Fotovoltaico: Sicilia + 309%


L'isola cresce, ma è ancora lontana dalla stella Lombardia. Benissimo la Puglia, sorpendente il Trentino Alto Adige.

Il Gse ha reso noti i dati relativi al 2008 degli impinati fotovoltaici incentivati con il Conto Energia e della relativa potenza. La Sicilia passa da 4 a 17 MW di picco istallati ma il capolavoro lo ha fatto la Lombardia, passando in un anno solo da poco meno di 9 a ben 49 MW con 5.138 piccoli impianti istallati. La Puglia sorpassa con 51 MW, ma prodotti dalle "fabbriche solari": gli impianti istallati, infatti, sono la metà di quelli lombardi, 2.489.

Il Trentino Alto Adige, non proprio la regione più assolata d'Italia, sorprende tutti con 31 MW (+254% rispetto al 2007).

Se per la Sicilia, che ha l'esposizione solare migliore d'Europa, il trend di crescita è buono, meno buona è la posizione assoluta in graduatoria. Anche alla luce del fatto che il Presidente Lombardo ha più volte dichiarato che farà di tutto per stoppare i grandi parchi fotovoltaici per favorire gli impianti domestici da 2-3 Kw.

Basteranno i 9.000 tetti fotovoltaici annunciati dal governo regionale siciliano per portare la Sicilia al posto che merita nella classifica del Gse?

Catania: solare all'Università.



48 milioni di euro per 47.000 mq di pannelli solari fotovoltaici e per il risparmio energetico dei 78 edifici dell'Universita' di Catania. Per venti anni.

Cofathec, società rientrante nel gruppo GDF SUEZ, gestirà per vent'anni i servizi energetici dell'Universita' di Catania.

Speriamo non sia il solito annuncio privo di seguito perchè l'idea è buona. Anzi ottima. E non solo per il risparmio che deriverà per l'ateneo (che come tutti gli atenei d'Italia non se la passa benissimo), ma soprattutto per il valore simbolico dell'iniziativa.

Le rinnovabili, infatti, si devono "vedere all'opera". Un posto come l'Università, in cui i giovani studenti entrano ed escono in continuazione, è il luogo ideale per "fare l'occhio" ai pannelli fotovoltaici, alle lampadine a risparmio energetico, i timer per lo spegnimento automatico dei computer e tutta una serie di diavolerie che già ci sono, ma che nessuno ha visto mai in giro.

Eppure servono, e come: se tutto il progetto andrà in porto, si calcola un taglio di emissioni di CO2 per 2.970
tonnellate all'anno e un risparmio energetico per oltre 5 milioni e 600 mila Kwh all'anno. Sossoldi!

Termovalorizzatori. In Sicilia le offerte entro il 30 Giugno


L'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque a reso noti i dettagli delle nuove gare e trasmesso i bandi per la pubblicazione in G.U. Resta il maxirisarcimento. Sicilpower non firma. Ecco i bandi di gara.

Chi fosse interessato a costrire un termovalorizzatore in Sicilia ha tempo sino a fine giugno per fare la domandina di partecipazione all'appalto. Si è definitivamente (?) sbloccata la vicenda-vertenza tra la Regione Siciliana e le quattro società che avevano vinto la precedente gara invalidata dalla Corte Europea. Anzi tre società, perchè a dire il vero Sicilpower S.p.a. (gruppo Waste Italia) non ha aderito alla proposta e si è tirata fuori. La situazione verrà sbrigata in tribunale...

Resta nei bandi la criticatissima clausola da molti definita "ammazza gara" che prevede che chi subentra alle vecchie vincitrici dovrà pagare le spese fino ad oggi sostenute. E ci sono anche i dettagli per ogni società: Pea (Palermo) avrà 50 milioni, Platani (Agrigento) 36 e Tifeo (Siracusa) 55.

Tra i dettagli divertenti che si scoprono leggendo i tre bandi di gara, ci sono anche i costi che gli Ato ambiente delle tre province dovranno pagare per lo smaltimento dei rifiuti: 110 euro a tonnellata per il "Sistema Augusta", 125 per il "Sistema Agrigento" e 95 per il "Sistema Palermo".

La munnizza, evidentemente, non è tutta uguale. Sarà per questo che hanno inventato la differenziata?

P.S. per il Governo, invece, la munnizza è tutta uguale: tutti i termovalorizzatori costruiti in Sicilia (come quelli campani...) godranno della stessa tariffa incentivante Cip6 in quanto i rifiuti, tecnicamente, sono "assimilati" alle rinnovabili.



download bando 01.pdf

download bando 02.pdf

download bando 03.pdf

NPR. Visualizing the power grid

visualizing-the-power-grid
Interessantissima iniziativa della radio pubblica statunitense: sul sito e via etere, tutte le informazioni di cui gli americani hanno bisogno per conoscere a fondo la rete elettrica nazionale e gli impianti di produzione.

