Milazzo: l'enciclopedia dei veleni

A Milazzo l'associazione Tat torna alla carica.
NOX, SOX, NH£, BTX, CS2, Mercaptani, Metalli pesanti: nella valle dei veleni c'è di tutto.



Tra Milazzo e San Filippo del Mela, in provincia di Messina, passa un tiro di schioppo. Eppure, in così poco spazio, c'è posto per una raffineria e una centrale termoelettrica ad olio combustibile. Cioè petrolio.


Secondo voi la gente del posto è contenta?

No, non molto, e hanno ragione: nell'aria che respirano c'è di tutto, e la maggior parte di quel "tutto" lo comprende solo un chimico.

Il problema, da quelle parti, è che i controlli sono un po' scarsetti, non si sa mai esattamente come stanno le cose. Gli impianti inquinanti hanno la loro bella rete di centraline: se andate di fronte l'ingresso della raffineria di Milazzo trovate un bel display gigante aggiornato in tempo reale con dei numeri che cambiano in continuazione.

Anche se sono sempre gli stessi, tutti i giorni e tutto il giorno. Sia quando la raffineria produce molto, sia quando produce poco.

Per fortuna gli abitanti della zona, nelle ultime settimane, se la passano meglio: la raffineria è in manutenzione ed è mezza spenta. L'altra metà ancora lavora.

Sarà forse la botta d'ossigeno dovuta alla migliorata qualità dell'aria, ma in tempi di mezza raffineria a quelli della Tat, l'Associazione Tutela Ambiente e Territorio, è venuta la buona idea di riprendere carta e penna e farsi sentire.

Con un comunicato, nel quale si preoccupano di fare ciò che, in realtà, altri dovrebbero fare e non certo i cittadini comuni. Non perchè non sia loro diritto, ma perchè sarebbe dovere di qualcun altro...

Che hanno fatto? Hanno spiegato per benino quali impianti si possono trovare in quei pochi chilometri quadrati, quali sostanze emettono ma non (perchè non possono) quante ne emettono.
Perchè il problema è sempre quello: il monitoraggio.

La buona volontà di una associazione può fare molto, moltissimo, ma non i miracoli.
Che poi miracoli non sarebbero, visto che in altre parti d'Italia e del mondo le centraline ci sono e i monitoraggi si fanno....

Per gli amanti della chimica, ecco la piccola enciclopedia dei veleni con un gustoso copia/incolla del comunicato della Tat:

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La Raffineria  di Milazzo e  San Filippo del Mela (Me)  Sicily, è uno stabilimento dove si separa il petrolio greggio, che è una miscela di idrocarburi, soprattutto idrocarburi paraffinici a diverso peso molecolare, nei suoi componenti, e dove questi ultimi vengono trattati per ottenerne altri, che vanno da composti organici leggeri, quali il GPL (miscela di propano e butano con tracce di etano e pentano) a composti pesanti quali asfalti e simili. Le raffinerie in genere hanno un ciclo di lavorazione che può essere classificato in funzione degli impianti presenti e dei prodotti realizzati. Alcuni di essi sono:

  • Hydroskimming: distillazione topping + vacuum, reforming catalitico, desolforazione gasoli. Si realizza una bassa resa in prodotti leggeri e un'alta resa in olio combustibile.
  • Schema a conversione: a differenza delle raffinerie hydroskimming, le frazioni pesanti non vengono vendute come olio combustibile ma convertite termicamente o cataliticamente in frazioni più leggere. Le raffinerie di questo tipo sono più flessibili nel rispondere alle diverse richieste del mercato (stagionalità dei prodotti).
  • Lube: in una raffineria Lube si producono principalmente basi per oli lubrificanti. I grezzi che sono impiegati devono essere a base paraffinica.

Quella di Milazzo e San Filippo del Mela è assimilabile all’Hydroskimming, ove si ha un’alta resa di olio combustibile (circa 1 milione di tonnellate ogni anno).

A tal punto ci si domanda dove va a finire tutto questo olio combustibile ?

Buona parte va direttamente ad alimentare la Centrale termoelettrica Edipower, tale supposizione è confermata dalla locations della Centrale, dall’oleodotto che collega i due stabilimenti, dalla tipologia degli impianti della Centrale stessa.

Se così è allora la strategia industriale è evidente, oltretutto  si capisce come mai ad oggi non è stato possibile impiantare un sistema valido di monitoraggio e diffusione dei dati, per una corretta valutazione del fenomeno che coinvolge l’intera Valle del Mela, è evidente che un buon impianto di monitoraggio avrebbe compromesso il rapporto commerciale.

