G8 Energia. L'industria del petrolio ha paura.


Nobuo Tanaka (IEA): la crisi taglia le gambe agli investimenti in tecnologia e sviluppo che scendono sia per l'upstream petrolifero (-21%) che per le rinnovabili (-38%).

Il petrolio a 30-40 dollari al barile preoccupa le big del mercato, ma anche l'istituzione internazionale che dovrebbe controllarne l'operato: Nobuo Tanaka, direttore esecutivo dell'International energy agency, ha portato a Roma al g8 Energia (probabilmente il g8 per eccellenza, quello più importante tra gli incontri italiani, visti i tempi di crisi) il dossier dell'agenzia che riporta tutti i dati dell'industria dell'energia.

Un comparto, afferma Tanaka, in forte sofferenza.

Il perchè lo spiega facilmente l'italiana Eni, per bocca del suo Presidente Roberto Poli: se il prezzo non torna stabilmente tra i 60 e i 70 dollari al barile non ci sono soldi per fare nuove ricerche e per lavorare i "greggi non convenzionali" .

Perchè, ormai lo ammette pure l'industria, il greggio classico, quello che sgorga abbondante e senza troppi problemi (e costi) d'estrazione, è in esaurimento. Per citare alcuni studiosi a lungo bistrattati: sta finendo l'era del cheap oil.

Inizia l'era dello sfruttamento forzato dei giacimenti (pompando gas o vapore nei giacimenti, così aumenta la pressione e il petrolio torna a salire, lo si fa già in molti pozzi) e quella dei greggi non convenzionali: scisti e sabbie bituminose, i greggi polari, i greggi fino a qualche tempo fa ritenuti troppo "heavy".

I greggi, per dirla in altre parole, che nessuno avrebbe mai voluto essere costretto ad estrarre. Perchè, in alcuni casi come le sabbie bituminose canadesi, in realtà non sono neanche petrolio ma ci diventano con un lungo, e inquinante, processo che costa molti soldi e molta energia.

E se il petrolio non torna a salire, trasformare in petrolio ciò che petrolio non è costa più di quanto ci si guadagna a venderlo...

Che pensare, allora, di questa congiuntura economica? Dovremmo sperare che il petrolio torni a salire, "per il bene di tutti"?

O forse l'industria petrolifera dovrebbe prendere il toro per le corna e, dopo anni di politiche assai poco coraggiose e lungimiranti, cercare di non ripetere gli errori del passato?

L'Iea, a quanto pare, suggerisce il primo tipo di soluzioni. Speriamo che abbia ragione, anche se in passato ha avuto abbondantemente torto...

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