Il primo passo verso il risparmio, per un gigante energivoro e distratto come gli Stati Uniti, è conoscere come si fa e come si trasporta l'energia elettrica.

Lodevole, per questo, l'iniziativa di Npr che dal 24 aprile tratta l'argomento con articoli, mappe, podcast disponibili sul sito internet della radio, per chi non potesse ascoltare in diretta sulle frequenze analogiche.

L'impostazione è molto "americana", pragmatica nei testi prima ancora che ecologista, ma va notato che questa è realmente "informazione di servizio" per gli utenti.

Kyoto addio...


“L’Italia ha fatto male a sottoscrivere il protocollo di Kyoto, la cui impalcatura è da rivedere”. Parola di Antonio D’Alì,  Presidente della commissione Ambiente del Senato.

Il Sen. D'Alì non teme le critiche, anzi. Contro tutto e tutti afferma che Kyoto è stato un errore a cui bisogna rimediare e, neanche troppo velatamente, rivela che al rimedio si sta già pensando. Il riferimento è alla clausola di revisione inserita, su richiesta-ricatto dell'Italia, all'interno del Pacchetto 20-20-20 della Ue. Con tale clausola, lascia intendere il senatore del Pdl, l'Italia potrà a breve tirarsi fuori dagli accordi e fare un po' come le pare...

A questo punto la domanda nasce spontanea: meglio una classe dirigente che si dichiara ambientalista senza aver ben capito di cosa si parla o una che si dichiara apertamente contro gli accordi internazionali in difesa del clima, del pianeta e della salute?

Contro quale mulino a vento è meglio combattere?

Termovalorizzatori. In Sicilia pioggia di no alla nuova gara.


Cgil, Italia Nostra, Legambiente e Wwf contro la nuova gara per i quattro termovalorizzatori siciliani. E scrivono a Lombardo.

Non si pronunciano aprioristicamente contro i termovalorizzatori, ma si dichiarano nettamente contrari alla tortuosa procedura individuata dalla Regione Siciliana il maggiore dei sindacati del settore e le tre principali associazioni isolane di difesa del paesaggio e della natura.

Il problema, secondo Cgil, Italia Nostra, Legambiente e Wwf, starebbe nella penale troppo alta, che rischierebbe di far saltare la gara. Ciò potrebbe, inoltre, rivelarsi un escamotage per aggirare la condanna della Corte Europea.

Critiche, quindi, assai simili a quelle provenienti dal mondo politico...

Interessante, articolata e da leggere, infine, la posizione di Italia Nostra sulla gestione dei rifiuti.

Chi sporca l'energia pulita.


La Guardia di Finanza di Santa Maria Capua Vetere ipotizza una maxitruffa per la realizzazioni di centrali elettriche a biomassa in Campania.

Mai come in questi casi si dovrebbe ribadire che nessuno è colpevole prima del terzo grado di giudizio. E mai come in questi casi si dovrebbe sperare che si tratti di un abbaglio degli inquirenti.

Non voglio fare la cronaca, la trovate qui. Il commento, però, ci vuole. Perchè se la Guardia di Finanza ha ragione vuol dire che la malapolitica si sta mangiando anche questo pezzo d'Italia, uno dei pochi da cui arriva qualche speranza di ripresa. D'altronde la torta è enorme e succosa e gli incentivi statali per chi costruisce impianti alimentati da fonti rinnovabili sono abbondanti e durano una ventina d'anni.

Il guaio è che qualche politico potrebbe pensare che parte della torta spetta anche agli amministratori. E non è affatto così: se i politici vogliono fare soldi con le rinnovabili, cambino mestiere e li facciano da imprenditori. Il mercato è ancora giovane e c'è spazio per tutti.

L'altro guoi, poi, è che ancor prima dei processi qualcuno prenda spunto da fatti di cronaca come questi per tentare la mazzata agli incentivi. Sarebbe pericolosissimo, le rinnovabili non hanno futuro senza un robusto supporto pubblico.

In questo caso, anche più che in altri, speriamo che la giustizia sia rapida.

Sardegna. Il metano a tutti i costi...


Il Cda di Galsi conferma le date, ma delibera un aumento di capitale di 10 milioni di euro.

I sardi ancora aspettano il metano. Il Consiglio di amministrazione di Galsi, la società che dovrà costruire ilgigantesco gasdotto che, partendo dall'Algeria raggiungerà la Sardegna, la attraverserà tutta da sud a nord per poi riprendere la via del mare e arrivare in Toscana, ha appena deliberato un aumento di capitale di 10 milioni di euro.

Serviranno per "sostenere le attività di sviluppo del progetto". Un progetto, evidentemente, non facile visti i 600 km di percorso sul fondo del mare.

