standard fatto per qualificare solo dei materiali specifici…il focus non è il materiale, ma l’ambiente ed il processo. Il concetto non è astruso, credo, e si applica a molti campi.
</blockquote>
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<h3>
<i>7) C'è però una bella differenza tra il compostaggio domestico e quello industriale, quello dei grandi centri comunali o provinciali a valle della raccolta differenziata...</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
Il compostaggio domestico è un processo differente dal compostaggio industriale. C’è chi addirittura non lo considera un vero e proprio compostaggio perché non si raggiungono le alte temperature necessarie per effettuare la “pastorizzazione” ossia l’igienizzazione della materia e la distruzione dei batteri patogeni e fitopatogeni. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
E’ chiaramente una opzione comoda per chi ha un giardino. Forse però è una tecnologia più adatta per trattare l’erba, le potature ecc. che non i residui di cucina, che peraltro attirano animali. Forse per i rifiuti di cucina il compostaggio industriale è la soluzione preferibile. Lo standard EN 13432 in modo esplicito non copre il compostaggio domestico. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Perché? Per le condizioni estremamente variabili (ognuno se lo gestisce come crede, è una attività quasi hobbistica), per le basse temperature, per l’alimentazione discontinua. In pratica standard EN 13432 non fornisce garanzie sufficienti ad assicurare una degradazione veloce e soddisfacente per il cittadino in queste condizioni incerte. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Questo non vuol dire che il sacco EN 13432 non si degrada in compostaggio domestico. Semplicemente non vi è lo stesso grado di confidenza che c’è in un impianto di compostaggio gestito da professionisti. I tempi possono essere molto più lunghi.</blockquote>
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<i>8) Ribadiamo, allora, alcune buone pratiche per il normale consumatore. Da quali loghi ci devono essere sui sacchetti a cosa si deve fare, arrivati a casa, con il sacchetto compostabile...</i></h3>
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<blockquote class="tr_bq">
Credo che il riferimento alla EN 13432 sia il cuore del problema. Perché collega il prodotto all’impianto normativo in modo chiaro e trasparente. Poi esistono i loghi dei certificatori, ossia di enti che controllano che il riferimento alla EN 13432 sia veritiero e costante. In Italia il CIC è ben conosciuto (il logo del consorzio dei compostatori). Esistono però anche certificatori esteri come Vinçotte e DINCertco anche loro attivi nel settore. Infine, se da qualche parte c’è scritto “Biodegradabile, ma non usare nel rifiuto umido”…beh come già detto la cosa si commenta da sola.</blockquote>
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<i>9) Oggi si parla di bioplastiche e si pensa subito agli shopper, quali altri prodotti sono già sul mercato o arriveranno a breve e come dovranno essere utilizzati dai consumatori?</i></h3>
<blockquote class="tr_bq">
I prodotti biodegradabili risultano particolarmente utili quando si trovano, come rifiuti, insieme al rifiuto organico. Quando plastica tradizionale e rifiuti di cucina si trovano insieme il recupero è difficile. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Non è praticabile il riciclaggio (la plastica è sporca di cibo, e il cibo è contaminato da plastica) e nemmeno il recupero di energia (il rifiuto umido è, appunto, umido, ricco di acqua e questo abbassa il potere calorifico, ovviamente). In questi casi l’uso di plastica biodegradabile rende il rifiuto omogeneo perché anche la plastica, come il cibo, può essere compostato. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Quindi un rifiuto che apparentemente sembra misto (plastica e cibo) in realtà è omogeneo per quanto riguarda le possibilità di trattaemento e recuperabile mediante riciclaggio organico. Questo apporta un grande beneficio, come dimostrato in studi di LCA. Ad esempio posate, bicchieri, piatti monousi utilizzati nella risotrazione collettiva. Questi oggetti finiscono insieme ai residui di cibo e di cucina. Se compostabili diventano recuperabili. Questa è una applicazione interessante.</blockquote>
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<h3>
<i>Conclusioni</i></h3>
Sperando di aver fatto almeno un po' di chiarezza su cosa siano le bioplastiche, su come e sul perché le si debba utilizzare, è bene ricordare che la normativa italiana attuale contiene in sé un grande compromesso: le plastiche non compostabili non possono essere più utilizzate per i sacchetti della spesa però, allo stesso tempo, le sanzioni per i negozi che ancora vendono sacchetti del vecchio tipo (o quelli con gli additivi) non arriveranno prima del 2013.<br />
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Per questo motivo è possibile ancora trovarle in moltissimi negozi: non dovrebbero esserci, ma non ci sarà nessuna multa per il negoziante.</div>
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Quando si va a fare la spesa e si mettono i prodotti nel sacchetto (o quando si compra qualunque oggetto in plastica definita biodegradabile) è sempre bene controllare se sia realmente compostabile come previsto dalla EN13432.</div>
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E comunque con la compostiera domestica non ci si può aspettare, anche nel caso di plastica EN13432, la stessa velocità di biodegradazione (tipicamente il 90% in sei mesi) prevista in caso di compostaggio industriale.</div>
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Il mio personalissimo consiglio, a questo punto, è di preferire alla compostiera il contenitore dell'umido e di conferire anche la plastica EN13432 tramite la raccolta differenziata comunale, in modo da far fare a tale plastica la sua fine migliore: il centro di compostaggio.<br />
<br />
Dalla discussione con Francesco Degli Innocenti, infine, ho appreso che almeno un 40% dei componenti chimici della plastica biodegradabile e compostabile, anche quella EN13432, è di origine fossile anche se rientra nei parametri legali di biodegradabilità.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-925715801113473152012-04-18T21:27:00.000+02:002012-08-11T16:11:33.957+02:00Manifestare per le rinnovabili è un atto di civiltà<h2>
Roma, 18 aprile 2012: le rinnovabili gridano vendetta</h2>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-RFO2wvAPwQM/T47hgDHkPxI/AAAAAAAAUas/_6auP1up3JI/s1600/manifestazione-rinnovabili-18-aprile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-RFO2wvAPwQM/T47hgDHkPxI/AAAAAAAAUas/_6auP1up3JI/s1600/manifestazione-rinnovabili-18-aprile.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un momento della manifestazione in favore delle rinnovabili di oggi. Credit: <a href="http://qualenergia.it/articoli/20120418-le-rinnovabili-piazza-tra-preoccupazione-e-speranza-manifestazione-roma" target="_blank">QualEnergia.it</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Questa mattina, a Piazza Montecitorio, si sono presentati in 1500 con le bandiere e gli striscioni per protestare contro la politica del Governo Monti in fatto di energie rinnovabili. C'erano praticamente tutti: Aper, Assosolare (che si è appena fusa con Asso Energie future), GIGI e IFI, in rappresentanza del settore fotovoltaico, ANTER che riunisce molti professionisti di tutti i settori delle rinnovabili, ANEV in rappresentanza dell'eolico, le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, Wwf e Kyoto Club, i sindacati Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.</div>
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Chiedevano tutti un passo indietro al Governo. Anzi due, perché i decreti contestati sono sia quello sul Quinto Conto Energia che quello sulle altre rinnovabili elettriche.</div>
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<a name='more'></a><br /></div>
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Il Quinto Conto Energia</h3>
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Sul V conto, che ancora non c'è perché è in discussione in Conferenza Stato-Regioni ma il cui <a href="http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/normativa/DM-5-CE-Integrato-13-04-12-Pulito-Rinumerato_ultima.pdf" target="_blank">testo è già disponibile</a>, si sono già versati fiumi di inchiostro. E qualche goccia l'ho versata anche io perché non ritengo sia possibile, in meno di un anno, passare dal Terzo Conto al Quinto, con in mezzo il Quarto e il Quarto e 1/2 (così lo chiamo io l'articolo 65 del decreto "Cresci Italia" che ha tolto gli incentivi al fotovoltaico agricolo).</div>
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In buona sostanza con il decreto voluto da Passera e Catania e, ufficialmente, subito da Clini gli incentivi al fotovoltaico crollano di nuovo. Del 35% circa rispetto al già magro Quarto Conto con un risultato paradossale: l'energia incentivata dallo Stato a prezzo fisso potrebbe in certi casi avere un prezzo inferiore a quello medio nazionale dell'elettricità. In altre parole: a partire dal 2014 ci saranno momenti della giornata in cui sarebbe più conveniente non prendere gli incentivi ma vendere l'energia prodotta con il fotovoltaico sul mercato libero.</div>
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Come se non bastasse spariscono dal decreto tutti i bonus: sia quello per i pannelli fotovoltaici made in UE (che, a dire il vero, era una sonora stupidaggine che finiva per pagare i pannelli fatti in Cina da aziende con sede in Germania) sia quello molto più sensato per la sostituzione dell'amianto dai tetti. Almeno questo Monti e soci se lo potevano risparmiare...</div>
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Scendono poi i tetti massimi di incentivazione, già previsti dai precedenti decreti sul fotovoltaico. Lo Stato potrà ora erogare al massimo 100 milioni di euro a semestre in incentivi. E qui nasce un problema di calcoli. Come fa notare <a href="http://www.qualenergia.it/articoli/20120413-quello-che-non-va-nel-quinto-conto-energia-fotovoltaico" target="_blank">Giovanni Simoni su QualEnergia</a>:</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
In tal modo il carico sulle bollette elettriche non dovrebbe superare i 6,5 miliardi di euro. Ma nelle premesse viene indicata l’esistenza di oltre 9.000 MW di progetti approvati (già iscritti al registro del GSE sulla base del 4° Conto Energia) che anche se attuati solo parzialmente “svuoterebbero” di fatto le casse senza possibilità di aggiungere altro! Su questo punto esiste notevole confusione. Quanta parte dei 9.000 MW potrà essere realizzata prima di arrivare alla soglia dei 6 miliardi (barriera oltre la quale si avvia il 5° Conto Energia)? Al 12 aprile si è arrivati a circa 5,85 miliardi (il contatore GSE segna oggi 5,645 perchè non è aggiornato, ndr) ancora con 13 GW di potenza installata. Il traguardo dei 6 miliardi con le tariffe del 4° Conto si potrà raggiungere con circa altri 400 MW. Per il periodo successivo si può valutare circa 500 MW a semestre con un totale ulteriore di circa 2.500 MW. Nella presentazione dei decreti si parla invece di 2.000-3.000 MW/anno!</div>
</blockquote>
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<br /></div>
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Anche se non siete bravi in matematica avrete capito che il Governo o ci fa o ci è: o i tecnici non sanno usare la calcolatrice oppure ci stanno prendendo in giro. Come quando fecero finta di scordarsi che togliendo dal giorno alla notte gli incentivi al fotovoltaico agricolo qualche centinaia di impianti già costruiti e precedentemente incentivati si sarebbe trovato gambe all'aria.</div>
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Il decreto rinnovabili elettriche</h3>
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<div style="text-align: justify;">
