
Scambio di accuse tra Cina e Stati Uniti sugli aiuti pubblici all'industria delle rinnovabili. Tutto inizia ai primi di settembre, con una petizione lanciata dal sindacato statunitense United Steelworkers per chiedere che gli aiuti statali cinesi venissero riconosciuti come lesivi della concorrenza internazionale.
Le convinzioni dei lavoratori americani dipendevano essenzialmente da cinque fattori. Il primo ha a che fare con le materie prime necessarie all'industria dell'energia pulita: la Cina produce il 90% di queste materie prime e ostacolerebbe le aziende straniere che vogliono acquistarle. Il secondo ha a che fare con tecnologie e brevetti: secondo il sindacato in Cina si lavora solo in JV con le aziende locali alle quali si deve cedere l'utilizzo dei brevetti.
Il terzo fattore deriva dal fatto che almeno l'80% dei materiali utilizzati negli impianti eolici prodotti in Cina deve essere, a sua volta, prodotto in Cina. Il quarto ha a che fare con i sussidi cinesi all'industria delle rinnovabili che, a detta di United Steelworkers, sono pari a cinque volte i sussidi elargiti dal governo americano. Il quinto, infine, driva dal quarto: con tutti questi contributi pubblici l'industria cinese delle rinnovabili sta soppiantando senza pietà quella europea e statunitense.