
La ricerca è un panegirico in circa 300 pagine della produzione di energia elettrica da fonte nucleare, partendo dai risparmi economici, passando per quelli ambientali e finendo con alcune osservazioni geopolitiche su una futura Italia nucleare.
Ovviamente, secondo la ricerca, va tutto bene: il nucleare è sicuro, economico, utile al tessuto industriale italiano. Inutile mettersi a fare guerre di religione su queste affermazioni, si finirebbe solo per prendersi per i capelli e dividersi per posizioni ideologiche.
Alcune osservazioni, però, vanno fatte. Soprattutto per il lato economico che, con la crisi nera che c'è, è quello che affascina di più i neo e vetero nuclearisti.
La ricerca offre tre "scenari puramente ipotetici e di studio (non di previsione)": "riferimento", "alternativo" e "integrazione".
Il primo considera l'Italia al 2030 nel caso in cui tutte le previsioni del Pacchetto Clima della Ue e del Piano di Azione Nazionale per le Rinnovabili vadano in porto: 73% di energia elettrica prodotta da fonti fossili e 27% da fonti rinnovabili.
Il secondo considera uno sviluppo maggiore delle rinnovabili e niente nucleare: 62% fossili e 38% rinnovabili.
Il terzo considera anche il nucleare: 48% fossili, 27% rinnovabili, 25% nucleare.