Nel corso degli anni la Raffineria ha subito una serie di modifiche tecnologiche e impiantistiche, fra le quali si segnalano:

-          Autorizzazione ad elevare la capacità lavorativa a 20.400.000 t/anno di grezzo (1981);

-          Realizzazione impianto produzione zolfo liquido 1 e trattamento acque acide 1 (1984);

-          Realizzazione impianto Merox GPL 1 e isopentano (1987);

-          Realizzazione impianto desolforazione nafta e reforming catalitico (1988);

-          Realizzazione impianto desolforazione 1 (1990);

-          Razionalizzazione centrale termoelettrica (1991);

-          Realizzazione impianto MTBE (1992);

-          Realizzazione impianto Idroisomerizzazione (1995);

-          Realizzazione impianto Merox Kerosene (1993);

-          Realizzazione impianto “unicracker” per la lavorazione dei distillati pesanti, impianto

      di produzione Idrogeno 1, OGA, SWS2 (1994);

-          Realizzazione impianto LC Fining, impianto produzione Idrogeno 2 e impianto recupero zolfo 2, SCOT 1 e 2 (1997);

-          Realizzazione impianto di desolforazione gasoli (2001), Merox GPL2, PSA;

-          Realizzazione impianto di desolforazione benzine da FCC (2005).

Tra questi Il processo merox (mercaptan oxidation), è impiegato per la rimozione dei mercaptani. I mercaptani sono il risultato della sostituzione, nella molecola di un idrocarburo, di un atomo di idrogeno con un gruppo composto da un atomo di zolfo ed uno di idrogeno. La formula generale è R-S-H.

Tali composti hanno un cattivo odore ed essendo di natura acida risultano corrosivi e devono essere estratti per ottemperare alle specifiche commerciali dei prodotti.

Da qui la spiegazione dei miasmi che hanno invaso Milazzo ove molti alunni hanno accusato disturbi, come bruciore agli occhi ed alle vie respiratorie, poi abilmente tutto occultato.

I fumi dei forni di Raffineria derivano dalla combustione di olio combustibile e/o gas combustibile: tale mix di combustibili comporta una diversificazione della qualità e quantità degli inquinanti contenuti nei fumi, in particolare in relazione al contenuto di zolfo. Altre emissioni in atmosfera comprendono H2S, NH3, BTX, CS2, Mercaptani e Metalli (principalmente Nickel e Vanadio) presenti nel particolato.

Per quanto concerne le emissioni di Gas Serra (CO2), la Raffineria è autorizzata e partecipa al sistema di Trading delle Emissioni vigente in ambito Comunitario.

A questo proposito va quindi rilevato che, dai dati forniti dal Gestore in sede A.I.A., relativi alle emissioni totali reali e previste nella configurazione alla massima capacità produttiva, si ha un sostanziale non rispetto della condizione sopra ricordata al consuntivo 2006 per gli NOx e alla massima capacità produttiva per gli NOx e per le polveri. Rispetto agli altri limiti alle emissioni autorizzati per l’intero complesso produttivo e per singole unità di processo con decreti regionali non è possibile effettuare una confronto puntuale tra il dato reale e alla massima capacità produttiva e quello autorizzato mancando il dettaglio dell’andamento delle emissioni orarie e mensili.

In sintesi e conclusione, l’impianto è da considerarsi fortemente impattante in relazione alle emissioni in aria a causa:

·          del non rispetto dei limiti totali di emissione previsti nella prescrizioni contenute nel Decreto VIA del MATTM (prot. n°4906 del 24/5/2000), per gli NOx e le polveri totali;

·          del non rispetto della condizione specifica CA<< SQA per gli SOx, per quasi tutte le centraline considerate nella zona in esame;

·          della situazione attuale dell’area dell’impianto, già fortemente critica in relazione al rispetto degli SQA per gli ossidi di Zolfo.

Ma sulla Raffineria gravano numerosi Rischi ed i principali sono :

-RISCHI CONNESSI ALLA VARIAZIONE DEI MARGINI DI RAFFINAZIONE

-RISCHI CONNESSI ALL’ADOZIONE DEGLI INTERNATIONAL ACCOUNTING STANDARDS (IAS) /

-RISCHI CONNESSI ALLA NORMATIVA IN MATERIA AMBIENTALE

-RISCHI CONNESSI ALLA DISCIPLINA IN MATERIA DI EMISSION TRADING

-RISCHI CONNESSI AL MANCATO RINNOVO DEI CONTRATTI DI CONVENZIONAMENTO

-RISCHI CONNESSI ALL’INTEGRAZIONE INDUSTRIALE

-RISCHI CONNESSI ALL’OFFERTA GLOBALE

La complessità di tali Rischi certamente limita l’interesse del Gestore verso una politica di ambientalizzazione, riversando sul territorio forti criticità. In sintesi l’interesse industriale del Gestore, aggravato da complesse problematiche connesse ai Rischi di cui si sono indicati quelli principali, ma nello scenario è più ampio, diventa consistente l’ipotesi della:

GRAVE INCOMPATIBILITA’ DELLA STRUTTURA NELL’ATTUALE  TERRITORIO”.

Milazzo lì  6 Novembre 2009                                         



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