Oltre al fotovoltaico piangono anche le altre rinnovabili elettriche, cioè quelle che producono elettricità e non calore: eolico, idroelettrico, biogas, biomasse e geotermia (le ultime due possono essere usate anche per produrre calore, ovviamente). Con i nuovi incentivi, per ogni chilowattora prodotto, l'eolico passa da 14 a 12 centesimi, la biomassa da 25 a 17, il biogas da 25 a 18. Solo l'idroelettrico di piccole dimensioni ci guadagna passando da 12 centesimi a circa 14.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi c'è un altro problema per tutte le rinnovabili elettriche che vengono pagate dal GSE tramite i Certificati Verdi: il pagamento è stato posticipato. Panico tra i proprietari degli impianti, specialmente quelli eolici, con <a href="http://www.anev.org/wp-content/uploads/2012/04/Differimento-cv-12_4_12.pdf" target="_blank">presa di posizione del presidente dell'ANEV Simone Togni</a>:</div>
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
Il ritardato pagamento dei Certificati Verdi, ove confermato, si configurerebbe di fatto come una insolvenza dello Stato debitore nei confronti degli imprenditori creditori, e comporterebbe evidenti problematiche di carattere finanziario e, in particolare, rischierebbe di determinare un grave pregiudizio in capo alle numerose iniziative finanziate attraverso project finance (circa l’85%), a causa della mancanza della cassa necessaria a fare fronte al pagamento della rata di rimborso di giugno dei project finance medesimi
</div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
A dirla tutta alla storia della bancarotta dell'eolico ci credo poco, con tutti i soldi che hanno ricevuto dallo Stato negli anni passati (dopo le biomasse l'eolico è storicamente l'affare migliore) di sicuro qualcosa in cassa ce l'hanno. Ciò non toglie che hanno ragione: non si può fare un piano economico basandosi su delle regole che poi vengono cambiate. E' lo stesso discorso identico del fotovoltaico a terra su suolo agricolo: gli incentivi o me li dai o non me li dai, non me li puoi promettere per poi togliermeli o darmeli in ritardo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h3 style="text-align: justify;">
E' la stampa, bellezza...</h3>
<div style="text-align: justify;">
Altro capitolo interessantissimo è quello dell'informazione e della controinformazione sui costi delle rinnovabili e sul loro peso in bolletta. Il mio personalissimo termometro in merito è mia madre, che ogni tanto alza il telefono per chiedermi:</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
...ma è vero che le bollette sono salite per il fotovoltaico?</div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
Ovviamente l'ha sentito al telegiornale. Oppure lo ha letto su uno dei tanti quotidiani nazionali che nelle ultime settimane si è occupato della questione, associando il terribile carobollette con gli iniqui incentivi alle rinnovabili "che li paghiamo noi in bolletta".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E si scopre, così, che chi si è fatto la tariffa bioraria si trova adesso fregato perché le rinnovabili hanno causato il blocco delle centrali a gas di giorno e le varie Enel, Edison, Sorgenia & Co si devono rifare di sera. Prendetevi una ventina di minuti per vedere questo video, ne vale la pena:</div>
<br />
<div style="text-align: center;">
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<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
Appena avete finito con il video tornate alla stampa sul web per avere una versione molto più morbida rispetto a quella del Corriere della Sera sul comportamento che gli operatori del termoelettrico stanno mettendo in atto negli ultimi mesi. Cioè quella <a href="http://www.qualenergia.it/articoli/20120329-ecco-chi-danno-fastidio-le-rinnovabili" target="_blank">apparsa, di nuovo su QualEnergia,</a> a fine marzo in una illuminante intervista all'ex AD di Enel Giovanni Battista Zorzoli che spiega: </div>
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
I dati sulla borsa elettrica pubblicati dal GME parlano chiaro. Prima c’erano due picchi di prezzo, uno di giorno, verso le 11 di mattina, e uno di sera, verso le 18-20. Ora il picco delle 11 di mattina è scomparso e in compenso è aumentato il picco serale. Per esempio, martedì 13 marzo tra le 18 e le 20 il prezzo del MWh nel cosiddetto mercato del giorno prima era di 165 euro, cioè 2 volte quello del primo pomeriggio e 4 volte quello della notte. Cosa succede? A quell’ora, i produttori che ci rimettono nella fascia diurna cercano di rifarsi</div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
Quindi c'è qualcuno che fa il furbo. E nessuno che controlla.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h3 style="text-align: justify;">
AEEG, batti un colpo...</h3>
<div>
<div style="text-align: justify;">
Domanda da un milione di dollari: qualcuno gioca col prezzo dell'energia elettrica e nessuno interviene? Eppure ci sarebbe un ente pubblico che ha tra le sue funzioni quelle di </div>
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza nei settori dell'energia elettrica e del gas, nonché assicurare la fruibilità e la diffusione dei servizi in modo omogeneo sull'intero territorio nazionale, definendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori</div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
E chi sarà mai questo salvatore della patria? L'Autorità per l'Energia elettrica e il Gas, naturalmente. Lo sanno pure i bambini:</div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<object height="309" width="550"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/yEGOIQ48b70?version=3&hl=it_IT&rel=0">
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</param>
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<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Ma il salvatore della patria, invece di chiedersi se sia lecito che i costi dell'energia di sera siano pompati artificialmente per coprire i mancati introiti della mattina, preferisce prendersela con le rinnovabili. Memorabile, anzi indimenticabile, <a href="http://www.autorita.energia.it/allegati/com_stampa/12/120330.pdf" target="_blank">la nota rilasciata alla stampa dall'attuale presidente dell'autorità Guido Bortoni</a> (ridateci Alessandro Ortis, non era perfetto ma era molto meglio...) con la quale il 30 marzo scorso si chiede al Governo lo stop degli incentivi per un mese:</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
L’Autorità sente l’esigenza di dare un segnale, chiaro e concreto – ha detto il Presidente dell’Autorità Guido Bortoni -. Il tempo di un mese potrà servire ai decisori delle politiche energetiche per operare le migliori scelte, con modalità sopportabili per i cittadini e per le imprese, alle quali si sta già chiedendo uno sforzo titanico vista la congiuntura economica</div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
Che poi, a dirla tutta, col senno di poi suonano ancor più assurde le parole do Bortoni sull'effetto delle rinnovabili in bolletta. Sempre dallo stesso comunicato, poche righe sotto:</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
Infatti, nell’aumento del 5,8% delle bollette elettriche l’effetto
indiretto delle rinnovabili intermittenti vale circa il 40%</div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
Tradotto in italiano: sappiamo benissimo che le rinnovabili producono di giorno e il termoelettrico ci mangia di sera, ma ce la prendiamo con le rinnovabili. Illuminante.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h3 style="text-align: justify;">
Passerà...</h3>
<div style="text-align: justify;">
Come se non bastasse, questo pomeriggio accendo la televisione e vedo la conferenza stampa del Governo Monti sul Documento di Economia e Finanza 2012. E sento Corrado Passera che si vanta del gran lavoro che ha fatto con i suoi colleghi in fatto di energia. Il nuovo Governo italiano avrà pure i ministri su Twitter, ma ancora non conosce YouTube, quindi il video l'ho dovuto estrapolare dallo streaming a bassissima qualità del sito istituzionale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il risultato fa quasi piangere, sia come audio che come video, ma l'importante è il discorso di Passera:</div>
<object height="309" width="550"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/0lNEcBmx9vk?version=3&hl=it_IT&rel=0">
</param>
<param name="allowFullScreen" value="true">
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<br />
<div style="text-align: justify;">
Che dice Passera? Che dobbiamo separare Eni e Snam, e questo si sa da almeno dieci anni perché "ce lo dice l'Europa", e rimodulare gli incentivi alle rinnovabili per favorire le filiere italiane. E, infatti, appena Passera ha iniziato a mettere mano agli incentivi al fotovoltaico le aziende italiane che producono celle e moduli hanno iniziato a mettere in cassa integrazione gli operai. Solarday, azienda della provincia di Monza-Brianza, è finita in liquidazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Da notare che Passera non è affatto solo in Europa, visto che lo smantellamento degli incentivi è una cecità abbastanza comune. E crolla pure il mitico fotovoltaico tedesco. Gli esempi, tra Italia e Germania (ma non mancano neanche gli Stati Uniti) sono troppi e preferisco non ricordarli qui. <a href="http://www.greenstyle.it/crisi-fotovoltaico-first-solar-chiude-stabilimento-in-germania-8936.html" target="_blank">Anche perché l'ho già fatto qui</a>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h3 style="text-align: justify;">
Non posso esimermi dallo sport nazionale</h3>
<div style="text-align: justify;">
A questo punto mi devo chiedere, e ci dobbiamo chiedere, il perché di tanta miopia. <a href="http://www.qualenergia.it/articoli/20120415-la-comunicazione-e-il-conto-energia-cinque-atti" target="_blank">E mala informazione pilotata</a>. E mi viene da fare l'italiano, che è convinto che l'attuale esecutivo altro non sia che il pupazzo delle banche e bla bla bla...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Oddìo, a pensarci bene (= a pensare male) l'italiano non ha tutti i torti. Prendiamo Enel: è piena di debiti, ma proprio piena. A fine 2011 ne aveva (<a href="http://www.enel.com/en-GB-static/investor/presentations/doc/2012_02/Enel_2011_Results_2012-2016_Plan.pdf" rel="nofollow" target="_blank">compresa la controllata Endesa</a>) per 44 miliardi e mezzo. Di euro, non di dollari. Un debito così grosso rispetto alle attività che <a href="http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_controllo_enti/2012/delibera_24_2012.pdf" target="_blank">persino la Corte dei Conti ha qualche dubbio sull'operato dei manager Enel, e sui loro bonus</a>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ora, se Enel deve spegnere le centrali a gas di giorno perché le rinnovabili producono troppo e non può recuperare i costi di sera e di notte, succede un guaio. E anche bello grosso: non può pagare i debiti alle banche.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Perché tutte queste centrali a gas sono di Enel solo in teoria, visto che sono state costruite con i soldi degli istituti di credito. Nei confronti dei quali il gruppo Enel a fine 2011 aveva 9,9 miliardi di euro di debito. E' un po' come quando ti fai casa col mutuo: mica è tua, è della banca per vent'anni e se non paghi te la tolgono.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma se sono in tanti a non pagare i mutui se la prendono in quel posto anche le banche. Come è successo in America, per capirci. Ora, immaginate un mondo tutto verde e rinnovabile, con le centrali a turbogas (mica solo quelle di Enel, tutte le centrali di tutti gli operatori che a debiti sono messi più o meno allo stesso modo) che entrano in funzione solo per tappare i buchi delle rinnovabili nelle giornate senza sole e senza vento. <b>Paura eh?</b></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-77116902650389961932012-03-12T16:09:00.000+01:002012-08-11T16:13:10.975+02:00L'incauto ottimismo di Riccardo Iacona sulle rinnovabili<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://farm6.staticflickr.com/5098/5527731273_3826fa206a_z.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="420" src="http://farm6.staticflickr.com/5098/5527731273_3826fa206a_z.jpg" width="550" /></a></div>
<b><br /></b>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
Dal nucleare alle rinnovabili</h3>