Eppure i sardi devono avere pazienza e sperarci: solo con la creazione del gasdotto Galsi i loro polmoni potranno avere un po' di ristoro grazie alla conversione delle centrali da carbone a turbogas-combinato. Non è proprio energia pulita al 100% ma in confronto è paradiso...

E sappiano, sempre i sardi, che difficilmente verranno abbandonati e, prima o poi, dovrebbero vedere all'opera il gasdotto: degli 8 milioni di metri cubi annui di gas che trasporterà il tubone, solo un paio resteranno in Sardegna, il resto è già tutto venduto... per una volta essere di passaggio potrebbe far comodo.

A spartirsi il gas algerino ci hanno pensato Sonatrach (compagnia di stato algerina e compare in affari di Gazprom) che possiede il 41,6% della società, Edison con il 20,8%, Enel al 15,6%, Sfirs (Società finanziaria rinascita Sardegna, di proprietà della Regione) che ha l'11,6%, e infine Hera Trading (Holding Energia Risorse Ambiente dal nord Italia con furore) con il 10,4%.

Nucleare. Ecco perché...



Dietro lo sbarco della francese Edf in Italia ci potrebbe essere un patto tra gentiluomini...

Grazie a Dio c'è la stampa di settore che, quando non illumina, almeno accende la curiosità...

Apprendo da Quotidiano Energia che la Commissione Champsaur, incaricata dal governo  francese di regolare la posizione dominante di Edf nel mercato elettrico d'oltralpe, ha appena comunicato al presidente Sarcozy che c'è qualcosa che non va e che Edf dovrà "cedere capacità produttiva ai suoi competitors". Detta in altre parole, Edf è troppo forte e deve vendere un po' di centrali in Francia.

Una cosa del genere è successa anche alcuni anni fa in Italia e Enel ed Eni furono costrette a vendere parecchi impianti dando inizio alla liberalizzazione (secondo alcuni ancora incompleta e piena di limiti) del mercato elettrico italiano. Con i soldi raccimolati dalla vendita delle centrali le due big italiane dell'energia iniziarono a fare un proficuo shopping all'estero, diventando nel giro di pochi mesi tra le compagnie dell'energia più (e meglio) internazionalizzate.

A pensar male si fa peccato, ma di solito ci si azzecca. Vuoi vedere che parte della capacità produttiva francese va a finire nelle mani degli italiani?

G8 Ambiente. Il ministro si difende.


Archiviato il G8 di Siracusa con un pugno di promesse, Stefania Prestigiacomo legge i giornali e scopre che tutti si sono accorti della pochezza dei risultati. Non ci sta e scrive...

Ha scelto il Corriere della Sera il ministro al centro delle critiche degli ecologisti di tutto il Bel Paese. In una lettera al direttore dal titolo "Perchè il G8 di Siracusa avvicina l'accordo sul clima" la Prestigiacomo difende ed esalta l'esito dei lavori affermando che a Siracusa si sono poste le basi per una trattativa concreta e, quindi, per un accordo.

Il grande successo, secondo la Prestigiacomo, sta nel fatto che si è cominciato a parlare anche del ruolo e delle responsabilità dei paesi emergenti. Un ruolo che, è vero, non si può sottovalutare. E non ci sono  solo Cina e India.

Ma questo non vuol dire che è lecito per i ministri dei Paesi maggiormente industrializzati approfittare dell'arretratezza altrui per giustificare la propria. Al contrario, a mio avviso, i grandi del mondo e soprattutto gli europei si dovrebbero emancipare da discorsi di questo tipo: le tecnologie ci sono, le risorse pure, si può cambiare l'economia occidentale e costringere gli altri a seguirci. Chi guida il mercato, da sempre, mette i paletti e gli ostacoli per gli altri. Se ci arrendiamo a giocare tutti nel mercato di oggi (che è un mercato ormai vecchio) allora siamo tutti morti: Cina, India, Nord Africa, sono tutti pronti a sbranarci.

Se poi travestiamo da beneficenza ecologista operazioni "neo-nimby-colonialiste" allora siamo proprio alla frutta.

Armiamoci e partite, si diceva una volta....

Rigassificatore. Anche a Melilli il referendum va a vuoto

rigassificatore

Nella cittadina siracusana ha votato un cittadino su quattro. Valanga di no.

Si è votato dalle 8 del mattino alle 20 della sera di domenica. Come a Porto Empedocle, e al contrario di Priolo, in pochissimi sono andati al voto: su 11.582 aventi diritto hanno votato in 2.980 e il 96,24% dei votanti si è pronunciata contro la costruzione del rigassificatore.

Ionio Gas, la società controllata da Erg e Shell che ha la titolarità del progetto, alla chiusura delle urne ha dichiarato che "tale risultato riflette la volontà della maggioranza dei cittadini di volere ulteriormente approfondire e valutare gli aspetti legati alla realizzazione del progetto, alla sicurezza dell'impianto e all'impulso economico ed occupazionale che lo stesso porterebbe all'area industriale presente sul territorio".


