Accise che vanno e vengono, rinnovabili bloccate, polemiche sterili: il difficle rapporto tra agricoltura ed energia in Italia
È giallo sul futuro dell’accisa per il gasolio agricolo destinato al riscaldamento delle serre: di qualche giorno fa una circolare dell’Agenzia delle Dogane che sospendeva, a far data dal 3 novembre, l’esenzione dell’accisa per i serricoltori italiani.
L’agenzia delle dogane, in pratica, metteva in pratica il volere dell'Unione Europea che da sempre ritiene l’esenzione del gasolio per le serre una distorsione del mercato: se esenzione ci deve essere, afferma l’Europa, deve essere per tutto il settore agricolo e non solo per le serre.
Ma se l’esenzione è per tutti, allora è aiuto di Stato. E quindi va abolita.
Su questa traccia il provvedimento dell’Agenzia delle Dogane italiana, che ha gettato nel panico migliaia di imprenditori agricoli, specialmente in Sicilia e Liguria, patria dell’ortofrutta e della florovivaistica in serra.
Nettissima, ovviamente, la critica al provvedimento da parte delle associazioni di categoria dell’agricoltura.
Repentina anche la reazione del Mipaf, il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, che ha diramato una nota in cui precisa che la decisione della commissione europea non si applica alle accise sul gasolio per le serre perché l’articolo che lo disciplina non è tra quelli dichiarati incompatibili con il mercato comune europeo.
Le esenzioni, quindi, rimangono. O almeno così sembra, visto che la confusione è totale.
Ma le cose non vanno bene neanche fuori dalle serre, in altre regioni italiane: la Cia (Confederazione italiana agricoltura) Toscana ha appena lanciato una provocazione alle istituzioni per lanciare un segnale forte riguardo alla difficoltà che riscontrano gli agricoltori per avere le autorizzazioni a istallare gli impianti fotovoltaici.
Tale provocazione ha l'impronunciabile nome di “Fotovoltantenna”.
Diciamolo chiaramente: in tempi di magra, quando non si sa neanche se il prezzo di vendita dei prodotti agricoli coprirà i costi di produzione, un risparmio sulle spese dell'energia o, meglio ancora, un piccolo guadagno integrativo derivante dalla vendita dell'energia stessa, non sarebbe affatto male.
Secondo la Cia Toscana, allora, è “inutile promuovere le energie rinnovabili se poi i vincoli burocratici ostacolano l’ istallazione degli impianti”.
E il problema sta proprio qui: gli agricoltori toscani si farebbero volentieri il pannello vicino al fungo porcino e all'ulivo hàrapelli ma la cosa non è affatto facile.
Molto più facile farsi la parabola per vedere in televisione i politici che tutto fanno nella vita tranne che favorire le rinnovabili.
Come legge nazionale prevede, anche in Toscana per il fotovoltaico vige il limite dei 20 KW massimi per non avere rogne. In pratica se non si sorpassa quella potenza, che già non sarebbe male averla, basta fare la sola Dia, Dichiarazione di inizio attività.
I regolamenti comunali, però, impediscono tutto ciò spalmando limiti e vincoli ovunque.
Il passo verso la fotovoltantenna, una sorta di antenna parabolica rivestita da pannelli fotovoltaici, per gente allegra come i toscani è proprio breve.
Scendiamo a sud, cambiamo associazione di categoria dell'agricoltura e fonte energetica e tutto cambia.
A quanto pare, la Coldiretti di mezza Calabria è in fermento contro l’eolico. La motivazione è la presunta desertificazione dei terreni dovuta alla posa e gestione ventennale delle pale.
Per maggiore precisione, riporto le parole del presidente interprovinciale della Coldiretti di Crotone-Catanzaro e Vibo Valentia Roberto Torchia:
“I dati ci dicono che con riferimento al 31-12-2008 lo sviluppo dell’energia eolica ha già trasformato in deserto un territorio grande quanto in un’autostrada di diecimila chilometri, inibito alla coltivazione e al pascolo per far spazio alle aree di rispetto di 3.640 torri eoliche presenti i Italia“.
Questa è bella! Ma dove sta scritto che le aree che ospitano i parchi eolici sono interdette al pascolo? Questa è nuova…
Interdetto al pascolo e alla coltivazione, al massimo, è lo spazio di sicurezza necessario alla posa e alla gestione del dado di cemento armato che tiene in piedi la torre eolica. Ma tra una torre e l’altra le vacche pascolano beate.
La facessi io la vita che fanno quelle vacche tra le torri, mi accollerei anche il macello alla fine.
A parte il fatto che se il presidente Torchia riuscisse a far crescere anche solo una rapa nel classico terreno adibito all’eolico (crinali collinari e montuosi dove al massimo cresce l’erba spontanea per il pascolo perchè in inverno fa un freddo da pazzi) avrebbe immediatamente risolto il problema della fame nel mondo…
E invece no, si continua con la speculazione mentale-economica di dare contro alle pale.
Mi rifiuto di credere che, se le ho viste io le vacche che lavoro davanti a un computer per buona parte della giornata, non le ha viste il presidente interprovinciale calabrese di Coldiretti che (suppongo e mi auguro) sta in campagna dalla mattina alla sera.
O forse il dirigente calabrese di Coldiretti ai prodotti della terra preferisce quelli del mare?
Technorati Tag: Fotovoltantenna,Agricoltura,Gasolio,Serre,Cia,Coldiretti,Eolico,Fotovoltaico,Pesce al veleno
0 commenti:
Posta un commento