<b>Ieri</b> è stato <a href="https://plus.google.com/u/0/102347246990307927845/posts/J16FtPZHE71" target="_blank"><b>il giorno del ricordo di Fukushima</b></a>, ad un anno dalla tragedia (triplice) del terremoto, dello tsunami e della catastrofe nucleare. Diverse televisioni italiane hanno mandato in onda speciali e reportage sull'argomento, compresa Rai Tre che ha dedicato a Fukushima mezza puntata di <b>Presa Diretta</b>. Di e con <b>Riccardo Iacona</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il reportage, firmato da <b>Alessandro Libbri</b>, fa il punto della situazione nel Giappone sostanzialmente post nucleare (attualmente solo un reattore nucleare su 54 è in funzione perché gli altri sono stati spenti per eseguire i test e aggiornare le procedure di sicurezza anti terremoto e anti tsunami).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non conosco il Giappone, men che meno Fukushima, visto che non ci sono mai stato ma data la somiglianza del reportage di Libbri con molti altri servizi e speciali dedicati allo stesso argomento (primo fra tutti, per restare in Italia, <a href="http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/04/16/fukushima_centrale_nucleare_giappone_tsunami_terremoto_pio_d_emilia.html" target="_blank"><b>quello di Pio d'Emilia per Sky Tg24</b></a>) suppongo la ricostruzione fatta da Presa Diretta sia abbastanza veritiera.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La grande delusione, invece, è venuta dopo. Con la seconda parte della puntata che trattava delle <b>rinnovabili</b> e del <b>risparmio energetico</b>, come alternative al nucleare e al petrolio e gas. Premetto che attendevo la puntata di ieri da una settimana proprio per questa seconda parte e, soprattutto, per il lancio di Iacona: "<i>Siamo sicuri che ce la possiamo fare con le rinnovabili?</i>", più o meno diceva questo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a>Mi attendevo una bella puntata critica, fatta bene, che mettesse in luce le infinite contraddizioni dello sviluppo delle rinnovabili in Italia. Sono rimasto molto deluso: da Iacona e dai suoi inviati è arrivato uno spot privo di approfondimento critico, molto poco tecnico e troppo ideologico.</div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<object height="315" width="560"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/5t7rR0mUiyk?version=3&hl=it_IT&rel=0">
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<br />
<div style="text-align: justify;">
Lo spot inizia con l'intervento del chimico del CNR <b>Nicola Armaroli</b>, che mostra alcune slide dalle quali emergono le percentuali della nuova potenza elettrica installata in Italia nel 2011. Il problema, però, è che quelle statistiche servono a molto poco perché <b>si riferiscono non al totale dell'energia elettrica che si produce</b> nel nostro paese ma solo <b>ai nuovi impianti costruiti e allacciati alla rete</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E prende il 2011 come anno di riferimento, cioè esattamente <a href="http://www.greenstyle.it/impianti-fotovoltaici-superati-i-12-gw-puglia-regina-del-solare-6658.html" target="_blank"><b>il periodo del boom del fotovoltaico</b></a> in cui sono entrati in funzione migliaia di impianti progettati ai tempi del Terzo Conto Energia ed allacciati alla rete con il Quarto Conto Energia, molto più povero.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Impianti, poi, in gran parte a terra su suolo agricolo</b>. Cioè proprio il tipo di impianti che non si possono più incentivare a causa della recente, e a mio avviso discutibilissima, presa di posizione politica del governo tecnico. Come si fa a dire che il mercato sta cambiando se si prende in considerazione un solo anno che, tra l'altro, fa storia a sé visto che è stato caratterizzato da un quadro normativo e di incentivi <b>già sostituito con uno peggiore</b>?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La seconda slide non è da meno: un confronto tra la potenza installata complessiva in Europa nel 2000 e nel 2011. <b>Che non vuol dire, purtroppo, potenza elettrica realmente prodotta</b>. Non ho a disposizione i dati europei, ma quelli italiani sì e sono anche più recenti (<a href="http://www.gse.it/it/Dati%20e%20Bilanci/GSE_Documenti/osservatorio%20statistico/Dati%20Statistici%20a%20fonti%20rinnovabili%20in%20Italia%206-03-2012.pdf" target="_blank"><b>fonte GSE</b></a>): nel 2011 quasi il 25% della energia elettrica realmente prodotta a consumata in Italia veniva da fonte rinnovabile.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Facciamo le pulci ai dati</b>: su 84mila gigawattora prodotti dalle fonti rinnovabili più della metà, 46mila, provengono dall'idroelettrico. Che in Italia si fa da cent'anni. Fotovoltaico ed eolico fanno circa 10mila gigawattora a testa. Questi i numeri, ditemi voi dov'è la rivoluzione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sia chiaro, che il 25% della produzione di energia elettrica in Italia sia rinnovabile è una ottima notizia, ma impone anche la riflessione: <b>l'eolico (che ha una producibilità reale molto più alta del fotovoltaico) è stato stroncato dagli amanti del paesaggio</b>, che con una frequenza sconvolgente di solito sono anche amanti del nucleare. <b>Il fotovoltaico è stato massacrato da 4 conti energia, un decreto "Ammazzarinnovabili" by Paolo Romani e una legge Salva Alcoa</b> che hanno gettato nel panico gli investitori. Colpo di grazia con l'<a href="http://www.greenstyle.it/incentivi-fotovoltaico-agricolo-dietro-front-nel-maxiemendamento-7958.html" target="_blank"><b>abolizione degli incentivi per il fotovoltaico agricolo</b></a> voluto, si dice, dal ministro dell'Agricoltura <b>Mario Catania</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<h3>
Italia 100% rinnovabile?</h3>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Ma tutto questo è niente</b> in confronto all'affermazione che "<i>se volessimo alimentare al 100% il nostro paese con il fotovoltaico ci basterebbe coprire di pannelli una superficie pari alla provincia di Piacenza</i>". Questa è grave, proprio grave.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Piacenza a parte, i problemi sono due ed entrambi serissimi: il primo è che <b>non abbiamo accumuli a sufficienza per fare scorta di energia per la notte e le giornate poco soleggiate</b>. A meno che quelli di Presa Diretta non riescano a trovare un modo per far produrre energia elettrica ai pannelli fotovoltaici anche al buio. E poi, soprattutto, anche se ciò fosse possibile <a href="http://cip6.blogspot.com/2011/12/rinnovabili-quanto-tempo-ancora-dovremo.html" target="_blank"><b>la rete elettrica italiana andrebbe in tilt al primo giorno</b></a>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Lo dico e lo ridico ormai da anni, sono quasi stufo: <b>non si possono diffondere false illusioni sulle rinnovabili tra la gente senza tenere in conto i limiti tecnici imposti dalla fisica</b>. Dire che già oggi, coprendo l'Italia di pannelli fotovoltaici, si possa dire addio a petrolio e (soprattutto) gas naturale, è una fesseria.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo centinaia di articoli e post sulle rinnovabili sentire queste cose su Rai Tre, in prima serata, mi spappola il fegato e mi fa venire voglia di mollare tutto e immolarmi paracadutandomi sui reattori fusi di Fukushima. Ma andiamo avanti che la puntata è ancora lunga, mi suiciderò un'altra volta...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Andando avanti con lo speciale di Presa Diretta finalmente sento pronunciare qualcosa di importante e realistico: <b>i pannelli fotovoltaici costano un sacco di soldi</b> e, se li vuoi mettere sul tetto, devi anticipare almeno 10-15mila euro. Santissime parole.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quindi uno degli obbiettivi dovrebbe essere quello di supportare i cittadini con una buona politica di incentivazione, ma <b>la parola "incentivi" non viene pronunciata praticamente mai durante la puntata</b>. Incredibile come siano riusciti a girare intorno alla questione senza affrontarla con le palle in mano. Lo vogliamo dire o no che se lo stato non caccia i soldi i pannelli non spuntano da soli come i fiori?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Vogliamo finirla di abbindolare le casalinghe di Voghera e di Butera con la fesseria che gli incentivi fanno scoppiare le bollette? Lo vogliamo dire che <b><a href="http://www.greenstyle.it/cresce-la-bolletta-elettrica-a-causa-di-petrolio-costi-di-rete-e-rinnovabili-6736.html" target="_blank">se le bollette aumentano meno di metà dell'aumento è dovuto alle rinnovabili e il grosso a petrolio e gas</a></b>?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Pausa, perché dopo questa grande verità si passa a raccontare un interessante progetto del comune di Casalecchio di Reno e del suo assessore <b>Beatrice Grasselli</b> (che, ad occhio, sembra una che dell'argomento ne capisce parecchio): se non hai spazio sul tuo tetto puoi usufruire dello spazio su un tetto di un edificio pubblico comunale. L'idea è buona perché abbatte i costi: 3 kW sul tuo tetto costano molto, 3 kW su un tetto che ne ospita 30 costano molto meno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi l'assessore Grasselli che, ripeto, è una che ha capito tutto della questione, afferma che questo progetto non è altro che la testa d'ariete per diffondere un'altra tecnologia nel suo comune: il solare termico. La Grasselli, evidentemente, è molto aggiornata e sa che a breve dovrebbe arrivare <b>il primo Conto Energia per le rinnovabili termiche</b>.</div>
<br />
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: center;">
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</div>
</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<h3>
Riscaldare sprecando meno</h3>
Ottimo, invece, l'approccio al risparmio energetico con la visita di tre appartamenti passivi, o quasi passivi. Uno dei quali (quello con cui si chiude la puntata) è quello del meteorologo <b>Luca Mercalli</b> famoso per le sue apparizioni a <i>Che tempo che fa</i> di Fabio Fazio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Certo, tre case a risparmio energetico occupano parecchio spazio in una trasmissione sola. Forse se ne poteva togliere una ed essere meno sintetici sui limiti del fotovoltaico. Fatto sta che Presa Diretta fa un altro spot nello spot: quello in favore del <b>riscaldamento dal pavimento</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Qui la cosa non è proprio certissima. Nel senso che è assolutamente certo che faccia risparmiare enormemente sul metano o sugli altri combustibili usati per riscaldare casa, ma è anche vero che questo tipo di riscaldamento <b>non è esente da problemi</b>: troppa umidità in casa, che porta ogni tanto a qualche muffa e aiuta lo sviluppo di acari e zanzare. Qualcuno ha avuto anche problemi di varici. Per maggiori informazioni vi invito caldamente a farvi un giro nel forum <a href="http://www.energeticambiente.it/caldaie-termocamini-stufe/14714951-il-riscaldamento-pavimento-nuoce.html" target="_blank"><b>EnergeticAmbiente</b></a> dove troverete tutto.</div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi si torna al fotovoltaico e all'industria italiana del fotovoltaico. E qui, finalmente, c'è un accenno alle difficoltà derivante dal continuo ping pong degli incentivi. Per non parlare dell'<b>assenza di un Piano Energetico Nazionale</b>...</div>
<br />
<div style="text-align: center;">
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<br />
<div style="text-align: justify;">
Presa Diretta accenna al fatto che il paese abbia "un problema". Stupefacente, però, il fatto che si faccia solo un minimo accenno alle centinaia di addetti del fotovoltaico attualmente in cassa integrazione. Qui non si tratta di "avere un problema", qui si parla di una industria neonata e già morta. Se l'argomento vi interessa vi consiglio il <a href="http://www.lucianavone.it/c%E2%80%99era-una-volta%E2%80%A6%E2%80%A6industria-solare-italiana/" target="_blank"><b>blog di Lucia Navone</b></a>, troverete parecchio.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
Parola di ministro</h3>
Tutto questo porta all'intervista al ministro dell'Ambiente, <b>Corrado Clini</b>. Una intervista, diciamolo, troppo troppo troppo morbida: fatti una domanda e datti una risposta.