I promotori del referendum, al contrario, cantano vittoria forti del 96% di voti contrari e incuranti che il 75% degli aventi diritto ha preferito passare la domenica diversamente. Ancora una volta viene da chiedersi quale lezione si possa apprendere da una consultazione del genere. Chi ha vinto veramente?  Quel quarto della popolazione che ha votato no? Gli altri tre quarti che non si sono interessati a un impianto che, se dovesse vedere la luce, avrebbe una vita di almeno trent'anni?  Ionio Gas che ha evitato la bocciatura definitiva del progetto e può legalmente sperare che il rigassificatore si faccia?

Carta di Siracusa. La montagna e il topolino.


Chiuseo il G8 Ambiente, resta solo la Carta di Siracusa...

Il G8 Ambiente di Siracusa si è appena chiuso e una riflessione sui risultati è necessaria. Ma quali risultati? Solo la Carta di Siracusa che, a leggerla bene, non va oltre le promesse vaghe e le dichiarazioni di rito...





“Carta di Siracusa” sulla Biodiversità
______

Noi, Ministri dell’ambiente del G8 di concerto con i Ministri di Australia, Brasile, Cina, Repubblica
Ceca, Egitto, India, Indonesia, Messico, Repubblica di Corea, Sud Africa, Svezia e con le Organizzazioni
Internazionali partecipanti al meeting di Siracusa;
I. riconoscendo l’importanza di considerare la biodiversità come parte essenziale dei dialoghi in corso al
G8, facendo leva sulla “Potsdam Initiative” e sulla “Kobe Call for Action for Biodiversity”;
II. riconoscendo l’importanza dell’obiettivo del 2010, reiterato anche nel corso dei Summit del G8 di
Heiligendamm e Hokkaido Toyako, e desiderando mantenere concentrata l’attenzione sulla
biodiversità anche nel corso del prossimo Summit del G8 de La Maddalena;
III. pienamente consapevoli del ruolo chiave della biodiversità e dei servizi ecosistemici per il benessere
umano e per il raggiungimento dei Millennium Development Goals ‐MDG (Obiettivi di Sviluppo del
Millennio);
IV. impegnati al raggiungimento dei tre obiettivi della Convezione sulla Diversità Biologica (Convention
on Biological Diversity (CBD)
V. realmente preoccupati che la perdita della biodiversità e la conseguente riduzione e danno dei servizi
ecosistemici possa coinvolgere l’approvvigionamento alimentare e la disponibilità di risorse idriche,
nonché di ridurre la capacità della biodiversità per la mitigazione e per l’adattamento al
cambiamento climatico, così come mettere a repentaglio i processi economici globali;
VI. riconoscendo gli sforzi sostanziali profusi per raggiungere l’obiettivo sulla biodiversità del 2010;
VII. ricordando il Piano di Attuazione del Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (World Summit on
Sustainable Development ‐ WSSD), considerando che gli sforzi atti a ridurre in modo significativo
l’attuale tasso di perdita della diversità biologica richiederanno l’apporto di nuove risorse
economiche e finanziarie per i paesi in via di sviluppo;
VIII. riconoscendo la necessità urgente di supportare e rafforzare il processo internazionale per
l’identificazione di una strategia comune sulla biodiversità post 2010, che coinvolga un numero
rilevante di operatori e di protagonisti del modo economico e finanziario e in base agli insegnamenti
appresi dai processi volti a raggiungere gli obiettivi del 2010;
IX. prendendo in debita considerazione le discussioni informali del Gruppo di Lavoro ad Alto livello sul
Futuro degli Obiettivi Globali per la Biodiversità (High Level Working Group on the Future of Global
Targets for Biodiversity) presieduta dall’attuale presidenza della CBD a Bonn nel Marzo del 2009;
X. consapevoli dell’importanza e impegnati a sfruttare al meglio le opportunità derivanti dalla
celebrazione dall’Anno Internazionale della Biodiversità e dal Meeting sulla Biodiversità
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) del 2010, sottolineando il ruolo prioritario della
biodiversità nell’ambito del programma politico internazionale;
XI. convinti della necessità di completare tempestivamente il processo di esplorazione dei meccanismi
atti a migliorare l’interfaccia scienza‐politica per la biodiversità e le funzioni degli ecosistemi;
XII. impegnati ad investire nella biodiversità come forza motrice, atta a superare la crisi economica e a
promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro e generare vantaggi economici a lungo termine;
XIII. convinti della necessità di incrementare la consapevolezza dei vantaggi derivanti dalla biodiversità edai servizi ecosistemici e dai costi della loro perdita ed anche identificare le opzioni economicamente
più vantaggiose per conservare e usare in modo sostenibile la biodiversità e garantire la resilienza
degli ecosistemi;
decidiamo di intraprendere le seguenti azioni:
Biodiversità e Clima



