Secondo Legambiente e Wwf nel piano non si fa menzione degli impianti di estrazione, lavorazione e trasporto degli idrocarburi anche se circa il 50% del territorio abruzzese ricade in una delle concessioni per la ricerca degli idrocarburi liquidi e gassosi. Il piano non cita neanche le 722 perforazioni, tra attive ed esaurite, che hanno caratterizzato l'ultimo secolo di storia abruzzese.
Così commenta questa svista Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo
è grave che la Regione vari un Piano di Tutela delle Acque che non affronta il rischio derivante dallo sfruttamento, lavorazione e trasporto degli idrocarburi quando esistono casi eclatanti degli effetti sull'ambiente degli incidenti che avvengono frequentemente presso pozzi, petroliere e oleodotti e degli sversamenti connessi alle normali attività di gestione di queste strutture
Di identico parere è il consigliere nazionale del Wwf Dante Caserta:
il nostro dossier dimostra la totale incompatibilità tra sfruttamento degli idrocarburi e tutela degli acquiferi, sia, ovviamente, nelle aree destinate alla salvaguardia delle acque destinate al consumo umano, sia nelle aree in cui siano presenti corpi idrici sotterranei significativi e d'interesse, peraltro già fortemente pregiudicati dal punto di vista della contaminazione. Per questo riteniamo che il Piano di Tutela debba prevedere specifici divieti alle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi per quanto riguarda la tutela dei corpi idrici sotterranei e la tutela dei corsi d’acqua, prevedendo consistenti fasce di rispetto attorno al reticolo idrografico superficiale
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