</div>
<br />
<div style="text-align: center;">
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</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Con Clini, al Ministero da 20 anni, che afferma: "<i>Stiamo lavorando al piano energetico</i>", nega quasi l'incertezza sugli incentivi e apre pure al carbone pulito. Passando per "<i>siii, dobbiamo... siii vogliamo</i>". Senza parole: è vero che è ministro da novembre, ma è altrettanto vero che <b>sul suo tavolo sono passate tutte leggi sull'incentivazione delle fonti rinnovabili</b>, dal terribile Cip6 al decreto AmmazzaRinnovabili al Quarto Conto al Quarto Conto e Mezzo, cioè il Quarto Conto Energia variante-Veronica senza fotovoltaico agricolo con contorno di <b><a href="http://www.greenstyle.it/incentivi-fotovoltaico-agricolo-dietro-front-nel-maxiemendamento-7958.html" target="_blank">tentata speculazione sulle serre fotovoltaiche e realizzato colpaccio per Difesa Spa.</a></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma lui sta lavorando e quelli di Presa Diretta lo lasciano lavorare...<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
Prepariamoci</h3>
Torniamo alla puntata: si guarda al futuro:</div>
<br />
<div style="text-align: center;">
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<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
Interessante l'accenno al <b>fotovoltaico/clorofilla</b> per produrre la <b>fotosintesi artificiale</b>. Ma, onestamente, lo vedo più da Super Quark che da Presa Diretta visto che non si tratta di una tecnologia attualmente disponibile, è una delle frontiere della scienza che oggi non ha ancora applicazioni pratiche. Al massimo stava bene in una puntata sui precari della ricerca...</div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
Discorso identico sull'energia da vibrazioni, altra ricerca italiana interessantissima ma che oggi non trova alcuna applicazione industriale reale. Fa piacere, però, che il ricercatore che l'ha inventata non è più precario ma ha <b>avuto il contratto</b>. Almeno questo!</div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
La puntata finisce con la visita a casa di Luca Mercalli, <a href="http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/prepariamoci-9.php" target="_blank"><b>in occasione dell'uscita del suo libro "Prepariamoci"</b></a>. </div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: center;">
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<br />
<div style="text-align: justify;">
Occasione buona per parlare, oltre che di rinnovabili e risparmio energetico, anche di <b><a href="http://crisis.blogosfere.it/" target="_blank">decrescita</a></b> e broccoli coltivati nell'orto. Devo dire che invidio moltissimo a Mercalli la villetta, fatto salvo il pavimento radiante sul quale nutro i dubbi di cui sopra.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma qui c'è Iacona che si supera con i <b>CHILOVATTORI</b>... cosa aggiungere?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Solo una cosa: <b>grazie per la puntata</b>, che avrà certamente messo molto entusiasmo in chi l'ha vista e non conosce il problema. <b>Ma, per la prossima,</b> è lecito chiedere che quando si parla di rinnovabili non si gridi al miracolo, si espongano tutti i limiti che hanno, si dica che ancora non possono essere la soluzione a tutti i problemi dell'Italia e del mondo e si faccia notare, ad esempio, che servono <b>investimenti pubblici titanici</b> (ad esempio quelli sulla rete elettrica e sugli accumuli) per renderle una reale soluzione a una parte dei problemi?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sarebbe una puntata un po' meno televisiva, forse, ma molto più utile.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-6221207258399463242011-12-03T17:05:00.001+01:002011-12-03T19:32:13.195+01:00Rinnovabili: quanto tempo ancora dovremo aspettare?<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Incuriosito dalla pubblicità che ho sentito alla radio ho comprato il primo numero di "<b style="text-align: -webkit-auto;">Ambientenergia</b><span class="Apple-style-span" style="text-align: -webkit-auto;">". E' la versione cartacea del </span><a href="http://www.ambientenergia.eu/Home.aspx" style="text-align: -webkit-auto;" target="_blank"><b>sito omonimo</b></a><span class="Apple-style-span" style="text-align: -webkit-auto;">, dedicato all'</span><b style="text-align: -webkit-auto;">ecologia</b><span class="Apple-style-span" style="text-align: -webkit-auto;"> e alle </span><b style="text-align: -webkit-auto;">energie rinnovabili (e non solo)</b><span class="Apple-style-span" style="text-align: -webkit-auto;">, e porta sulla carta stampata molti dei contenuti della versione web più qualche approfondimento. Tra questi c'è un articolo, che purtroppo non è stato pubblicato anche sul sito, dal titolo "</span><i style="text-align: -webkit-auto;"><b>Buttati al vento - Investiamo nell'eolico 3,5 miliardi ma la rete non regge e una pala su cinque deve essere fermata</b></i><span class="Apple-style-span" style="text-align: -webkit-auto;">".</span></div>
<br />
Assolutamente consigliato. Con una impostazione finalmente laica questo articolo descrive la <b>situazione paradossale</b> dell'eolico nel sud Italia: tanto vento, tante pale e di grossa dimensione, ma spesso ferme per motivi tecnici. Il perché lo spiega bene il pezzo:
<br />
<blockquote>
Se immaginiamo la rete [elettrica] come una grande vasca dalla quale attingono le diverse utenze, finora alimentata da una serie di rubinetti sempre aperti (le centrali termoelettriche), stiamo ora aggiungendo un'altra serie di getti d'acqua che fluttuano in modo libero: è evidente che la cosa non può funzionare. Se si vuole mantenere in sicurezza la rete elettrica è indispensabile poter variare la potenza immessa per accordarla a quella richiesta</blockquote>
<br />
<a name='more'></a>Detta in parole semplici: <b>quando vedete una pala eolica ferma molto spesso non è perché non c'è vento</b> (e quindi è stata piazzata lì, nel posto sbagliato, da qualche mafioso) ma perché è stato imposto al gestore del parco di <b>fermare uno o più aerogeneratori</b>. Perché, rispetto a quella che è la richiesta di energia in quel momento, la potenza totale che "gira" sulla rete elettrica è eccessiva.<br />
<br />
Oppure, peggio ancora, la potenza generata in quel momento dal parco eolico è superiore a quella che può sopportare la rete elettrica in quella zona. Questo perché, all'elettricità prodotta in maniera <b>intermittente</b> dalle <b>rinnovabili</b>, si deve aggiungere quella prodotta in maniera <b>costante</b> dalle centrali <b>termoelettriche</b> (che non si possono fermare o rallentare nel giro di pochi minuti ma solo in diverse ore).<br />
<br />
E, per questioni di sicurezza (brutalmente: per non far <b>saltare in aria</b> qualche tubo del vapore in una termoelettrica), si preferisce far bloccare una <b>innocua pala</b> o staccare dalla rete un <b>pannello fotovoltaico</b>. Questa cosa è nota da anni: la rete elettrica ad alta tensione italiana ha dei <b>limiti strutturali</b> enormi, mentre il nostro clima è ideale per lo sviluppo delle rinnovabili che non fanno altro che <b>mettere in crisi</b> la rete stessa.<br />
<br />
Vi ripropongo un video che ho girato nell'<b>aprile 2009</b>, due anni e mezzo fa, nel quale l'ingegner Franco Pezzella (consulente energetico con un passato in Enel), spiega in parole molto semplici questi limiti tecnici della rete elettrica italiana. L'intervista è lunga, ma vi consiglio di seguirla tutta:<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: center;">
<object style="height: 370px; width: 600px;"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/Ak-fg939r60?version=3&feature=player_detailpage">
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</div>
</div>
<br />
Quando Pezzella mi rilasciava questa intervista ancora il fotovoltaico installato in Italia ammontava ad appena <b>1.142 MW</b> e l'eolico a <b>4.898 MW</b>, come mostrano i dati ufficiali del <b>Gse</b> che elargisce gli <b>incentivi</b>:<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-UZo8YS86A9Q/TtpUi48QBbI/AAAAAAAAG5k/A8mC-1LeM1U/s1600/fotovoltaico-potenza-2009.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="600" src="http://4.bp.blogspot.com/-UZo8YS86A9Q/TtpUi48QBbI/AAAAAAAAG5k/A8mC-1LeM1U/s640/fotovoltaico-potenza-2009.jpg" width="590" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Fonte: <a href="http://www.gse.it/approfondimenti/Simeri/fer/DocumentLibraryStatisticheFER/il_solare_2009.pdf" target="_blank">Gse</a></b></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-44T8kxQOCgI/TtpUqaTxHnI/AAAAAAAAG5s/7c3PbLGXU44/s1600/eolico-potenza-2009.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="600" src="http://2.bp.blogspot.com/-44T8kxQOCgI/TtpUqaTxHnI/AAAAAAAAG5s/7c3PbLGXU44/s640/eolico-potenza-2009.jpg" width="590" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Fonte: <a href="http://www.gse.it/approfondimenti/Simeri/fer/DocumentLibraryStatisticheFER/eolico_2009.pdf" target="_blank">GSE</a></b></td></tr>
</tbody></table>
Considerate che il <b>2011 </b>dovrebbe chiudersi con circa <b>12.000 MW</b> di fotovoltaico installato mentre per quanto riguarda l'eolico bastano i dati del <b>2010</b> del <b>GWEC</b>, il Global Wind Energy Council: <b>5797 MW</b><br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-6Nkjprr_wp8/TtpX8skStGI/AAAAAAAAG50/PvVS9FAIovQ/s1600/eolico-potenza-2010.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="330" src="http://4.bp.blogspot.com/-6Nkjprr_wp8/TtpX8skStGI/AAAAAAAAG50/PvVS9FAIovQ/s640/eolico-potenza-2010.jpg" width="600" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Fonte: <a href="http://www.gwec.net/index.php?id=126" target="_blank">GWEC</a></b></td></tr>
</tbody></table>
Mi sembra abbastanza evidente che <b>abbiamo perso almeno tre anni</b> senza fare niente: gli investimenti fatti da <b>Terna</b> sulla rete elettrica sono al palo. O meglio: negli ultimi mesi qualcosa si è sbloccato, ma siamo ancora maledettamente indietro. Andiamo a leggere i <a href="http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=hKC1OqlDO9A%3d&tabid=987" target="_blank">risultati di Terna al 30 giugno 2011</a>:<br />
<br />
<blockquote>
<b><i>EVOLUZIONE DEL PIANO DI SVILUPPO DELLA RETE DI TRASMISSIONE NAZIONALE</i></b><br />
<b>Questi i principali avanzamenti del periodo:</b></blockquote>
<blockquote>
<b> </b><br />
• Elettrodotto a 380 kV “Chignolo Po – Maleo”: in avanzato stato esecutivo i lavori previsti<br />
• Elettrodotto a 380 kV “Sorgente-Rizziconi”: in stato di avanzamento i cantieri<br />
• Elettrodotto a 380 kV “Sa.Pe.I”: funzionamento a piena potenza dell’impianto<br />
• Elettrodotto a 380 kV “Tavarnuzze – Santa Barbara”: completati i lavori<br />
• Stazioni elettriche di Troia e Deliceto: completati i lavori<br />
<br /></blockquote>
<div style="text-align: left;">
<b>Chignolo Po</b>, come dice il nome stesso, non sta né in Sicilia né in Molise o Puglia. E' un elettrodotto tra Lodi e Pavia e Terna lo definisce <a href="http://www.terna.it/default/Home/AZIENDA/sala_stampa/press_kit/Chignolo_Po_Maleo.aspx" target="_blank">"il più ecologico d'Italia"</a>. L'elettrodotto <a href="http://www.terna.it/default/Home/cantieri_casellina_tavarnuzze_s_barbara.aspx" target="_blank"><b>Tavernazze - Santa Barbara</b></a> è in Toscana.<br />
<br />
Buoni per l'eolico e il fotovoltaico al sud sono le stazioni di <b>Troia</b> e <b>Deliceto</b>, in Puglia, il <b>Sa.Pe.I.</b> che è un cavo dalla Sardegna alla penisola italiana (ma che, in realtà, nasce per un <a href="http://cip6.blogspot.com/2009/11/il-futuro-dellenergia-in-sardegna.html" target="_blank"><b>progetto di sviluppo delle centrali a gas naturale</b></a> in Sardegna più che per l'eolico) e il mitico <b>Sorgente-Rizziconi</b>, che collegherà Sicilia e Calabria "sbottigliando" la prima (e permettendo la sostituzione della <b>vecchia e inquinante</b> centrale termoelettrica ad olio combustibile di <a href="http://cip6.blogspot.com/2009/11/milazzo-lenciclopedia-dei-veleni.html" target="_blank"><b>San Filippo del Mela</b></a> con la futura <b>nuova e inquinante</b> centrale termoelettrica a carbone di <a href="http://www.ecoblog.it/post/11395/la-prestigiacomo-ha-deciso-la-centrale-a-carbone-di-saline-joniche-si-fara" target="_blank"><b>Saline Ioniche</b></a>). </div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
Negli ultimi cinque anni, però, <b>Terna ha fatto un sacco di cose all'estero guadagnato un sacco di soldi </b>tanto da potersi permettere un piano di investimenti da "<b>un miliardo di euro l'anno</b>":<br />
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<object style="height: 370px; width: 600px;"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/3kvW-ns4tLY?version=3&feature=player_detailpage">