1. Sviluppare linee politiche sinergiche che tengano in considerazione il contributo che la
biodiversità e gli ecosistemi forniscono per l'adattamento e la mitigazione del cambiamento
climatico a livello locale, nazionale e globale, tenendo conto che la biodiversità e i servizi
ecosistemici sono alla base del benessere dell'uomo e risultano strategici per la regolazione del
clima.
2. Mettere in atto azioni fattive relative all'adattamento al cambiamento climatico degli ecosistemi
naturali e gestiti, dal momento che un adattamento spontaneo non è ritenuto sufficiente a
ridurre l'impatto sulla biodiversità a tutti i livelli, sugli ecosistemi vulnerabili e per il benessere
umano a lungo termine.
3. Promuovere il ruolo delle comunità e degli ecosistemi per contribuire a fare fronte agli effetti
dei cambiamenti climatici, attraverso il miglioramento delle capacità di adattamento e di
resilienza, generando ulteriori benefici economici.
4. Attuare azioni per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità con l'obiettivo di
migliorare l'adattamento al clima in aree settoriali prioritarie come la gestione delle risorse
idriche, delle foreste, dell'agricoltura, delle aree costiere e marine, e lo sviluppo delle
infrastrutture, che includano l'uso di tecnologie avanzate ed innovative, ponendo particolare
attenzione a sostenere i servizi ecosistemici.
5. Contrastare il disboscamento illegale, in accordo con la legislazione corrente, anche fornendo il
supporto per la gestione sostenibile delle foreste, come contributo al sostentamento umano,
preservando la biodiversità ed incrementando lo stoccaggio ed il sequestro delle emissioni di
carbonio.
6. Sviluppare approcci per l'attenuazione dei cambiamenti climatici basati sulle foreste, come la
Riduzione delle Emissioni a seguito di Deforestazione e Degradazione delle Foreste (Reducing
Emissions from Deforestation and Forest Degradation ‐ REDD), per integrare il potenziale
mitigatorio delle foreste nelle future azioni volte ad affrontare i cambiamenti climatici tenendo
conto del valore delle foreste e della necessità di altri nuovi approcci, non mettendo a
repentaglio gli obiettivi della biodiversità, e divenendo modello per la valutazione e la
remunerazione derivante dai servizi resi dai servizi ecosistemici.
7. Garantire un adeguato trasferimento delle tecnologie innovative, hard e soft, attraverso
programmi di cooperazione, che risulteranno essenziali per favorire una risposta coordinata ed
un uso efficiente delle risorse nel far fronte alla perdita di biodiversità ed al conseguente
cambiamento climatico.
Biodiversità, Economie e Business


8. Rafforzare l'uso delle economie quale strumento volto al raggiungimento degli obiettivi della
biodiversità, attraverso una nuova consapevolezza dei vantaggi derivanti dalla biodiversità e dai
servizi ecosistemici e dai costi derivanti dalla loro perdita, così come dall'identificazione delle conseguenti opzioni normative vantaggiose per la conservazione della biodiversità e dei servizi
ecosistemici.
9. Investire nella conservazione e nell’uso sostenibile delle risorse naturali, e nell’adattamento e
nella mitigazione del cambiamento climatico al fine di contribuire ad un recupero economico
globale orientato ai valori ambientali, attraverso un trend del mercato del lavoro positivo e
sostenibile e contribuendo alla riduzione della povertà aiutando tutti gli operatori economici nel
processo decisionale tendo conto delle responsabilità individuali.
10. Fornire slancio, risonanza e supporto allo studio in corso “L’Economia degli Ecosistemi e della
Biodiversità” ‐ TEEB introdotto dalla “Potsdam Initiative”, ed all’interno della strategia del
Millenium Ecosystem Assessment, così come a studi similari. Il settore privato, la società civile e i
singoli cittadini dovrebbero essere pienamente coinvolti nelle diverse fasi dello sviluppo di questi
studi e nell’applicazione dei loro risultati.
11. Operare verso il completamento del negoziato sul regime internazionale di accesso e di
condivisione dei benefici delle risorse entro il 2010.
12. Incrementare la consapevolezza a tutti i livelli su come gli ecosistemi marini e terrestri forniscano
un flusso regolare di merci e servizi, comprese funzioni di supporto e sussistenza alla vita umana
per le generazioni presenti e future, e sviluppare opportunità di mercato o altri mezzi e
meccanismi per affermare questi valori.
13. Ampliare il supporto per azioni atte a contrastare il commercio illegale di animali selvatici dove il
traffico minaccia sia i componenti degli ecosistemi sia le risorse per il sostentamento degli
animali selvatici che impoveriscono il valore delle comunità e dalle quali spesso derivano fonti di
guadagno sostenibili.
14. Promuovere la costituzione, la ristrutturazione e la gestione efficace di aree protette e la loro
connettività ecologica quale strumento essenziale per la continuità dei flussi dei servizi e delle
funzioni degli ecosistemi.
15. Incrementare, promuovere e gestire efficacemente una rete protetta di aree marine e terrestri,
al fine di favorire nuove opportunità economiche e di impiego, ed anche promuovere nuovi e
innovativi meccanismi finanziari, come l’iniziativa Life Web.
16. Evitare o ridurre al minimo qualsiasi impatto negativo sulla biodiversità derivante dall’attuazione
di programmi di sviluppo delle infrastrutture, così come considerare in che modo tali programmi
possano effettivamente contribuire agli investimenti nelle “Infrastrutture Verdi/Infrastrutture
Ecologiche”.
Gestione della Biodiversità e dei Servizi Ecosistemici


