Anche la Raffineria di Milazzo al vaglio della commissione ministeriale per l’Aia. Sul territorio, nel frattempo, non ci sono neanche le centraline…
Dopo la centrale termoelettrica Edipower, ora tocca alla raffineria passare dalla Commissione IPPC per l’Autorizzazione Integrata Ambientale.
Puntuali, come sempre, arrivano le osservazioni dell’associazione Tat di Milazzo che segue la vicenda ambientale della Valle del Mela da parecchi anni.
Il discorso, afferma la Tat, è che il tessuto industriale della zona è molto complesso: da una parte la centrale Edipower, dall’altra la Raffineria di Milazzo. In mezzo altri impianti di dimensioni minori.
Tutto insieme rende l’aria del posto non esattamente salubre.
Rischio chimico, quindi. Ma non solo…
La Tat, neanche a torto, nota come esista anche un rischio di incidente rilevante perché, se qualcosa va storto in raffineria, il botto è di quelli che si ricordano.
L’impianto, tra l’altro, non è nuovo ad incidenti, seppur “minori”: nel 1995 una violenta esplosione causò 7 morti e 17 feriti.
Inquinamento, da una parte, rischio di botto dall’altra.
Si dirà: “non sarà mica l’unica raffineria del mondo…”.
Verissimo, ma è vero anche che è un impianto molto anziano, più volte rimaneggiato, che “divide l’appartamento” con una termoelettrica da sei linee ad olio combustibile (e con i relativi serbatoi), mentre una popolazione residente di oltre 100.000 persone tutto intorno spera che vada tutto bene.
Che fare?
Iniziamo dall’inquinamento: quant’è? Non si sa, non si fanno le rilevazioni, non ci sono le centraline.
Iniziamo a metterle, è ovvio, quasi banale. Ma ad oggi non ci sono, a meno che per centraline non si intenda quelle che si istallano da sole le aziende…
E poi un piano decente di sicurezza, di quelli fatti bene, con i pompieri, l’Asl, la Protezione Civile.
Tutto si può fare, se si fa bene.
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