Archiviato il G8 di Siracusa con un pugno di promesse, Stefania Prestigiacomo legge i giornali e scopre che tutti si sono accorti della pochezza dei risultati. Non ci sta e scrive...
Ha scelto il Corriere della Sera il ministro al centro delle critiche degli ecologisti di tutto il Bel Paese. In una lettera al direttore dal titolo "Perchè il G8 di Siracusa avvicina l'accordo sul clima" la Prestigiacomo difende ed esalta l'esito dei lavori affermando che a Siracusa si sono poste le basi per una trattativa concreta e, quindi, per un accordo.
Il grande successo, secondo la Prestigiacomo, sta nel fatto che si è cominciato a parlare anche del ruolo e delle responsabilità dei paesi emergenti. Un ruolo che, è vero, non si può sottovalutare. E non ci sono solo Cina e India.
Ma questo non vuol dire che è lecito per i ministri dei Paesi maggiormente industrializzati approfittare dell'arretratezza altrui per giustificare la propria. Al contrario, a mio avviso, i grandi del mondo e soprattutto gli europei si dovrebbero emancipare da discorsi di questo tipo: le tecnologie ci sono, le risorse pure, si può cambiare l'economia occidentale e costringere gli altri a seguirci. Chi guida il mercato, da sempre, mette i paletti e gli ostacoli per gli altri. Se ci arrendiamo a giocare tutti nel mercato di oggi (che è un mercato ormai vecchio) allora siamo tutti morti: Cina, India, Nord Africa, sono tutti pronti a sbranarci.
Se poi travestiamo da beneficenza ecologista operazioni "neo-nimby-colonialiste" allora siamo proprio alla frutta.
Armiamoci e partite, si diceva una volta....
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