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<br />
Quindi potrebbe anche <b>accelerare</b>, e di parecchio, i piani per lo sviluppo della rete al centro-sud in favore delle rinnovabili. Ma, attenzione, non è mica tutta colpa di Terna: la mitica <b>burocrazia</b> italiana non basta, ma aiuta di certo, a spiegare i ritardi. E non solo: è anche una questione di <b>atteggiamento</b>.<br />
<br />
Considerate il fatto che gli stessi limiti strutturali allo sviluppo delle rinnovabili (eolico in primis) sono stati a lungo <b>quasi negati</b> sia da Terna che dall'<b>Anev</b>, l'associazione di categoria dell'eolico. E' una storia estremamente complessa e fatta di fughe in avanti e clamorosi passi indietro.<br />
<br />
Per quanto riguarda il presente, invece, basti pensare che l'Anev nel suo <a href="http://www.anev.org/" target="_blank">nuovo sito</a> ha pubblicato una ventina di domande/risposte sull'eolico tra le quali ce n'è ovviamente anche una sulle famose <b>pale ferme</b>. Cosa risponde in merito Anev? Eccolo:<br />
<br />
<h1 id="post-400" style="background-color: #e6e6e6; color: #315688; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 19px; line-height: 16px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left;">
Perché si vedono tanto spesso impianti eolici fermi?</h1>
<div style="background-color: #e6e6e6; color: grey; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 16px; margin-top: 5px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left;">
L’eolico negli ultimi dieci anni è cresciuto con una percentuale annuale vicina al 30 %, ciò significa che un terzo degli impianti che esistono sono stati realizzati nell’anno in corso. Questa velocità della crescita a fatto sì che spesso ci si trovi di fronte a impianti in corso di realizzazione, o di conclusione dei lavori ma non ancora allacciati alla rete. Questo periodo, che tecnicamente dura una media tra sei e dodici mesi, negli anni scorsi si è allungato anche per il grande numero di domande di connessione cui il Gestore di Rete faticava a rispondere. I primi a perdere, in questo allungamento dei tempi, sono gli imprenditori che hanno investito capitali privati e attendono di iniziare a recuperare l’investimento: senza produzione e vendita di energia elettrica (unico ritorno economico per l’eolico insieme ai Certificati Verdi, dipendenti anch’essi dall’immissione di energia elettrica in rete) non ci sono ritorni economici per l’eolico. Ma a perderci è anche il sistema Paese, che ha un obiettivo di produzione di energia da fonti rinnovabili, e l’ambiente.</div>
<div style="background-color: #e6e6e6; color: grey; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 16px; margin-top: 5px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left;">
<b>Fonte: <a href="http://www.anev.org/?page_id=363" target="_blank">Anev</a></b></div>
<br />
Cioè non ci sono problemi alla rete, è solo una questione di tempo e tutto va a posto da solo...<br />
<br />
Offro una copia del primo numero di Ambientenergia all'Ad di Terna, <a href="http://www.terna.it/default/Home/INVESTOR_RELATIONS/corporate_governance/consiglio_di_amministrazione/flavio_cattaneo.aspx" target="_blank">Flavio Cattaneo</a>, e al presidente dell'Anev, <a href="http://www.anev.org/?news=simone-togni-e-il-nuovo-presidente-anev" target="_blank">Simone Togni</a>, che nel suo discorso di insediamento nel giugno di quest'anno ha ribadito:<br />
<br />
<blockquote>
L’eolico è una tecnologia vincente sia per la sua indubitabile maggiore maturità tecnologica, sia per il suo minore impatto paesaggistico e ambientale. Dobbiamo sfruttare oggi l’opportunità di realizzare con il Governo un piano efficiente economicamente e che liberi il settore da oneri impropri che derivano dalla burocrazia con il risultato di gravare sugli imprenditori senza alcun beneficio per il Paese: liberiamo queste risorse che potranno essere così usate per più ambizioni e strategici traguardi. L’ANEV ha predisposto un piano e delle proposte che consentirebbero di recuperare una parte dei costi che il sistema paga senza beneficio per alcuno</blockquote>
Giusto, il problema dell'eolico è solo la burocrazia, la rete non c'entra...Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-16761418714760260492011-10-31T11:10:00.001+01:002011-10-31T11:11:27.804+01:00L'E-Cat di Andrea Rossi dalla A alla Z<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/redazione/editor/immagini/2011/10/11109817446574_1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="330" src="http://ambiente.essenzialeonline.it/redazione/editor/immagini/2011/10/11109817446574_1.jpg" width="500" /></a></div>
<br />
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</script><br />
Il catalizzatore di energia "E-Cat" di Andrea Rossi, da alcuni mesi a questa parte, si è guadagnato l'attenzione della stampa di mezzo mondo e degli scienziati delle maggiori università.<br />
<br />
Più o meno divisi a metà tra chi ci crede e chi no. Dell'E-Cat ho scritto più volte su l'Essenziale e dopo l'ultimo test effettuato il 28 ottobre, a quanto pare andato bene, credo sia utile ricapitolare l'intera vicenda.<br />
<br />
Sono convinto che sia utile per capire come si sia mosso Rossi in questi mesi. Il che aiuta anche a comprendere perché sia stato così tanto criticato: alti e bassi, fughe in avanti e passi indietro con tanto di accordo commerciali poi stracciati in meno di quindici giorni.<br />
<br />
Ho raccolto tutti gli articoli che ho scritto su questa vicenda, in ordine rigorosamente cronologico, per migliore comprensione di cosa sia già successo, di cosa stia accadendo in questi giorni e di cosa potrebbe venire per il futuro. Li trovate dopo il salto...<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-fusione-fredda-di-Rossi-e-Focardi-si-far-in-Grecia_18564.html" target="_blank">24 Giugno 2011 - 16:15 E-Cat, fusione fredda di Rossi e Focardi si farà in Grecia</a><span class="Apple-style-span" style="background-color: white; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 16px;"> </span><br />
<span class="Apple-style-span" style="background-color: white; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 16px;"><br /></span>
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-fusione-fredda-Rossi-Focardi-i-dettagli-industriali_18570.html" target="_blank">29 Giugno 2011 - 00:10 E-Cat, fusione fredda Rossi-Focardi: i dettagli industriali </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-fusione-fredda-Defkalion-abbatter-costi-energia-_18571.html" target="_blank">30 Giugno 2011 - 00:58 E-Cat fusione fredda, Defkalion: "abbatterà costi energia"</a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/energia/E-Cat-Rossi-Focardi-non-sar-militare-Ma-sar-Green-_18572.html" target="_blank">01 Luglio 2011 - 16:38 E-Cat Rossi-Focardi non sarà militare. Ma sarà "Green"? </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-fusione-fredda-parla-Focardi-Ma-non-oggi-_18581.html" target="_blank">07 Luglio 2011 - 18:12 E-Cat fusione fredda, parla Focardi. Ma non oggi... </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/mutui/Banca-d-Italia-mutui-nuovo-Bollettino-Economico_18583.html" target="_blank">11 Luglio 2011 - 15:28 E-cat fusione fredda: la useremo per i treni a vapore? </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-fusione-fredda-Defkalion-occhio-alle-truffe_18590.html" target="_blank">15 Luglio 2011 - 16:00 E-Cat fusione fredda, Defkalion: occhio alle truffe </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-fusione-fredda-la-Skeptics-Association-ci-ripensa-_18593.html" target="_blank">18 Luglio 2011 - 16:07 E-Cat fusione fredda: la Skeptics’ Association ci ripensa?</a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-fusione-fredda-domani-convegno-a-Viareggio_18597.html" target="_blank">22 Luglio 2011 - 16:18 E-Cat fusione fredda, domani convegno a Viareggio</a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-altra-batosta-dall-Aspo-perde-vapore_18603.html" target="_blank">28 Luglio 2011 - 17:36 E-Cat, altra batosta dall’Aspo: perde vapore </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/Che-fine-ha-fatto-l-E-Cat-Divorzio-Rossi-Defkalion_18620.html" target="_blank">22 Agosto 2011 - 15:14 Che fine ha fatto l’E-Cat? Divorzio Rossi-Defkalion </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-Rossi-Una-piccola-armata-di-serpenti-contro-di-me-_18625.html" target="_blank">29 Agosto 2011 - 16:00 E-Cat, Rossi: "Una piccola armata di serpenti contro di me"</a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-Rossi-rilancia-Creer-milioni-di-posti-di-lavoro-_18630.html" target="_blank">01 Settembre 2011 - 12:26 E-Cat, Rossi rilancia: "Creerà milioni di posti di lavoro" </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-ecco-le-foto-e-il-video-del-reattore-da-1-MW_18647.html" target="_blank">14 Settembre 2011 - 16:06 E-Cat: ecco le foto e il video del reattore da 1 MW </a><br />
<br />
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-e-fusione-fredda-Defkalion-torna-in-scena_18656.html" target="_blank">17 Ottobre 2011 - 16:36 E-Cat e fusione fredda, Defkalion torna in scena</a><br />
<span class="Apple-style-span" style="background-color: white; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 16px;"><br /></span>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-Rossi-Gli-impianti-domestici-non-prima-di-un-anno-_18661.html" target="_blank">20 Ottobre 2011 - 13:49 E-Cat, Rossi: "Gli impianti domestici non prima di un anno"</a></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/energia/E-Cat-Andrea-Rossi-non-sa-l-inglese-_18664.html" target="_blank">21 Ottobre 2011 - 16:16 E-Cat, Andrea Rossi non sa l’inglese?</a></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-10-Kg-di-nichel-basterannno-a-cambiare-il-mondo-_18670.html" target="_blank">26 Ottobre 2011 - 13:25 E-Cat: 10 Kg di nichel basterannno a cambiare il mondo?</a></div>
<div style="text-align: left;">
<span class="Apple-style-span" style="background-color: white; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 16px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-uguale-Google-Giallo-nella-rete_18674.html" target="_blank">27 Ottobre 2011 - 16:52 E-Cat uguale Google? Giallo nella rete</a></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-il-test-in-diretta-Twitter-Rossi-snobba-il-TG2-Rai_18675.html" target="_blank">28 Ottobre 2011 - 15:46 E-Cat, il test in diretta Twitter. Rossi snobba il TG2 Rai</a></div>
<div style="text-align: left;">
<span class="Apple-style-span" style="background-color: white; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 16px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/E-Cat-missione-compiuta-il-cliente-misterioso-soddisfatto_18679.html" target="_blank">29 Ottobre 2011 - 11:52 E-Cat, missione compiuta: il cliente misterioso soddisfatto</a></div>
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<br /></div>
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<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/persone/E-Cat-Andrea-Rossi-se-la-gode-e-gioca-a-tennis_18680.html" target="_blank">29 Ottobre 2011 - 14:13 E-Cat, Andrea Rossi se la gode e gioca a tennis</a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-41759353022144578152011-09-12T15:53:00.000+02:002011-09-12T15:54:11.085+02:00Incidente nucleare in Francia: esplode forno a Marcoule, pericolo radiazioni anche per l'Italia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/redazione/editor/immagini/2011/09/11108652470745_1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="174" src="http://ambiente.essenzialeonline.it/redazione/editor/immagini/2011/09/11108652470745_1.jpg" width="200" /></a></div>
Pessime notizie: l'impianto di trattamento dei rifiuti nucleari di Marcoule, a meno di 250 Km in linea d'aria dall'Italia, è saltato in aria...Tutti i dettagli a <a href="http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/Esplosione-nucleare-in-Francia-un-morto-e-timore-radiazioni_18642.html">questo link</a><script type="text/javascript">
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<br />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com0Dent de Marcoule, 30200 Chusclan, Francia44.153951 4.70521344.1425585 4.685472 44.1653435 4.7249539999999994tag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-26689609100293112002011-02-21T23:45:00.002+01:002011-02-21T23:45:30.988+01:00Agricoltura biologica confezionata: +11.6% nel 2010<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/Agricolturabiologicaconfezionata11.6nel2010.jpg" class="post" border="0" width="586" height="151" alt="Agricoltura biologica confezionata: +11.6% nel 2010" /><br clear="all" /><br />
<br />
