Copenhagen: cominciamo male…

Il vertice è appena iniziato, ma le posizioni sono già lontanissime. E l’Occidente sviluppato fa il filo a India e Cina.
  
conferenza-ONU-copenhagen

Ho deciso di seguire il vertice di Copenhagen solo e soltanto dai comunicati ufficiali.
Niente tv e niente giornali. Non so se ce la farò…


In ogni caso, leggendo i comunicati della prima giornata sto vertice non lo vedo affatto bene.
Tre dispacci, in particolare, mi fanno pensare al peggio.

Il primo descrive la posizione del G77, cioè dei 77 paesi in via di sviluppo che si sono presentati alla conferenza speranzosi di scaricare l’onere della riduzione delle emissioni solo, o quasi, sulle spalle di Europa e Stati Uniti e, contemporaneamente, di ottenere anche qualcosina di soldi per ridurre anche loro per quanto possono.

Cioè poco.

Leggiamo un pezzettino del comunicato:
About the EU’s promise to reduce emissions by 20 percent from 1990 levels in 2020 – rising to 30 percent if other nations follow with ambitious targets – the President of the G-77, Lumumba Stanislaus Di-Aping, said:
"It's a serious mistake and lack of responsibility from the European countries to commit to such a low degree of reductions…It's their obligation to rise up to the challenge of serious reduction of emissions because science has already spoken that the world cannot afford inaction," he said and continued:
"I do believe that they [the European countries] should move away from considering their national economic interests at the cost of humanity."
Abbastanza chiaro, direi: l’Europa non può fermarsi alla piccola promessa di ridurre del 20% le emissioni rispetto al 1990.

Che poi, non va dimenticato, era l’obbiettivo di Kyoto. Fallito…

L’Europa, però, risponde con un secondo, subdolissimo, comunicato:
A study released by the UN Environment Program Sunday indicated that pledges by industrial countries and major emerging nations fall just short of the reductions of greenhouse gas emissions that scientists have called for — and the gap is narrower than previously believed.
Miracolo! Le riduzioni previste da Europa e, guarda caso, “i maggiori paesi emergenti” (leggi Cina e India), sono molto più vicine di quanto si possa pensare a quanto chiedono gli scienziati.

Alla faccia del G77 e delle sue richieste.

Ma c’è di più, c’è il terzo comunicato in cui si afferma che sull’edizione tedesca del Financial Times, a sua volta, si afferma l’agenzia di stampa AFP sarebbe entrata in possesso di una bozza di accordo sul piatto da offrire ai paesi “poveri” già bella e pronta ma con una grande X:
In a draft text obtained by the news agency AFP, the amount is just given as “X billion euros for the years 2010 to 2012”, but according to the German daily’s source, the X will be replaced by a figure in the range from one to three.
Due notizie, entrambe brutte: la prima è che un servizio stampa ufficiale di una conferenza Onu è costretto a rincorrere un giornale, per quanto grande e prestigioso. La seconda è che l’Europa sarebbe disposta a mettere di tasca propria solo 1, 2 o al massimo 3 miliardi di euro.

Il “terzo mondo” ne vorrebbe dieci!

Mi chiedo e mi domando, leggendo appena tre comunicati del primo giorno di lavori, si poteva partire peggio?


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