Dal blog di Sorgenia, azienda che produce energia elettrica da fonte rinnovabile e non, apprendo la curiosa notizia di un recente studio sul Carbon Capture and Storage (CCS), cioè sulle tecnologie in grado di estrarre l'anidride carbonica dai camini delle centrali termoelettriche alimentate da carbone o altri combustibili fossili.
Si tratta di una sorta di spugna fatta di cristalli creati in laboratorio che avrebbero la capacità di catturare una serie di gas, CO2 compresa. Tali gas, in seguito, possono essere rilasciati (si sciacqua la spugna?) e riutilizzati in altri processi industriali. A guidare questo esperimento è stata Deanna D'alessandro, ricercatrice all'università di Sydney, che così descrive il processo:
I cristalli sono composti da fasci di atomi metallici carichi legati tra loro da gruppi di base carbonica. Le strutture molecolari sono simili a quelle delle conchiglie e di microscopiche piante marine dette diatomee. Per questo il nuovo materiale può sostenere l’ambiente umido e caldissimo dei condotti di emissione di una centrale a carbone. Ciò significa che potrebbe essere usato per catturare in maniera reversibile, e poi liberare, la CO2.
Per questa idea la D'Alessandro ha già vinto un premio: i 20.000 dollari del L'Oréal Australia For Women in Science Fellowship che, come dice il nome stesso, è un concorso per donne scienziato sponsorizzato da L'Oreal, la famosa azienda di cosmetici.
In attesa di avere ulteriori riscontri da eminenti chimici e fisici che certamente potranno confermare o smentire le ipotesi della ricercatrice, per precauzione (come sempre accade quando si parla di CCS, concetto nel quale credo assai poco), inserirei la notizia della spugna anti CO2 nella categoria greenwashing.
Via | Efficienza e Sostenibilità
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Questo post l'ho scritto per Ecoblog