Siamo solo al secondo giorno di trattative e i paesi ricchi hanno già ottenuto il primo risultato: i poveri si spaccano. E battono cassa…
Fedele al mio proposito di seguire la conferenza di Copenhagen solo tramite il servizio stampa ufficiale, anche oggi leggo brutte notizie.
Tra la decina di comunicati di oggi, uno in particolare mi interessa: questo.
Descrive una prima spaccatura all’interno del G77, il G8 dei poveri che, nonostante il nome, riunisce 130 paesi in via di sviluppo. Quello che una volta si chiamava terzo mondo…
Leggo dal comunicato:
Division among the members makes it difficult for the Group of 77 (or G-77) to speak with one voice. This may hamper the negotiations at the ongoing UN conference in Copenhagen.
“Differences between (…) nations grouped under the G-77 are growing wider on almost all crucial issues, making it increasingly difficult for the climate talks to produce a consensus,” The Jakarta Post reports.
Il problema è che tra i 130 del G77 c’è un po’ di tutto: Cina, India e Brasile, da una parte, Bangladesh, Indonesia e mezza Africa dall’altra.
Interessi evidentemente diversi…
Tra i 130 del G77, ad esempio, vi era la proposta indonesiana di concedere tempo fino al giugno 2010 per raggiungere l’accordo di Copenhagen (o meglio, post-Copenhagen).
Meglio tardi che mai, insomma. O meglio tardi che poco o niente, come sembrano andare le cose in questi primi giorni.
Nossignore. La proposta non piace a Cina, India, Brasile e Sud Africa che ancora, a conferenza già iniziata, non hanno dato un parere ufficiale in merito.
Nel frattempo, c’è chi muore di fame. Ma non di sete, visto che è costantemente sommerso dalle acque che, nonostante le teorie dei negazionisti del riscaldamento climatico, continuano ostinatamente e maleducatamente a cadere su certi paesi sotto forma di piogge torrenziali o di straripamenti inspiegabili.
Parlo del Bangladesh che, si dice, di tutti i paesi messi così è quello messo peggio.
E infatti proprio il Bangladesh è il primo a battere cassa: non si sa se e quanto verrà stanziato per ridurre i rischi e i danni del surriscaldamento globale ma già il paese asiatico ha deciso di chiedere il 15% della somma totale.
E il servizio stampa della conferenza titola:
Bangladesh asks for 15 percent of any climate fund
Even before any climate adaptation fund has seen the light of day, Bangladesh makes substantial demands.
Fuga in avanti o fuga indietro?
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