Desertec: entra pure Terna. E l'Africa potrebbe essere più avanti dell'Italia

Il nucleare ucciderà il progetto desertec? Primi problemi in Algeria e GermaniaTerna ha annunciato, a fine settembre, di essere entrata nel progetto Desertec con quote paritetiche rispetto agli altri partner europei ed africani.

Il progetto, come ormai i lettori sanno bene, prevede l'installazione nel deserto nordafricano di centinaia di megawatt di pannelli solari termodinamici per produrre energia elettrica per la riva sud del Mediterraneo come anche per quella nord: è previsto, infatti, anche il collegamento elettrico con l'Europa.

Collegamento che dovrebbe essere doppio: uno dalla Spagna e uno dal medio oriente attraverso la Turchia. E, a questo punto con l'interessamento di Terna, anche triplo con un terzo cavo che parte dalla Tunisia e arriva in Italia.

Non per niente l'Amministratore Delegato della Desertec Industrial Initiative, Paul Van Son, ha dichiarato:


L'Italia e' un paese chiave per noi grazie alla posizione geografica ed alla sua vicinanza con la Tunisia. Inoltre, considerata la vasta esperienza come operatore nazionale della rete elettrica, Terna puo' apportare alla nostra joint venture un contributo di conoscenza notevole sull'integrazione dell'energia rinnovabile nelle reti elettriche


Se non fosse che in mezzo c'è la solita Sicilia con la solita rete elettrica. Già oggi, infatti, l'isola ha seri problemi a smistare l'energia prodotta in loco persino da fonte fossile. I guai per le rinnovabili sono ancor più grossi.

Pensate a cosa potrebbe succedere se a questa situazione si aggiungesse anche un grosso flusso di energia (per fortuna stabile e prevedibile perchè il termodinamico del Desertec sarà collegato a centrali elettriche a ciclo combinato) proveniente dal Nord Africa.

Certo, Desertec arriverà a maturazione forse tra vent'anni ma gli ultimi vent'anni di investimenti Terna nell'Italia meridionale non verranno ricordati per un particolare attivismo. Terna, ovviamente, se la prende con le amministrazioni regionali che non rilasciano le autorizzazioni le quali, a loro volta, affermano proprio l'opposto.

La vedo già la scenetta, tra qualche anni, quando gli algerini (sempre che partecipino, ultimamente hanno dubbi sul Desertec), i tunisini e gli altri popoli del Nord Africa che decideranno di credere nell'iniziativa verranno a bussare, cavo in mano, alle nostre porte per chiederci: scusate, come è andata a finire?

Via | Terna Web Magazine
Foto | Desertec
Questo post l'ho scritto per Ecoblog

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