
Con ordine, partiamo dalla Bielorussia che ha ricevuto, il 7 maggio scorso, parere negativo dal ministro per l'Ambiente lituano perché la valutazione di impatto ambientale transfrontaliero sarebbe stata fatta male. La Bielorussia non avrebbe fornito valide alternative alla scelta del sito vicino la frontiera. La Lituania, insomma, chiedeva che la centrale nucleare si facesse un po' più lontana da casa propria. Il sei dicembre, sempre a detta dei lituani, la Via non era ancora completa e mancavano delle risposte ai quesiti posti ai bielorussi.
Passiamo in Russia, per la precisione nella exclave di Kaliningrad che è praticamente inglobata tra la Lituania e la Polonia. In questo caso la centrale nucleare proposta è a due passi da alcune aree protette dal sistema Natura 2000 e i lituani nutrono forti dubbi sulle ripercussioni delle radiazioni sulla salute pubblica. Sia in caso di incidente nucleare, sia per la normale attività dell'impianto. Anche in questo caso la Russia non ha fornito molte risposte, nonostante le iniziali aperture al dialogo.
La Lituania, a questo punto, ha deciso di rivolgersi all'Unione Europea per far rispettare, per entrambe le centrali in costruzione, gli accordi della Convenzione delle Nazioni Unite sugli Impatti ambientali transfrontalieri. La cosiddetta Espoo. Come mai proprio l'Europa? Semplice: perché è a due passi dagli impianti nucleari progettati da Russia e Bielorussia.
Via | Parlamento Europeo
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