L'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/agricoltura+biologica">agricoltura biologica</a> continua a vendere bene sul mercato. Lo dimostrano i dati diffusi dall'Ismea, l'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, relativi al 2010. I dati Ismea si riferiscono alla vendita di prodotti agricoli biologici confezionati. Gli incrementi maggiori sono nel settore lattiero caseario ( 13,2%), biscotti e snack ( 13,5%), ( 10,2%), pane e prodotti sostitutivi ( 12,3%) e miele ( 8%). <br />
<br />
Crescono, ma meno, anche frutta e ortaggi (+4,2%) e le <a href="http://www.ecoblog.it/tag/uova+biologiche">uova biologiche</a> che crescono del 7,4%. Quest'ultime, tra l'altro, rientrano nella graduatoria dei cinque prodotti biologici più venduti. Impressionante la crescita di pasta e riso (+22,3%) e salumi ( 56,4%). Per quanto riguarda i compratori, invece, il nord Italia si conferma il mercato migliore per gli <a href="http://www.ecoblog.it/tag/alimenti+biologici">alimenti biologici</a>:<br />
<br />
<blockquote>Nord-Est e Mezzogiorno sono le macroripartizioni geografiche in cui emergono i maggiori incrementi nel 2010, anche se il Nord-Ovest è l'area con la più alta incidenza sulla spesa nazionale. Il consumo di prodotti bio si conferma, comunque, un fenomeno localizzato prevalentemente nel Settentrione d'Italia, che concentra da solo oltre il 70% degli acquisti</blockquote><br />
Via | <a href="http://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5888">Ismea</a><br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/bo47/5260548411/sizes/z/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-46657802950831750322011-02-21T23:44:00.001+01:002011-02-21T23:44:49.602+01:00Sciopero a Fiumesanto per le perdite di petrolio dalla centrale E.ON<code><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="340" src="http://www.youtube.com/embed/i3j7rlobGTE" title="YouTube video player" width="586"></iframe></code><br />
<br />
Sono in sciopero da tre giorni gli operai della <a href="http://www.ecoblog.it/tag/centrale+termoelettrica">centrale termoelettrica</a> E.ON di Fiumesanto, in provincia di Sassari. Chiedono all'azienda di chiudere per sempre i due gruppi a olio combustibile della centrale e di convertirli a carbone. Dicono, ovviamente, "<a href="http://www.ecoblog.it/tag/carbone+pulito">carbone pulito</a>". Con gli operai ci sono tutti i sindacati maggiori: Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uilcem-Uil.<br />
<br />
La richiesta di riconversione della centrale non è di questi giorni, ma si è fatta molto più pressante dopo <a href="http://www.ecoblog.it/post/11848/sardegna-allarme-per-petrolio-in-mare-a-fiume-santo">il disastro ambientale causato dallo sversamento in mare di una gran quantità di combustibile destinato alla centrale</a>, che ha causato una piccola marea nera con ripercussioni molto serie anche sull'economia locale, la pesca e (tra qualche mese) il turismo.<br />
<br />
Buona parte della politica locale è concorde con l'ipotesi di riconversione: la presidente della Provincia Alessandra Giudici e i sindaci di Sassari e Porto Torres, Gianfranco Ganau e Beniamino Scarpa, hanno inviato una lettera al ministro per lo Sviluppo Economico <a href="http://www.ecoblog.it/tag/paolo+romani">Paolo Romani</a> per chiedere l'immediato avvio della realizzazione dei gruppi a carbone da parte della multinazionale tedesca E.On.<br />
<br />
Dalla loro parte, però, politici operai e sindacalisti non avranno certamente gli ambientalisti: l'opzione del carbone non è percorribile sia per via del pulviscolo che per l'impatto sul clima di questo combustibile fossile. La centrale di Fiumesanto, infatti, è stata già oggetto di un <a href="http://lanuovasardegna.gelocal.it/cronaca/2008/10/20/news/fiume-santo-blitz-di-greenpeace-alla-e-on-1529635">blitz di Greenpeace nel 2008</a>.<br />
<br />
Via | <a href="http://www.ventirighe.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3028:centrale-eon-di-fiumesanto-appello-al-ministro-romani-per-il-nuovo-gruppo-a-carbone&catid=37:industria&Itemid=414">Ventirighe</a><br />
Video | <a href="http://www.youtube.com/watch?v=i3j7rlobGTE">Youtube</a><br />
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</script>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-39654864489070654892011-02-17T18:52:00.000+01:002011-02-17T18:52:22.045+01:00Rigassificatore di Livorno, per Greenpeace è un "complotto in alto mare". Il dossier<img align="left" alt="Rigassificatore di Livorno, per Greenpeace è un "complotto in alto mare". Il dossier" border="0" class="post" height="248" src="http://static.blogo.it/ecoblog/RigassificatorediLivornoperGreenpeaceuncomplottoinaltomareIldossier.jpg" width="360" />"Complotto in alto mare", senza dubbio un nome che fa colpo per l'ultimo dossier di <a href="http://www.greenpeace/tag/greenpeace">Greenpeace</a>, dedicato alla procedura autorizzativa del <a href="http://www.ecoblog.it/tag/rigassificatori">rigassificatore</a> off shore di Olt (Iren e E.ON) di fronte le coste di Livorno e Pisa, in pieno <a href="http://www.ecoblog.it/tag/santuario+dei+cetacei">santuario dei cetacei</a>. Non si tratta più delle<a href="http://www.ecoblog.it/post/10246/pisa-livorno-stagione-balneare-a-rischio-i-cittadini-contro-il-rigassificatore-off-shore"> lamentele dei residenti, che rischiano di veder scappare i turisti</a>, sono cose più gravi quelle denunciate dall'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/associazioni+ambientaliste">associazione ambientalista</a>.<br />
<a name='more'></a><br />
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I gravi rischi procurati dal rigassificatore, secondo Greenpeace, sarebbero stati volutamente ignorati dal <a href="http://www.ecoblog.it/tag/ministero+dell'ambiente">Ministero dell'Ambiente</a> durante la fase autorizzativa. In particolare durante la seconda fase, quella con la quale Olt ha chiesto (e ottenuto) l'esclusione dalla procedura di Valutazione di <a href="http://www.ecoblog.it/tag/impatto+ambientale">impatto ambientale</a> per alcune modifiche al progetto.<br />
<br />
Tutto ciò nonostante il rumore generato dalle navi gasiere e dal rigassificatore possa disorientare i cetacei e nonostante l'impianto produrrà, in piena area marina protetta, ben 3,6 tonnellate di cloro all'anno. Questo, afferma Greenpeace, porterà alla formazione di composti organo-clorurati tossici, mutageni e non facilmente biodegradabili. Queste, ed altre, osservazioni di Greenpeace non sono state minimamente prese in considerazione dalla Commissione Tecnica del Ministero dell'Ambiente incaricata di pronunciarsi in merito all'impianto.<br />
<br />
Via | <a href="http://www.agenparl.it/articoli/news/news/20110217-ambiente-greenpeace-complotto-in-alto-mare-su-rigassificatore-off-shore">Agenparl</a><br />
Foto | <a href="http://www.oltoffshore.it/gallery/olt_0004_Layer2.jpg">Olt</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-61542903998608691322011-02-17T18:49:00.001+01:002011-02-17T18:50:30.423+01:00Il "Decreto Milleproroghe" salva le case abusive della Campania. E le quote latte...<img alt="Il \"Decreto Milleproroghe\" salva le case abusive della Campania. E le quote latte" border="0" class="post" height="401" src="http://static.blogo.it/ecoblog/IlDecretoMilleproroghesalvalecaseabusivedellaCampaniaElequotelatte.jpg" width="586" /><br />
<br />
<br />
Per una volta gli allevatori del nord vanno a braccetto con i costruttori abusivi del sud. Cosa ci fanno insieme queste due categorie? Semplice, il "Milleproroghe"! Cioè il decretone approvato ieri dal Senato per sanare, come avviene ormai ogni anno, piccole e grandi questioni della politica italiana rimaste in sospeso.<br />
<br />
Accanto a misure giuste e sacrosante, come la conferma del congelamento dei tributi per le popolazioni <a href="http://www.ecoblog.it/tag/terremoto+abruzzo">terremotate d'Abruzzo</a> e <a href="http://www.ecoblog.it/tag/alluvione+veneto">alluvionate del Veneto</a>, ci sono alcune furbate diciamo così "classiche". La prima è il rinvio dell'abbattimento delle prime case abusive in Campania. Ruspe ferme fino a nuovo ordine, in teoria fra un anno ma solo in teoria. Perché c'è un Milleproroghe all'anno, quindi...<br />
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La seconda furbata, che è il contrappeso leghista alla prima, è un altro rinvio: quello del pagamento delle prime rate delle famosissime <a href="http://www.ecoblog.it/tag/quote+latte">quote latte</a> che gli allevatori bovini del nord Italia dovrebbero (ovviamente, proroghe a parte) iniziare a pagare per aver prodotto più latte di quanto consentito dall'Europa. Che siano giuste o meno le quote latte, e se ne potrebbe discutere per secoli, lo scambio con l'abusivismo campano è semplicemente indecente.<br />
<br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/adrianoit/2071066725/sizes/z/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-33568280197752644792011-02-17T00:05:00.000+01:002011-02-17T00:05:00.726+01:00Miti e leggende sul grande eolico<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/Mitieleggendesulgrandeeolico.jpg" class="post" border="0" align="left" width="270" height="360" alt="Miti e leggende sul grande eolico" />Aper Grandeolico, associazione che riunisce i gestori di molti dei grandi <a href="http://www.ecoblog.it/tag/parco+eolico">parchi eolici</a> in Italia, non ci sta a veder massacrati i mulini a vento e ribatte, colpo su colpo, alle tante critiche che questi impianti ricevono da qualche tempo a questa parte. Incentivi, mafia, inutilità, sono solo alcuni dei "falsi miti" che Aper vuole sfatare anche grazie alla sua ultima pubblicazione: il Windbook. Forse la parte più interessante è quella che tratta degli <a href="http://www.ecoblog.it/tag/incentivi+statali">incentivi statali</a>:<br />
<br />
<blockquote>I consumatori domestici italiani possono osservare la tariffa destinata alle fonti assimilate (inceneritori, cogenerazione attraverso carbone, scarti di raffineria e industriali) e rinnovabili nella componente A3 della propria bolletta dell'energia elettrica. In base ai dati per il 2009 dell'Autorità per l'Energia elettrica ed il gas e del Gestore dei Servizi Energetici, la parte dei certificati verdi per l'energia eolica rappresenta meno del 9% della componente A3 e lo 0,5% dell'intera bolletta. Ciò significa che, a livello tariffario, una famiglia italiana spende mediamente per l'energia eolica il costo di due caffè all'anno</blockquote><br />
Caffè a parte, un altro mito sfatato è quello del vento che mancherebbe in Italia:<br />
<br />
<blockquote>La producibilità media del parco eolico installato riferita all'anno 2009 in Italia è stata di 1.580 ore equivalenti di produzione a massima potenza, poco inferiore a quella tedesca (1.700 ore)</blockquote><br />
Da notare il termine "producibilità" e non "produzione" perché, effettivamente, 1.580 ore di produzione l'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/eolico">eolico</a> italiano non le fa: a causa della scarsissima qualità della rete elettrica italiana spesso e volentieri le pale vengono fermate per evitare sovraccarichi. Verrebbe da chiedersi se questo è colpa del vento, degli incentivi o della mafia...<br />
<br />
Via | <a href="http://www.grandeolico.it/Windbook/aper-windbook.html">Aper Grandeolico</a><br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/jhderojas/2713682934/sizes/m/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-72127669060218454122011-02-15T16:43:00.000+01:002011-02-15T16:43:17.667+01:00In Inghilterra l'eolico costa troppo?<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/InInghilterraleolicocostatroppo.jpg" class="post" border="0" width="586" height="439" alt="In Inghilterra l'eolico costa troppo?" /><br clear="all" /><br />
<br />
Anche in <a href="http://www.ecoblog.it/tag/inghilterra">Inghilterra</a> polemiche sull'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+eolica">energia eolica</a> e sugli <a href="http://www.ecoblog.it/tag/incentivi+statali">incentivi statali</a> che la sostengono: il ministro per l'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia">Energia</a> inglese Charles Hendry, rispondendo ad una interrogazione parlamentare, ha affermato che l'eolico è costato circa 2.2 miliardi di sterline dall'aprile 2002 al marzo 2010.<br />
<br />
Alla domanda sul quando l'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/eolico">eolico</a> potrà reggersi sulle sue gambe, quindi senza incentivi, Hendry ha risposto che non si può fare alcuna stima. Quindi non lo sa. Ma la cosa che più spaventa i sudditi della Corona è il modo in cui verranno pagati gli incentivi all'energia eolica: più tasse e accise sui carburanti.<br />
<br />
