E se non fosse poi così vero che gli ambientalisti sono dei gran rompiballe che sanno solo dire no? E se, invece, in Italia non si muove foglia e non si chiude un cantiere per colpa di qualcun altro? A quanto pare è così, a leggere il dossier "Nimby? No grazie" curato da Stefano Lenzi, responsabile Settore legislativo Wwf Italia.
Il dossier, che trovate a questo indirizzo, è corto ma abbastanza tecnico. Non di facile lettura ma assolutamente interessante perché parte da quello che, secondo l'associazione ambientalista, sarebbe il peccato originale delle grandi opere italiane: la legge italiana. Si legge nel dossier:
Il primo problema è che il Primo Programma delle infrastrutture strategiche (Delibera CIPE n. 121/2001) è troppo ambizioso - considerati anche i costi e i tempi di realizzazione che continuano rispettivamente a lievitare e a dilatarsi in maniera incontrollata - e non è sostenuto da un piano economico-finanziario credibile
Le grandi opere, quindi, forse son troppo grandi persino per un grande paese come l'Italia. Ne derivano, a catena, una serie di problemi e incongruenze politico-amministrative che hanno bloccato i cantieri, puntualmente messe in evidenza anche dalla Corte dei Conti:
Nell’”Indagine sullo stato di attuazione della Legge Obiettivo (legge 21 dicembre 2001, n. 443) in materia di infrastrutture e insediamenti strategici”, elaborata dalla Sezione centrale di controllo della Corte dei Conti sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato (approvata con Delibera 8/2005 il 22 marzo 2005, pagina 71, lettere d e ed e) si rileva: “d) L’inclusione così copiosa nel programma di opere vecchie e nuove, senza una puntuale definizione tecnica e finanziaria, ha, in alcuni casi, stimolato istanze locali dirette a risolvere, in modo oneroso per la parte pubblica, le situazioni di stallo reesistenti. Talvolta sono riemerse conflittualità, in precedenza mai del tutto sopite, in ordine alle alternative tecniche, ambientali e sociali, lasciate aperte all’insufficiente definizione progettuale. e) Alle carenze pianificatorie di origine, ha fatto riscontro una parallela insufficienza nella capacità progettuale delle Amministrazioni coinvolte nella realizzazione della legge-obiettivo. Ciò ha comportato la necessità di stornare una parte delle risorse a disposizione dagli interventi realizzativi alla progettazione di opere già incluse nel programma.”
Gli ambientalisti saranno pure dei "signor no", ma probabilmente qualcuno negli anni ha avuto una visione dello sviluppo un po' troppo all'acqua di rose.
Via | Wwf
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Questo post l'ho scritto per Ecoblog
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