
L'impianto, infatti, era stato bocciato dalla Regione Puglia poichè la società proponente non aveva dimostrato in tempo utile di poterlo approvvigionare di materia prima a filiera corta, raccolta entro i 70 chilometri. Ma, secondo il Tar, questo tempo utile imposto dalla Regione era troppo poco. Come ben racconta il BelPaese:
La Conferenza dei servizi convocata a Bari, lo scorso 10 agosto, boccia l’istanza presentata dall’imprenditore Paride De Masi che, secondo la stessa amministrazione, non ha adeguatamente e tempestivamente dimostrato la sostenibilità dell’alimentazione dell’impianto con biomasse provenienti da filiera corta (da recuperarsi, cioè, entro il raggio di 70 km e per almeno il 40% del fabbisogno combustibile) secondo i criteri richiamati dalla Legge regionale n. 31 del 2008. La società di produzione di energia rinnovabile, per dimostrare quanto richiesto, deposita un accordo quadro siglato con Coldiretti che però non convince la Regione: si chiede a Italgest, così, di consegnare una documentazione integrativa entro il 20 luglio 2010. L’avvocato Damiani sostiene che, entro il termine previsto, l’impresa abbia consegnato la maggior parte dei contratti di fornitura di biomasse oleose con i coltivatori della zona. Il 10 agosto, giorno in cui la Regione boccia la richiesta di De Masi, la società consegna gli ultimi contratti richiesti (per una fornitura totale pari a 15mila tonnellate).
Era, quindi, questione di un solo giorno. Il Tar, però, dice che non c'era alcuna fretta di decidere. Considerato l'episodio simile, ma inverso, della centrale a biomasse siciliana che ha ottenuto un maxi rimborso per i ritardi della Regione Sicilia nel decidere sul da farsi, per non parlare della ormai famosa centrale a biomasse del Mercure, viene quasi da ridere: l'Italia non ha la più pallida idea su cosa fare e cosa decidere sulle biomasse, ogni regione sceglie per sé e, puntualmente, sbaglia.
Via | BelPaese
Foto | Flickr
Questo post l'ho scritto per Ecoblog