Tutto questo in un paese che ha grandi progetti di sviluppo nel settore dell'eolico off shore, come <a href="http://www.ecoblog.it/post/11711/la-rete-off-shore-del-nord-europa-diventa-realta">la rete del Mar del Nord</a>, e che già ospita <a href="http://www.ecoblog.it/post/11201/inaugurata-la-piu-grande-centrale-eolica-off-shore-al-mondo-a-thanet-in-kent">la più grande centrale eolica off shore del mondo, quella del Kent</a>. Nessuno, a quanto risulta, ha ancora chiesto al ministro della Salute inglese quanto risparmierà il paese in assistenza sanitaria grazie alla produzione di energia pulita.<br />
<br />
Via | <a href="http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-1355010/Energy-minister-Charles-Hendry-We-dont-know-wind-power-break-even.html">Daily Mail</a><br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/pikerslanefarm/3414146682/sizes/z/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-51082500808359354852011-02-15T16:42:00.003+01:002011-02-15T16:42:39.321+01:00Obama rinuncia alla legge contro le emissioni di CO2<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/ObamarinunciaallaleggecontroleemissionidiCO2.jpg" class="post" border="0" align="left" width="270" height="360" alt="Obama rinuncia alla legge contro le emissioni di CO2" />Bye bye Cap and Trade: nella legge finanziaria appena presentata da <a href="http://www.ecoblog.it/tag/barack+obama">Barack Obama</a> alla Camera dei Deputati statunitense la proposta di istituire il <a href="http://www.ecoblog.it/tag/mercato+co2">mercato delle emissioni di CO2</a> non c'è. Il presidente americano ha dovuto mestamente rinunciarvi, viste le mutate condizioni politiche in parlamento.<br />
<br />
La legge che prevedeva di far pagare alle aziende americane che emettevano troppa <a href="http://www.ecoblog.it/tag/co2">CO2</a> faceva parte del programma presentato agli elettori americani ed era stata già presentata alla Camera, con esito positivo. L'opposizione repubblicana in Senato, però, l'aveva fatta bocciare. <br />
<br />
Adesso, dopo il recente capovolgimento politico delle ultime elezioni che hanno visto trionfare i repubblicani, Obama ha preferito non inserire nemmeno la proposta del Cap and Trade nella finanziaria: il rischio di vedersi bocciare tutto il piano economico per garantire il vecchio diritto delle aziende americane a far ciò che vogliono ha suggerito al presidente americano di abbandonare i suoi propositi ambientalisti. Resta in vigore, però, il <a href="http://www.ecoblog.it/post/11735/in-california-nascera-un-mercato-di-emissioni-della-co2">mercato delle emissioni voluto da Schwarzenegger in California</a>.<br />
<br />
Via | <a href="http://www.monstersandcritics.com/science/news/article_1619326.php/Obama-gives-up-on-cap-and-trade-to-curb-climate-change">M&C</a><br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/realjameso16/2126065602/sizes/m/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-19696427878522323002011-02-15T16:42:00.000+01:002011-02-15T16:42:03.164+01:00Referendum acqua, nucleare ed elezioni nella stessa data?<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/Referendumacquanucleareedelezioninellastessadata.jpg" class="post" border="0" align="left" width="360" height="270" alt="Referendum acqua, nucleare ed elezioni nella stessa data" />Mentre si riscalda la macchina referendaria per i due super quesiti che verranno proposti agli italiani a breve (quello sull'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/acqua+pubblica">acqua pubblica</a> e quello sull'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+nucleare">energia nucleare</a>), si è già capito che entrambi i referendum avranno un solo grande nemico: l'astensionismo.<br />
<br />
Per combatterlo, e per risparmiare qualche euro che di questi tempi male non fa, la proposta che arriva dalle associazioni pro acqua pubblica e da quelle anti nucleare è sempre la stessa: accorpare i referendum con le <a href="http://www.ecoblog.it/tag/elezioni">elezioni</a> amministrative che si svolgeranno tra primavera e inizio estate in molti comuni italiani.<br />
<br />
Riguardo al referendum sull'acqua pubblica la richiesta di accorpamento può essere anche sottoscritta su internet, <a href="http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_petitions&view=petition&id=171">andando sul sito acquabenecomune</a>. Per quanto riguarda il nucleare, invece, la strategia scelta è stata diversa: le <a href="http://www.ecoblog.it/tag/associazioni+ambientaliste">associazioni ambientaliste</a> hanno scritto a <a href="http://www.ecoblog.it/tag/silvio+berlusconi">Silvio Berlusconi</a> e a Roberto Maroni, rispettivamente premier e ministro dell'Interno, per chiedere che si voti nello stesso giorno delle amministrative.<br />
<br />
Via | <a href="http://www.legambiente.it/dettaglio.php?tipologia_id=3&contenuti_id=2277">Legambiente</a>, <a href="http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_petitions&view=petition&id=171">Acqua Bene Comune</a><br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/agenziami/2415923593/sizes/m/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-44563900123978406512011-02-15T16:41:00.000+01:002011-02-15T16:41:16.050+01:00Enel: dopo il concertone di Cerano anche il Festival di Sanremo<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/EnelamalamusicadopoCeranoancheSanremo.jpg" class="post" border="0" align="left" width="360" height="270" alt="Enel ama la musica: dopo Cerano, anche Sanremo" />Enel Energia, il pezzo di <a href="http://www.ecoblog.it/tag/enel">Enel</a> che vende <a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+elettrica">energia elettrica</a> nel mercato libero, ha annunciato di aver stretto un contratto con il Teatro Ariston di Sanremo per la fornitura di elettricità. E afferma, e garantisce, che sarà tutta <a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+rinnovabile">energia rinnovabile</a> e certificata RECS (Renewable Energy Certificate System).<br />
<br />
Obiettivo dell’accordo, lo dice l'Enel stessa, è contribuire, anche attraverso il nome del prestigioso concorso canoro, ad una crescente consapevolezza ed attenzione nei confronti delle <a href="http://www.ecoblog.it/tag/fonti+rinnovabili">fonti rinnovabili</a>. E poi aggiunge che il Festival della canzone italiana alimentato col contrattino appena firmato eviterà l’emissione in atmosfera di circa 50 tonnellate di <a href="http://www.ecoblog.it/tag/anidride+carbonica">anidride carbonica</a>.<br />
<br />
Tradotto in ecologico: <a href="http://www.ecoblog.it/tag/greenwashing">greenwashing</a> allo stato brado. Fa ridere, a cinque giorni dall'inizio del Festival di Sanremo, leggere che Enel si faccia pubblicità in questo modo mentre ad agosto (notoriamente mese di pausa per giornalisti e blogger ambientali che sono tutti in spiaggia a godersi l'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+solare">energia solare</a>), fa i concertoni nella <a href="http://www.ecoblog.it/tag/centrale+a+carbone">centrale a cbon</a> di <a href="http://www.ecoblog.it/tag/cerano">Cerano</a> con Irene Grandi e Patty Pravo, <a href="http://www.ecoblog.it/post/10955/vittoria-del-no-al-carbone-cristicchi-non-cantera-per-enel-a-ceranohttp://www.ecoblog.it/post/10955/vittoria-del-no-al-carbone-cristicchi-non-cantera-per-enel-a-cerano">con quest'ultima riserva del terzino Simone Cristicchi</a>.<br />
<br />
Perché Cerano è Cerano...<br />
<br />
Via | <a href="http://www.enel.com/it-IT/media/press_releases/release.aspx?IdDoc=1640818">Enel</a> <br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/agostinofedeli/2351676055/sizes/m/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-25531046351788919132011-02-15T16:40:00.000+01:002011-02-15T16:40:18.977+01:00UniCredit entra nel progetto Desertec<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/unicreditentraindesertec.jpg" class="post" border="0" width="586" height="292" alt="UniCredit entra nel progetto Desertec" /><br clear="all" /><br />
<br />
Anche le banche italiane dentro il <a href="http://www.ecoblog.it/tag/progetto+desertec">progetto Desertec</a>: apre le danze UniCredit che ha annunciato, tramite comunicato stampa, di essere entrata a far parte della Desertec Industrial Initiative (Dii). Un po' per coscienza, un po' per soldi.<br />
<br />
<blockquote>Abbiamo deciso di diventare azionisti di Dii e ciò rappresenta un ulteriore passo nell’ambito della nostra strategia complessiva volta alla sostenibilità, dando il nostro contributo alla lotta contro il cambiamento climatico</blockquote><br />
Così parla Vittorio Ogliengo, di UniCredit senza citare le possibilità economiche che, tra l'altro, ancora sono tutte da valutare: Desertec prevede la produzione in nord Africa, entro il 2050, del 15% dell'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+elettrica">energia elettrica</a> consumata in Europa partendo da <a href="http://www.ecoblog.it/tag/fonti+rinnovabili">fonti rinnovabili</a> (soprattutto <a href="http://www.ecoblog.it/tag/eolico">eolico</a> e <a href="http://www.ecoblog.it/tag/solare+termodinamico">solare termodinamico</a> a concentrazione). Quel che ancora non è chiaro, invece, è se di qui a quella data ci sarà la possibilità di captare gli <a href="http://www.ecoblog.it/tag/incentivi+statali">incentivi statali</a> europei anche per la produzione elettrica rinnovabile africana.<br />
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E sono in molti a sperarlo. Paul van Son, CEO di Dii, punta invece sul lato industriale e sulle sue ricadute economiche (incentivi a parte): <br />
<br />
<blockquote>Siamo davvero orgogliosi che UniCredit si unisca alla nostra iniziativa industriale. Il nostro obiettivo è la creazione di una partnership per le energie rinnovabili nella regione del Mediterraneo. Ciò implicherà degli investimenti, lo sviluppo di nuove industrie nei paesi mediorientali e del Nordafrica, la creazione di nuovi posti di lavoro e il trasferimento di conoscenze e know-how. Il sostegno sempre maggiore di istituti finanziari di primo piano come UniCredit dimostra che anche lo sviluppo di energie rinnovabili su larga scala viene considerato un’opportunità di business attraente e promettente</blockquote><br />
Quindi, delle due una: o qualcuno, più in alto di noi, ha fatto i conti e già sa che tra pochi anni produrre <a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+rinnovabile">energia rinnovabile</a> in nord Africa sarà molto economico, e quindi redditizio, oppure si sono messi d'accordo per gli incentivi e ancora non ce lo hanno detto.<br />
<br />
Le banche non cacciano mai i soldi per beneficenza...<br />
<br />
Via | <a href="http://www.unicreditgroup.eu/it/pressreleases/PressRelease1606.htm">Unicredit</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-21084015825110024542011-02-10T00:08:00.000+01:002011-02-10T00:08:13.113+01:00Nuove norme su "appalti verdi" e pile esauste<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/Nuovenormesuappaltiverdiepileesauste.jpg" class="post" border="0" width="586" height="390" alt="Nuove norme su "appalti verdi" e pile esauste" /><br clear="all" /><br />
<br />
L'Italia si adegua alla normativa europea sui parametri ambientali per gli appalti pubblici: il <a href="http://www.ecoblog.it/tag/consiglio+dei+ministri">Consiglio dei Ministri</a> emanato due decreti legislativi per il recepimento della 2009/33 che ha a che fare con il <a href="http://www.ecoblog.it/tag/risparmio+energetico">risparmio energetico</a> e l'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/efficienza+energetica">efficienza energetica</a> negli appalti delle pubbliche amministrazioni. Il provvedimento prevede che le amministrazioni aggiudicatrici, gli enti aggiudicatori e gli operatori soggetti all'obbligo di applicare procedure di appalto, debbano fissare specifiche tecniche in materia di prestazioni energetiche ed ambientali nei documenti preparatori.<br />
<br />
Il risparmio e l'efficienza energetica, quindi, diventano un parametro da tenere in considerazione quando si sceglie a chi far fare un'opera pubblica. Un primo passo verso la progettazione ecocompatibile, che potrebbe premiare chi è già pronto ad offrire progetti in linea con le esigenze dell'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/ambiente">ambiente</a> e sfavorire chi, al contrario, preferisce ancora fregarsene.<br />
<br />
Altro decreto approvato dal governo è quello che modifica la disciplina nazionale in materia di pile ed accumulatori di energia e relativi <a href="http://www.ecoblog.it/tag/rifiuti+speciali">rifiuti speciali</a>, adeguandola ai più recenti dettati comunitari in materia (direttiva 2008/103). Norme tecniche che, in teoria, il nostro governo doveva introdurre in Italia entro il 5 gennaio 2009.<br />
<br />
Via | <a href="http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio.asp?