17. Mantenere e ristrutturare, nel lungo periodo, il flusso delle funzioni svolte dai servizi eco
sistemici.
18. Attuare politiche e incentivi sulla biodiversità, in riferimento a tutti i settori rilevanti, comprese
foreste, pesca e agricoltura; promuovere i mercati di prodotti ecologici; promuovere la gestione
sostenibile delle risorse naturali, come menzionato nella Satoyama Initiative, presentata nel
“Kobe Call for Action”, in modo da creare le condizioni per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo
del Millennio (MDGs).
19. Conseguire una conservazione e uno sviluppo sostenibile delle fasce costiere e marine, in
particolare, applicando i principi di gestione integrata delle coste come quelli già attivati nel
Mediterraneo dal programma UNEP Regional Seas Programme.
Sviluppare e consolidare attività volte a prevenire e controllare l’invasione di specie aliene
invasive, prendendo anche in considerazione gli alti costi derivanti dalle attuali invasioni e il loro
notevole impatto sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici. Tra le azioni prioritarie da
intraprendere ci sono l’allarme tempestivo (Early Warning) e risposte immediate.
Scienza, Ricerca e Politica
21. Proseguire il processo di analisi dei meccanismi per migliorare l’interfaccia scienza‐ politica
per la biodiversità e per i servizi ecosistemici, ai fini della conservazione e dell’uso sostenibile
della biodiversità, del benessere a lungo termine dell’umanità e dello sviluppo sostenibile,
tributando particolare considerazione all’esigenza specifica di sviluppare e mantenere la
capacità tecnico‐scientifica propria dei paesi in via di sviluppo con le precipue problematiche
collegate alla biodiversità, come affermato nel corso della 25ma Sessione del Consiglio
Direttivo dell’UNEP e del 10° Forum Globale dei Ministri dell’Ambiente. Inoltre, nella
prospettiva della prossima riunione intergovernativa e multilaterale delle parti che avrà
luogo ad Ottobre 2009, ribadire il nostro impegno a portare avanti tale processo, nell’intento
di completarlo nel più breve tempo possibile.
22. Sostenere la cooperazione tra i Paesi, le organizzazioni internazionali competenti, gli istituti
di ricerca e le ONG per un ulteriore monitoraggio della biodiversità, ottimizzando l’efficace
rete di schemi di monitoraggio già in essere.
23. Raccogliere dati sulla biodiversità, ivi incluso quelli inerenti gli indicatori idonei al benessere
umano: indicatori affidabili, raffrontabili ed interoperabili, e sviluppare sistemi globali per
l’interscambio della conoscenza scientifica, le migliori pratiche, le tecnologie e l’innovazione,
facendo riferimento alle organizzazioni, ai processi ed ai meccanismi già esistenti.
24. Promuovere una ricerca esauriente e mirata ed un sistema di capacity building diffusi a tutti i
livelli e relativi alla biodiversità ed ai servizi ecosistemici, lasciando spazio alle diverse abilità
di ogni singolo Paese e migliorando lo sviluppo e l’uso generalizzato delle tecnologie di punta
in materia di monitoraggio dello stato e dell’evoluzione della biodiversità, nell’ambito di una
valutazione globale dell’ambiente.
E sulla base di quanto sopra esposto proponiamo inoltre:


