Produrre energia da fonti rinnovabili responsabilmente. Con una battuta si potrebbe sintetizzare così la richiesta proveniente dall'associazione "Città del Vino" che vorrebbe una sorta di piano regolatore generale per eolico e fotovoltaico. L'idea, almeno così afferma l'associazione, è quella di far convivere rinnovabili e paesaggio ma, come spiega il presidente Giampaolo Pioli, c'è anche l'aspetto economico:
Quello delle energie rinnovabili e' un tema che interessa sempre piu' da vicino i territori rurali ma, in un momento difficile per l'agricoltura come quello che stiamo vivendo, si corre il rischio che sostituire un vigneto con un impianto fotovoltaico o installare pale eoliche al posto di colture o vicino ad edifici di interesse storico e culturale, possa essere considerato solo una forma di reddito alternativa, senza considerare i gravi danni di immagine per il paesaggio e le pesanti ripercussioni sul turismo. L'obbiettivo e' quello di dare ai sindaci dei territori del vino regole e misure per la gestione urbanistica degli impianti. Siamo assolutamente favorevoli al diffondersi delle energie alternative ma e' necessario che gli strumenti urbanistici dei comuni si facciano carico di scegliere le porzioni di territorio aperto meno produttive e svantaggiate, le aree industriali o di cava dismesse
Così la raccontano, ma non è l'unica versione dei fatti visto che produttori di uva da mosto e produttori di energia rinnovabile si contendono un bene una volta abbondante, oggi un po' meno: i terreni a basso costo. Bisognerà pure ammetterlo, prima o poi, che chi vuole difendere il paesaggio dal presunto assalto delle rinnovabili qualche interesse, anche economico, lo ha.
Ecco, allora, che si chiedono limiti per le rinnovabili mentre, contemporaneamente, si chiedono e si ottengono benefici economici puramente assistenziali per i produttori di uva come la recente vendemmia verde siciliana. Una misura scandalosa perchè, dai primissimi dati disponibili (la vendemmia è iniziata da poche settimane) i risultati sono già pessimi: crollo della superficie coltivata a vigna da mosto senza che ciò abbia il minimo effetto sul prezzo pagato all'agricoltore per l'uva stessa.
E quando neanche l'assistenzialismo riesce a risolvere i problemi dei produttori di uva si teme la concorrenza e si chiedono vincoli nel nome del paesaggio. Come se un impianto fotovoltaico o eolico influisse in qualche modo sulla quantità e sulla qualità di uva prodotta da una vigna. Se almeno così fosse, e ovviamente non può esserlo, richieste come quella dell'associazione Città del Vino avrebbero un senso.
Via | Affari Italiani
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Questo post l'ho scritto per Ecoblog