d=62213&pg=1%2C2385%2C4676%2C6746%2C8948%2C11133%2C13607%2C14537&pg_c=6">Consiglio dei Ministri</a><br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/antoniobosio/4125535509/sizes/z/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-65128970145631861412011-02-10T00:07:00.003+01:002011-02-10T00:08:53.979+01:00Detrazioni 55% anche per il termodinamico. Ma non per tutto<img alt="Detrazioni 55% anche per il termodinamico. Ma non per tutto" border="0" class="post-h" height="324" src="http://static.blogo.it/ecoblog/solaretermodinamico_03.jpg" width="432" /><br />
<br />
<br />
C'è voluta l'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/agenzia+delle+entrate">Agenzia delle Entrate</a> per far chiarezza sulla possibilità o meno di usufruire delle <a href="http://www.ecoblog.it/tag/detrazione+irpef+55">detrazioni del 55%</a> per il <a href="http://www.ecoblog.it/tag/solare+termodinamico">solare termodinamico</a> a concentrazione. La detrazione c'è, ma è solo parziale: si può detrarre solo la parte dell'impianto relativa alla produzione di calore e acqua calda.<br />
<br />
Il solare termodinamico, in realtà, di calore e acqua calda ne fa assai pochi: questi impianti, infatti, servono soprattutto a produrre <a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+elettrica">energia elettrica</a> rinnovabile. Basti pensare al famoso impianto Archimede di Priolo, per rendersene conto: il sole viene catturato e concentrato per riscaldare un fluido che, a sua volta, riscalda l'acqua.<br />
<br />
Ma l'acqua calda, in questo caso, non è il prodotto finale: serve a muovere la turbina che produce l'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/elettricit%C3%A0">elettricità</a>. L'Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha voluto far chiarezza visto che, evidentemente, qualcuno avrà pensato di poter detrarre il 55% di tutto il costo dell'impianto dalle tasse. Decisamente troppo.<br />
<br />
Via | <a href="http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/wcm/connect/9fbfce8045b3a3cc953c9d34b9bd7126/025_Com++st++Ris++Bonus+energia+per+il+termodinamico+07+02+11.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=9fbfce8045b3a3cc953c9d34b9bd7126">Agenzia delle Entrate</a><br />
Foto | <a href="http://www.protermosolar.com/boletines/boletin27.html#destacados03">Protermosolar</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-17862813573506795672011-02-05T22:45:00.002+01:002011-02-05T22:45:43.711+01:00Accordo Regione Sicilia-Eni: chiù petrolio pì tutti!!!<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/antonioalbaneseAccordoRegioneSiciliaEnichipetrolioptutti.jpg" class="post" border="0" align="left" width="360" height="343" alt="Accordo Regione Sicilia-Eni: chiù petrolio pì tutti!!!" />Parafrasando l'ormai celebre battuta di Antonio Albanese-Cetto La Qualunque, verrebbe da chiedersi: che cosa ha intenzione di fare il governatore siciliano <a href="http://www.ecoblog.it/tag/raffaele+lombardo">Raffaele Lombardo</a> per l'<a href="http://www.ecoblog.it/tag/ambiente">ambiente</a> nella sua regione? La risposta ve la potete dare da soli...<br />
<br />
E di motivi per rispondere così, se leggete questo blog ce ne sarebbero a dozzine. L'ultimo è fresco fresco: la <a href="http://www.ecoblog.it/tag/regione+sicilia">Regione Sicilia</a> ha firmato il protocollo di intesa con <a href="http://www.ecoblog.it/tag/eni">Eni</a> per il comparto industriale del <a href="http://www.ecoblog.it/tag/petrolio">petrolio</a> e della raffinazione. Più che un protocollo è un armistizio: da almeno un anno, anche se non lo ammette e non lo comunica per diplomazia, l'Eni è furiosa con il governatore per una serie scelte politiche che ritiene (e non solo l'Eni) incomprensibili.<br />
<br />
A parte il fatto che la Regione Sicilia non paga da anni la bolletta (milionaria) dell'acqua al dissalatore di Gela, gestito in parte dalla <a href="http://www.ecoblog.it/tag/raffineria+di+gela">Raffineria di Gela</a> S.p.a. (cioè dall'Eni), l'ultimo screzio deriva dalla decisione di Raffaele Lombardo di bloccare i pozzi petroliferi della provincia di Ragusa.<br />
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Una notizia che, paradossalmente, non ha nulla a che fare con l'ambiente visto che il blocco è motivato da questioni paesaggistiche: a bloccare i pozzi, e alcune "opere accessorie" come le tubazioni che portano il greggio al Centro Oli Eni di Ragusa, non è stata l'Arpa ma la Soprintendenza ai Beni Culturali. Nessun accenno, quindi, alla tutela del suolo, dell'aria o delle acque.<br />
<br />
Di contro, però, da anni Eni ha sul tavolo qualche decina di milioni di euro da investire a Gela per bonifiche e ammodernamenti che darebbero almeno un sollievo all'ambiente massacrato negli anni (dall'Eni stessa, va precisato) in città. Soldi fermi, da Palermo non arrivano le autorizzazioni.<br />
<br />
E ora l'armistizio: un protocollo di 13 pagine firmato ieri a Palermo con il quale la Regione si impegna<br />
<br />
<blockquote>a intraprendere ogni utile iniziativa di collaborazione e semplificazione amministrativa affinché sia attuato un clima amministrativo e politico costruttivo di collaborazione che crei le premesse per lo sviluppo economico e industriale atteso, senza trascurare gli obbiettivi di tutela e valorizzazione dei valori ambientali, storici, culturale e paesaggistici della Regione Siciliana</blockquote><br />
mentre l'Eni si impegna a coprire il deposito a cielo aperto del velenosissimo <a href="http://www.ecoblog.it/tag/pet+coke">Pet Coke</a> che alimenta la <a href="http://www.ecoblog.it/tag/centrale+termoelettrica">centrale termoelettrica</a> della raffineria di Gela (<a href="http://www.ecoblog.it/post/10680/pet-coke-lanomalia-italiana-intervista-esclusiva-a-saverio-di-blasi-di-aria-nuova-gela">che non dovrebbe nemmeno esistere, a sentire le critiche dell'Unione Europea</a>) e si impegna<br />
<br />
<blockquote>ad avviare il futuro sviluppo delle nuove iniziative di ricerca e coltivazione di idrocarburi all'interno dei siti nei quali EniMed è presente già da decenni, minimizzando ulteriormente l'impatto delle proprie attività sul patrimonio ambientale, storico, culturale e paesaggistico della Regione Siciliana</blockquote><br />
Quindi, se a Palermo parlano lo stesso italiano che si parla a San Donato Milanese, prima del protocollo l'Eni doveva smettere di trivellare, dopo il protocollo deve potenziare le attività di trivellazione. Come mai? Cosa è cambiato? Questione di soldi: la Regione non paga le bollette e l'Eni trattiene una percentuale nelle royalties (10%) da girare a Palermo.<br />
<br />
Quindi, se la matematica non è un'opinione, più l'Eni estrae petrolio e <a href="http://www.ecoblog.it/tag/gas+naturale">gas naturale</a> dal sottosuolo siciliano, prima la Regione Sicilia si toglie di mezzo il pesante debito nei confronti dell'azienda. Una soluzione qualunquemente giusta per tutti.<br />
<br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/toto69/2066040846/sizes/m/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-24401964670371928792011-02-05T22:44:00.002+01:002011-02-05T22:44:42.714+01:00Il ministro Stefania Prestigiacomo finalmente loda le rinnovabili<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/prestigiacomo_02.jpg" class="post" border="0" align="left" width="268" height="280" alt="Il ministro Stefania Prestigiacomo finalmente loda le rinnovabili" />Ci voleva una lettera al <a href="http://www.ecoblog.it/tag/corriere+della+sera">Corriere della Sera</a> per sentire un discorso finalmente pro <a href="http://www.ecoblog.it/tag/fonti+rinnovabili">fonti rinnovabili</a> da parte dell'attuale ministro dell'Ambiente, <a href="http://www.ecoblog.it/tag/stefania+prestigiacomo">Stefania Prestigiacomo</a>. Non che la Pretigiacomo non abbia mai apprezzato pubblicamente le fonti di <a href="http://www.ecoblog.it/tag/energia+rinnovabile">energia rinnovabile</a>, solo che questa volta c'è anche un discorso chiaro, una spiegazione del perché le si debba incentivare. Anche economicamente.<br />
<br />
Parole così belle, e sagge, che non sembrano neanche sue: <br />
<br />
<blockquote>Parlare delle rinnovabili non significa discutere del mascalzone che pianta le pale, magari deturpando il paesaggio, e non le collega alla rete cercando di lucrare sull'incentivo, significa parlare dell'energia che muovera' il mondo di domani</blockquote><br />
Ma anche un accenno alla diversificazione delle fonti, dopo 50 anni di schiavitù dal <a href="http://www.ecoblog.it/tag/petrolio">petrolio</a> (che si sta velocemente trasformando in schiavutù dal <a href="http://www.ecoblog.it/tag/corriere+della+seragas+naturale">gas naturale</a>). E poi, soprattutto, una parola chiara e inequivocabile sugli <a href="http://www.ecoblog.it/tag/incentivi+statali">incentivi statali</a> che, negli ultimi tempi, non godono di buona stampa:<br />
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<blockquote>E' certamente vero che se ci si affida a considerazioni puramente economiche, le fonti rinnovabili comportano un costo maggiore delle fonti convenzionali. Ma la diffusione delle fonti rinnovabili nell'ultimo quinquennio ha determinato economie di scala con una riduzione dei costi fino a 5 volte mentre il valore degli incentivi di supporto alle rinnovabili e' inferiore alle misure di supporto all'uso dei combustibili fossili tradizionali</blockquote><br />
E, per finire, la lode della filiera delle rinnovabili (che, però, in Italia onestamente stenta a decollare):<br />
<br />
<blockquote>La crescita rapida delle fonti rinnovabili si accompagna allo sviluppo di nuove imprese che competono nel mercato mondiale dell'energia con tecnologie innovative impensabili fino a qualche anno fa</blockquote><br />
Per una volta siamo sulla stessa linea, bravo ministro. Che sia l'inizio di una conversione, o è troppo ottimismo?<br />
<br />
Via | <a href="http://energieecostenibili.blogspot.com/2011/02/energie-rinnovabili-parola-al-ministro.html">Energia e Ambiente</a><br />
Foto | <a href="http://www.piazzagrande.info/post/29311/caccia-prestigiacomo-testo-senato-non-condiviso-dal/">Piazzagrande</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6261597115111000494.post-58646579549381592082011-02-03T00:20:00.000+01:002011-02-03T00:20:00.941+01:00Condannato a sette mesi il serial killer dei lupi<img src="http://static.blogo.it/ecoblog/Condannatoasetteanniilserialkillerdeilupi.jpg" class="post" border="0" width="586" height="390" alt="Condannato a sette mesi il serial killer dei lupi" /><br clear="all" /><br />
<br />
Dopo quattro anni di processo è stato condannato il serial killer dei <a href="http://www.ecoblog.it/tag/lupo">lupi</a> dell'appennino: un bracconiere che, nel 2007, aveva ucciso sei lupi in <a href="http://www.ecoblog.it/tag/liguria">Liguria</a>. Se non fosse stato scoperto, però, ne avrebbe ammazzati molti di più: con i denti si era fatto una collana.<br />
<br />
La vicenda è ben sintetizzata dal blog Notitia Criminis:<br />
<br />
<blockquote>La notte del 10 febbraio 2007 viene rinvenuto il cadavere di un lupo dell'Appennino, abbandonato nei pressi di una casa cantoniera in località La Squazza, comune di Borzonasca, con il muso fatto a pezzi. Comincia una lunga e meticolosa indagine che porta gli inquirenti a una serie di perquisizioni a Bavena, sempre nel circondario di Borzonasca, dietro mandato della Procura della Repubblica di Chiavari. Vengono sequestrati: fucile calibro e 12 cartucce a pallettoni appartenenti al cacciatore, abbandonati a 4 km dalla sua abitazione; centinaia di munizioni per fucile e carabina, 1 kg di polvere da sparo non denunciate e alcuni fucili illegalmente detenuti. Tra i reperti, anche lo strano collier di denti canini che il bracconiere giustifica come amuleto</blockquote><br />
Dal test del Dna, eseguito sui denti con i quali si era fatto la collana, è emerso chiaramente che i lupi uccisi erano una mezza dozzina, 3 maschi e 3 femmine. La cosa più incredibile, però, è la pena inflitta: appena sette mesi di reclusione, ovviamente prescritta, per i reati di omessa custodia di armi e munizioni, omessa denuncia di munizioni, <a href="http://www.ecoblog.it/tag/caccia">caccia</a> nei periodi di divieto e uccisione di <a href="http://www.ecoblog.it/tag/specie+protette">specie protetta</a>.<br />
<br />
Via | <a href="http://notitiacriminis.blogosfere.it/2011/02/serial-killer-di-lupi-dellappennino-incastrato-con-il-test-del-dna.html">Notitia Criminis</a><br />
Foto | <a href="http://www.flickr.com/photos/cryptowolf/2703388561/sizes/z/in/photostream/">Flickr</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13063592659975877219noreply@blogger.com