Un cammino comune verso il contesto post 2010 sulla biodiversità
a) Le tante sfide che il mondo si trova oggi ad affrontare costituiscono un indicatore
inequivocabile della necessità di rafforzare i nostri sforzi per conservare e gestire in modo
sostenibile sia la biodiversità sia le risorse naturali.
b) Giacché dalla perdita della biodiversità e da un suo utilizzo non sostenibile scaturiscono
rilevanti perdite economiche, si rendono necessari appropriati programmi ed azioni
tempestive, volti a rafforzare la resilienza degli ecosistemi.
c) Nonostante gli sforzi e gli impegni tesi a raggiungere gli obiettivi del 2010, continuano a
sussistere cause dirette ed indirette di perdita della biodiversità, ulteriormente aggravate dai cambiamenti climatici. Inoltre, dall’adozione dell’obiettivo del 2010 il mondo si è
modificato profondamente. Il coacervo degli elementi che causano la perdita di biodiversità
e che producono una minaccia per la biodiverstà stessa a medio e lungo termine, identificati
grazie alla ricerca scientifica, dovrebbero essere presi in debita considerazione nella
definizione del contesto successivo all’obiettivo del 2010.
d) Una strategia di comunicazione capillare che coinvolga pienamente tutti i settori, tutti i
soggetti portatori di interesse, le comunità locali ed il settore privato, tale da enfatizzarne la
partecipazione e circoscriverne le responsabilità, costituisce un fattore cruciale per
l’effettiva attuazione del contesto post 2010 in materia di biodiversità.
e) La riforma della governance ambientale, a tutti i livelli, è essenziale ai fini dell’integrazione
della biodiversità e dei servizi ecosistemici nei processi politici, così da trasformare in
opportunità quelle che oggi sono debolezze dei sistemi economici e per sostenere uno
sviluppo ed un’occupazione sostenibili, prendendo in particolare considerazione le
condizioni in cui versano i Paesi in via di sviluppo.


Rigassificatore. Fallisce il referendum


Concluso lo spoglio delle schede: vincono i no, perde l'affluenza

Tanto rumore per nulla: a votare per o contro il rigassificatore di Porto Empedocle si è recato appena il 14,6% degli aventi diritto. Tra chi ha votato, hanno detto no all'impianto il 94,5%.

Con questi numeri, il referendum si rivela assolutamente inutile. In un altro paese che non sia l'Italia si potrebbe interpretare il voto come un'approvazione da parte dei cittadini, visto che neanche un abitante su sei ha ritenuto importante cercare di bloccare il rigassificatore.

Purtroppo, in Italia, queste percentuali significano tutto e il contrario di tutto: aspettiamoci il comitato dei pro che afferma di aver vinto (per i motivi appena accennati) e il comitato dei contro crede di aver ottenuto un successo (una maggioranza schiacciante dei votanti non vuole il rigassificatore!). Insomma: soldi pubblici spesi male per non decidere nulla.

Era andata meglio a Priolo, dove il referendum del 15 luglio scorso ebbe più fortuna: 57,43% di affluenza, praticamente tutti votarono no.

E qui i nodi vengono al pettine perchè non è detto che un referendum, i cui risultati erano facilmente prevedibili (sia nelle percentuali che nell'astinenza, sia nel caso di Priolo che di Porto Empedocle), sia lo strumento migliore per capire se è i caso di costruire un'infrastruttura energetica strategica.

Perchè un rigassificatore, nel bene o nel male e comunque la si pensi è strategico. Nel senso che serve a impostare una strategia energetica. Se ce l'hai è una cosa, se non ce l'hai un'altra. Ciò non vuol dire che lo si debba avere per forza ma, questo sì, che ci debbano essere regole più chiare e precise per decidere se, quando e dove si possano costruire impianti del genere.

Queste regole, in Sicilia come nelle altre regioni italiane, ad oggi non ci sono e,  quindi, aspettiamoci ancora fiumi di parole sui rigassificatori.

G8Ambiente, andate avanti voi...

prestigiacomo-g8

Il G8 Ambiente di Siracusa è già nel vivo. L'Italia si è presentata con le idee chiare: vai avanti tu che c'è la crisi. Ecco il testo dell'intervento della Prestigicaomo che ha affermato esplicitamente che l'Europa ha già dato e ora tocca agli altri fare altrettanto...

Questo è lo spirito con cui, in qualità di presidenza g8, abbiamo organizzato la sessione sui cambiamenti climatici.A tale riguardo credo ormai sia evidente che l'ingrediente assolutamente necessario per il raggiungimento di un accordo a dicembre è la consapevolezza che tutti devono contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e la disponibilità a farlo.


L'Europa in questo campo ha già assunto impegni importanti con il pacchetto clima energia, varato lo scorso dicembre dai capi di governo dell'Ue, e che fissa obettivi ambiziosi di riduzioni di emissioni e di incremento delle fonti rinnovabili da qui al 2020.


La riduzione delle emissioni globali, e dell'intensità di carbonio delle nostre economie, richiede un sempre più ampio ricorso alle tecnologie a basse emissioni. Un focus speciale della discussione ministeriale, sarà quindi dedicato alle prospettive per lo sviluppo e la diffusione di tali tecnologie, nel breve medio e lungo periodo, nel quadro dell'attuale crisi economica e finaziaria mondiale.


