Anche la Cgil regionale siciliana contro la nuova ondata di trivellazioni, a terra come a mare, nel territorio siciliano. In una nota stampa, infatti, il responsabile del Dipartimento Energia e Ambiente del sindacato, Alfio La Rosa, puntualizza che la Cgil ha cambiato rotta e indirizzo rispetto al passato: al ricatto "più petrolio o meno occupazione", in pratica, i sindacalisti non ci credono più:
Il Sindacato non può e non potrà accettare il ricatto tra la tutela dell’ambiente ed il mantenimento dell’occupazione, soprattutto, se proviene da aziende che hanno e continuano a sfruttare ampiamente le risorse del territorio, senza procedere al completamento delle bonifiche del terreno e delle acque inquinate.
Il riferimento, per chi non l'avesse capito, è all'Eni che, non ostante i piani aziendali e i soldi stanziati dal Ministero dell'Ambiente ancora non fa le bonifiche a Gela e in altri siti industriali siciliani di sua competenza. Posizione, tuttavia, poco ideologica e molto pratica perchè subito stemperata da un ritorno alla realtà dei fatti:
Naturalmente, con la produzione e lo sfruttamento di idrocarburi dovremo convivere ancora per parecchio tempo, ma dobbiamo agire con l’obiettivo di ribaltare la produzione siciliana ancor oggi troppo legata al petrolio ed al gas, pertanto non va criminalizzata ogni tipo di trivellazione, sia per quelle già operanti o per altre che possono essere attivate, purché non creino danni e garantiscano la tutela dei beni culturali ed ambientali del territorio
Non manca un accenno alle posizioni ballerine del governatore siciliano Raffaele Lombardo, che recentemente ha lamentato la scarsa resa economica per i siciliani delle trivellazioni petrolifere:
Chiediamo al governo siciliano di essere coerente con le posizioni assunte in questi giorni e pertanto di procedere alla riscrittura del Piano Energetico ed Ambientale Regionale talmente contraddittorio che - nella stessa Deliberazione di approvazione del Piano (n.1 del 3 febbraio 2009) - da una parte promuove le fonti rinnovabili e dall’altra in una delle linee guida stabilisce di “assicurare lo sfruttamento degli idrocarburi”
Tutto ciò, continua la Cgil, partendo dai dati: di petrolio in Sicilia ce n'è poco ed è assai sporco (in pratica estrarre petrolio nell'isola serve solo a giustificare economicamente il mantenimento di raffinerie come quelle di Gela):
I pozzi di petrolio e di gas scoperti in Sicilia erano e sono relativamente modesti, molto frammentari spesso situati a grandi profondità oppure offshore, misera cosa rispetto ai giganteschi giacimenti asiatici o anche rispetto alla minima quantità di produzione nazionale: nel 2009 la produzione di idrocarburi in Sicilia sul totale nazionale (dati aggiornati al 30/09/2009) era pari al 12,5% di olio greggio e 4,1% di gas naturale. A fronte di uno sfruttamento che dura da 60 anni, i siciliani ricevono a tutt’oggi pochissimo rispetto ai guasti pagati in termini ambientali. Impensabile e fuorviante è per la CGIL, con questi dati, pensare di riproporre ancora una volta un vecchio slogan da usare per lanciare una nuova corsa all’oro nero, “la Sicilia come il Texas”.
E poi una bella stoccatina nei confronti di Vittorio Sgarbi, che qualche giorno fa aveva detto di preferire il petrolio all'eolico e al fotovoltaico:
Al Sindaco di Salemi che si dichiara a favore delle trivellazioni profetizzando un futuro di ricchezza per la Val di Mazara, consigliamo di rileggere gli ultimi sessant’anni di storia siciliana, quando nell’area iblea nacque il sogno industriale economico, incentrato sui combustibili fossili e che oggi evidenzia sempre più evidenti guasti all’ambiente e alla salute delle popolazioni residenti
Via | Comunicato stampa
Foto | Flickr
Questo post l'ho scritto per Ecoblog
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