Leggo oggi sulla Home Page di "Quotidiano Energia" che il Direttore generale del ministero dell'Ambiente, Corrado Clini, si è recato nei giorni scorsi in Tunisia per riprendere un vecchio discorso che, per diversi anni, era rimasto sepolto sotto le sabbie del Sahara.
Si tratta dell'interconnessione elettrica tra Tunisa e Sicilia: un cavo sottomarino da 500-1000 MW, dipende se sarà singolo o doppio, che Terna vorrebbe adagiare sul fondo del Canale di Sicilia per connettere le reti ad alta tensione italiana e tunisina.
Scopo del progetto (a cui al tempo aveva lavorato anche l'allora ministro Bersani), produrre rinnovabili in Africa per esportare l'energia in Europa, pagando con incentivi europei l'energia esportata.
O almeno così la raccontano. In realtà nel Memorandum di Intesa di rinnovabili si parla poco o nulla, mentre si cita espressamente una centrale termoelettrica che avrà come combustibile il gas naturale se non, addirittura, il carbone. La scelta dipenderà da mere questioni economiche.
Si tratta dell'interconnessione elettrica tra Tunisa e Sicilia: un cavo sottomarino da 500-1000 MW, dipende se sarà singolo o doppio, che Terna vorrebbe adagiare sul fondo del Canale di Sicilia per connettere le reti ad alta tensione italiana e tunisina.
Scopo del progetto (a cui al tempo aveva lavorato anche l'allora ministro Bersani), produrre rinnovabili in Africa per esportare l'energia in Europa, pagando con incentivi europei l'energia esportata.
O almeno così la raccontano. In realtà nel Memorandum di Intesa di rinnovabili si parla poco o nulla, mentre si cita espressamente una centrale termoelettrica che avrà come combustibile il gas naturale se non, addirittura, il carbone. La scelta dipenderà da mere questioni economiche.
Ma non potevano dircelo?
I dettagli del memorandum di intesa si possono leggere nel comunicato stampa di Terna, che non dice esattamente le stesse cose che si leggono sul sito del governo tunisino.
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