L'agricoltura italiana sempre più taroccata: dopo il maxi sequestro di finti limoni biologici nel siracusano di pochi giorni fa, questa volta è toccato al pomodoro: i militari del Nucleo Antifrodi dei Carabinieri (Nac) di Salerno hanno scoperto e sequestrato ad Angri ben 4.607 quintali di doppio concentrato di pomodoro made in China etichettato come italiano. Un quantitativo enorme, dal valore di circa 400 mila euro.
Come nel caso dei limoni, la contraffazione avviene in uno dei luoghi di produzione più importanti d'Italia. Probabilmente per rendere la frode più credibile. Ciò, però, non fa altro che screditare l'agricoltura del nostro paese e mettere a rischio la salute dei consumatori. Comprensibile, per questo, il plauso del ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan ai Carabinieri:
Mi congratulo con i carabinieri del ministero delle Politiche agricole del nucleo antifrodi di Salerno, che hanno sequestrato migliaia di quintali di passata di pomodoro etichettati illegalmente come prodotto italiano e che in realtà era cinese. Quella dei controlli è una sfida che non intendiamo perdere, e anzi continueremo a tenere alta l'attenzione, senza nessuno sconto per coloro che attentano alla trasparenza e alla legalità, uniche garanzie necessarie per la valorizzazione e la tutela della qualità dei prodotti made in Italy
Scontata anche la reazione di Coldiretti:
Le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono praticamente quadruplicate (+272 %) in Italia negli ultimi dieci anni e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni agroalimentari dal gigante asiatico. Dalle navi sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. Bisogna introdurre l'estensione a tutti i derivati del pomodoro dell'obbligo di indicare l'origine del pomodoro utilizzato nelle conserve ed una stretta nei controlli sulle importazioni del pomodoro cinese, penalizzazioni per le industrie e le organizzazioni dei produttori responsabili di comportamenti scorretti
In questo caso non si spacciava il concentrato cinese per un prodotto biologico, come nel caso dei limoni argentini, ma il meccanismo dei taroccatori è identico e sembra, ormai, usuale: si porta un prodotto estero in uno dei luoghi simbolo della sua produzione, in questo caso la Campania, e lo si "trasforma" in italiano sfruttandone la facile commercialità derivante dalla "patria di adozione".
In un paese come l'Italia, che ha una agricoltura tradizionale da difendere e valorizzare anche economicamente, ben vengano le operazioni antifrode come quella dei Carabinieri ad Angri.
Via | Agricoltura on web
Foto | Flickr
Questo post l'ho scritto per Ecoblog