Eolico: il re è nudo

Oreste Vigorito, il re italiano dell’energia eolica, è finito in carcere. Per una presunta truffa milionaria che non ha nulla a che vedere con l’energia.
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Vi ricordate la mitica 488?
La legge 488/92, quella che conta più truffe in Italia che tentativi di imitazione all’estero…

Ebbene, l’ennesima truffa ai danni dello Stato e in violazione a questa legge originariamente pensata per promuovere lo sviluppo delle aree svantaggiate/sottosviluppate, l’avrebbe messa in piedi Oreste Vigorito.
O almeno così pensa la Guardia di Finanza di Avellino, che l’ha appena arrestato.
Non sapete chi è Oreste Vigorito? Si tratta del patron della squadra di pallone di Benevento ma anche, e soprattutto, del più potente industriale italiano dell’eolico. Il “re” dell’eolico, come è stato definito.
Tanto re e sovrano che è anche il presidente dell’Anev, l’Associazione nazionale energia dal vento, che raggruppa tutti i maggiori protagonisti italiani del settore eolico.
La sua società, Italian Vento Power Corporation (Ivpc), ha parchi eolici in mezza Italia, specialmente al sud dove il vento soffia e… le leggi aiutano.
Sta proprio qui il problema, sempre secondo le fiamme gialle.
In pratica Vigorito avrebbe fatto un po’ di giri di carte per facilitarsi la vita con i requisiti della 488. Vediamo cosa dice la Finanza:
"Il meccanismo di frode vedeva le diverse societa', tutte facenti capo ai medesimi soggetti o comunque gestite in maniera coordinata, attestare formalmente da una parte la titolarita' dei terreni su cui si sarebbero dovuti realizzare i parchi eolici e dall'altra le disponibilita' finanziarie da destinare al progetto. La titolarita' dei terreni, all'atto della richiesta di contributo, era certificata da false attestazioni mentre, per quanto riguarda l'aspetto finanziario, il tutto avveniva attraverso un complicato meccanismo in base al quale il 'gruppo' cercava di mostrare una maggiore capienza di fondi della societa' che in quel momento stava chiedendo il contributo mediante fittizie assegnazioni di capitali provenienti dall'estero (in massima parte dal Regno Unito) che, in realta', corrispondevano all'importo del contributo gia' ottenuto da un'altra impresa, trasferito non appena erogato".
Ma di quanti soldi parliamo?
Tanti, tantissimi, perchè l’eolico costa. E si ripaga presto, in circa 3-4 anni. Quindi se riesci a fare il furbo sin dall’inizio son gran soldi che entrano.
Per la precisione la 488 prevede, per gli imprenditori di Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, un contributo a fondo perduto pari al 31,06% dell’investimento e un finanziamento agevolatissimo (tra lo 0,5% e il 2%, dipende dai casi) per il 15,53 dell’investimento.
Mica male…
La truffa Vigorito l’avrebbe messa in piedi tramite 12 società, tre in Sicilia e nove in Campania) che si passavano le carte per mostrare una maggiore, ma fittizia, solidità finanziaria e, in questo modo, ottenere più facilmente i contributi pubblici.
In alcuni casi ci sarebbero stati anche dei falsi contratti d’acquisto dei terreni dove dovevano sorgere i parchi eolici.
Ad oleare l’ingranaggio della presunta truffa, un dirigente di banca di Milano che, come legge prevede, avrebbe provveduto a concedere la copertura bancaria alle operazioni.
In totale la Finanza ha bloccato finanziamenti per circa 28 milioni di euro e sequestrato 7 parchi eolici dal valore complessivo di 153.227.516 euro.
Centocinquantatremilioniduecentoventisettemilacinquecentosedici euro. (minchia!)
I parchi sequestrati sono sei in Sicilia (due a Carlentini, Sr, uno a Militello Val di Catania, Ct, uno a Mineo, Ct, uno a Vizzini, Ct, uno a Camporeale, Pa, uno a Partinico, Pa, e uno a Ploaghe, SS).
Totale: 185 pale eoliche, in pratica la metà delle pale che girano in Sicilia.
Pale che, però, continueranno a girare e a produrre energia elettrica: sono state affidate ad un custode giudiziario.
La cosa che mi stupisce, però, è che altri parchi eolici della Ivpc non rientrino in questa indagine.
Primo fra tutti l’ultimo nato, quello di Giarratana in provincia di Ragusa.


Fatto sta che, da tutta questa storia emerge chiaramente una cosa: la truffa, se c’è stata, si basava completamente sui meccanismi della 488. Una legge colabrodo.
Nulla aveva a che fare, invece, con i meccanismi di finanziamento delle energie rinnovabili, i certificati verdi.

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