Sarà pure uno dei volti più noti, se non addirittura il più noto, dell'economia verde a livello mondiale con tutti gli impegni che comporta esserlo, ma il Prof. Jeremy Rifkin ci ha messo un po' troppo per sconfessare il Piano energetico ambientale regionale siciliano (Pears).
La vicenda, se non si conoscono i dettagli, potrebbe sembrare strana e Rifkin potrebbe persino uscirne bene. Ma la realtà dei fatti è molto diversa da come la raccontano.
Tutto inizia il 13 aprile 2009 quando, all'interno di una gremita aula magna dell'Università di Palermo, Rifkin "battezza" il piano energetico siciliano accogliendo l'invito del governatore Raffaele Lombardo. Ma è un bluff.
Il piano in questione, infatti, è quanto di più lontano possa esistere dalle tesi di Rifkin. Forse non è nemmeno possibile definirlo un piano: un migliaio di pagine accumulate in un faldone (pronto da anni ma misteriosamente fermo nelle stanze degli ex assessorati regionali all'Ambiente e all'Industria), farcito di tabelle copia e incolla dal sito di Terna e da quello dell'Ufficio nazionale minerario idrocarburi e geotermia (Unmig).
In quelle centinaia di pagine si descrive semplicemente l'esistente: una Sicilia piena di pozzi di petrolio e gas e di raffinerie post belliche. Tutto ciò che è rinnovabile, idrogeno compreso, viene relegato a una cinquantina di pagine contenente le cosiddette "schede di azione" per il futuro.
Da notare che molte di quelle schede riguardano progetti sui combustibili fossili...
Il documento, dopo anni di inspiegabili attese (considerate che contiene alcuni scenari al 2012, anno che ai tempi della prima stesura era futuro remoto), viene tirato fuori dai cassetti dall'allora assessore regionale all'Industria Pippo Gianni (Udc, il primo dei quattro assessori competenti in energia nominati da Lombardo in appena due anni, oggi l'ultimo) e presentato in pompa magna con tanto di comparsata di Rifkin.
Rifkin che, ovviamente, quel piano non lo ha mai letto, altrimenti avrebbe notato che qualcosa non andava. Ma tanto poco importa: attualmente il Pears è impantanato in una infinita serie di ricorsi e contro ricorsi tra il Tar (ben 70 aziende si sono appellate al tribunale regionale, quasi tutte aziende attive nelle rinnovabili!) e Cga.
Qualche giorno fa, però, Rifkin si è svegliato e ha dato mandato al suo rappresentante in Europa, Angelo Consoli, di rispondere alle domande di un periodico regionale siciliano. Consoli, al settimanale "S", afferma:
Il piano per l’energia rinnovabile non è stato attuato. Se entro dicembre nulla dovesse cambiare sarà Rifkin a smentire Lombardo a livello internazionale, disconoscendo il Pears e dichiarando che la Sicilia, nonostante i nostri consigli, si è rivelata inadempiente. Purtroppo l’impressione che abbiamo è che il nome di Rifkin sia stato usato a scopo propagandistico
E no, caro Consoli e caro Rifkin, non ci lasciamo prendere per i fondelli: il professore a Palermo è venuto, ha fatto la sua Lectio Magistralis, si è preso gli applausi e ha fatto il paladino delle rinnovabili. Ma le rinnovabili nel Pears non ci sono mai state. Jeremy Rifkin continua a chiedere che il piano, profondamente contrario a tutti i suoi scritti e tutte le sue teorie, venga finalmente approvato.
Abbiamo l'impressione che quel piano, se così si lo si può chiamare, a un anno e mezzo dalla comparsata (pagata dalla Regione con soldi pubblici, a proposito: a quanto ammonta il cachet del professore?) Rifkin non l'abbia ancora neanche letto...
Via | Live Sicilia
Questo post l'ho scritto per Ecoblog