Ci siamo comprati Kyoto

Dalla Ue la conferma: l’Italia rientrerà nei parametri di Kyoto. Pagando.

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La notizia circolava già da mesi, ma ora c’è la conferma ufficiale: l’Italia riuscirà a rispettare i limiti alle emissioni di CO2 imposti dal protocollo di Kyoto.

Ma non è esattamente una buona notizia…

Il Commissario europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, ha spiegato ai giornalisti che non solo l’Italia, ma l’Europa intera riuscirà a far fronte agli impegni.

Tutti si chiederanno come sia possibile, visto che nulla o quasi è stato fatto per ridurre le emissioni climalteranti e, anzi, per mesi e mesi non si è fatto altro che rimarcare i ritardi del vecchio continente.

La risposta è semplice: pagando tutto è possibile.

Il meccanismo è sempre quello dell’Ets, l’emission trading system, che ha recentemente costretto l’Europa a voli pindarici.

Nel dettaglio, e parlando in particolare dell’Italia, Dimas ha spiegato che il nostro paese rientrerà negli obblighi di Kyoto grazie a “una combinazione di politiche e di misure già adottate, oltre ad interventi addizionali”.

Interventi addizionali? Certo, altrimenti col cavolo che ce la facevamo…

Con questo sostantivo e questo aggettivo Dimas intende proprio l’acquisto dei crediti sul mercato Ets. A venderceli sono stati, e saranno anche per i prossimi anni, sia gli amici europei sia altri paesi che, al contrario di noi, hanno deciso di guadagnarci con la CO2 invece di perderci.

Un sacco di soli: più di mezzo miliardo di euro.

Andiamo al sodo, e siamo onesti: non è che gli altri paesi industrializzati europei (e non) stiano messi molto meglio di noi. Siamo tutti sulla stessa barca, è il sistema che non va bene.

Fino a quando resterà in piedi la scappatoia economica dell’acquisto dei crediti di CO2 nulla potrà cambiare.

Specialmente per un paese come l’Italia che è un professionista dell’aumento del debito pubblico.

Il nostro paese, ad esempio, negli ultimi anni non ha combinato quasi nulla di buono per riconvertire gli impianti più inquinanti.

E, presto, potrebbe andare anche peggio: dall’America, infatti, arriva una notiziona che farà felici gli amanti del carbone.

Si tratta dell’inaugurazione dell’impianto di cattura e stoccaggio della CO2 della centrale a carbone di Mountaineer, capace di “sequestrare” cinque tonnellate e mezzo di anidride carbonica l’ora, evitando di mandarla al camino.

L’anidride carbonica viene liquefatta e pompata nel sottosuolo, ad una profondità di oltre due km. In realtà, però, solo 1,5% della CO2 prodotta viene pompata nel sottosuolo, cioè quella prodotta da una frazione della potenza totale della centrale.

In pratica: la centrale produce 1.300 MW/h di energia elettrica e la quota con la CO2 sequestrata è pari a 20 MW/h. Siamo ancora in piena sperimentazione…

Ma anche se fosse il 100%, siamo sicuri che continuare a produrre a carbone per poi pompare sotto terra l’anidride carbonica sia una buona idea? A parte il vecchio detto della polvere sotto il tappeto, resta ancora da capire se e come si comporterà in futuro questo liquido iniettato in profondità.

A sentire quelli della centrale va tutto bene: il liquido pompato sotto terra è pulitissimo perchè composto solo da vapore acqueo e anidride carbonica. Hanno inventato l’acqua frizzante!

Scherzi a parte, d’ora in poi quando stappate una bottiglia di Ferrarelle ricordatevi della centrale termoelettrica di Mountaineer e sperate che non vi salgano le bolle sotto i piedi.

A proposito di Ferrarelle: capita anche a voi, quando la bottiglia cade per terra o prende una brutta botta, che salta il tappo e comincia a schizzare da tutte le parti?

Ve lo immaginate un terremoto dalle parti di Mountaineer? Che figata, sai che geyser!

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