Gli strumenti utilizzabili sono tanti: investimenti in ricerca e sviluppo, incentivi fiscali e sussidi, finanziamenti internazionali per il trasferimento delle tecnologie pulite. È possibile rafforzare la diffusione delle tecnologie a bassa emissione attraverso l'ampliamento del mercato del carbonio e della cooperazione internazionale.


Ci auguriamo che il dibattito tra ministri e imprenditori oltre alla condivisione delle esperienze nazionali passate e dei programmi futuri, porti ad un proficuo scambio di idee per definire le priorità di azioni pubbliche e private finalizzate a promuovere le tecnologie energetiche pulite ed affrontare la doppia sfida dei cambiamenti climatici e della sicurezza energetica.


La discussione sui cambiamenti climatici e sulle tecnologie non può ignorare il contesto dell'attuale crisi finanziaria. Sempre più frequantemente si fa riferimento alla green economy e si stanno sviluppando riflessioni ed iniziative che legano economia e questioni ambientali con riguardo sia alla biodiversità che alla produzione sostenibile di energia.


Con un conseguente impatto positivo sul cambiamento climatico ma anche sul mondo del lavoro e sulle questioni sociali”.

Con premesse del genere, non c'è da stupirsi che il G8 Ambiente sia finito così.

Termovalorizzatori: decide l'Arra


Sarà l'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque a decidere i criteri per la nuova gara d'appalto dei quattro termovalorizzatori siciliani: Bellolampo (Palermo), Casteltermini (Agrigento), Paternò (Catania) e Augusta (Siracusa).

La Giunta regionale siciliana ha, infatti, deciso di non decidere e di passare la palla ai tecnici dell'Arra, che dovranno ora pelare la patata bollente.

A scaldare i rifiuti siciliani ci pensa l'iter della precedente gara d'appalto, vinta dalla Falk e dalla Waste ma annullata dalla Corte di Giustizia Europea perchè, così sta scritto nella motivazione, “la gara non era stata semplicemente pubblicizzata”. In pratica a Palermo si erano scordati di pubblicarla, oltre che sulla Gazzetta Regionale, anche su quella nazionale e su quella europea. Una gara, secondo l'Europa, tra amici o poco più...

Polemiche su polemiche, alla fine si è trovato un accordo “buono per tutti”: la gara si può rifare, ma chi la vincerà dovrà versare un risarcimento da 200 milioni di euro alle due aziende che avevano vinto la prima.
La Regione sbaglia, il privato paga. E invece no Perchè, come giustamente hanno fatto notare i deputati regionali del Pd (ogni tanto hanno ragione anche loro) la nuova gara andrà deserta: chi sarebbe così folle da partecipare a una gara che, se va bene, ti costa 200 milioni di euro ancora prima di aver posato la prima pietra?

E così, molto probabilmente, dopo la gara deserta ci sarà l'affidamento diretto. Sempre alle prime due aziende, che non dovranno pagare niente a nessuno.

Dramma nel dramma: qualunque cosa si possa dire e pensare dei termovalorizzatori, quelli che verranno costruiti in Sicilia nasceranno vecchi: il progetto risale a inizio secolo.

Energia. Carbone italiano in Tunisia?


Leggo oggi sulla Home Page di "Quotidiano Energia" che il Direttore generale del ministero dell'Ambiente, Corrado Clini, si è recato nei giorni scorsi in Tunisia per riprendere un vecchio discorso che, per diversi anni, era rimasto sepolto sotto le sabbie del Sahara.
Si tratta dell'interconnessione elettrica tra Tunisa e Sicilia: un cavo sottomarino da 500-1000 MW, dipende se sarà singolo o doppio, che Terna vorrebbe adagiare sul fondo del Canale di Sicilia per connettere le reti ad alta tensione italiana e tunisina.
Scopo del progetto (a cui al tempo aveva lavorato anche l'allora ministro Bersani), produrre rinnovabili in Africa per esportare l'energia in Europa, pagando con incentivi europei l'energia esportata.
O almeno così la raccontano. In realtà nel Memorandum di Intesa di rinnovabili si parla poco o nulla, mentre si cita espressamente una centrale termoelettrica che avrà come combustibile il gas naturale se non, addirittura, il carbone. La scelta dipenderà da mere questioni economiche.
Ma non potevano dircelo?

I dettagli del memorandum di intesa si possono leggere nel comunicato stampa di Terna, che non dice esattamente le stesse cose che si leggono sul sito del governo tunisino.

L'ultima tempesta



Ci mancava pure la tempesta solare...

Se non fosse che è stata addirittura la  Nasa a confermare l'ipotesi, verrebbe veramente voglia di prendere la notizia per una mega bufala.

Anche perchè, come sempre capita in casi del genere, è già partita la corsa alla "bufala di contorno", cioè il collegamento a Nostradamus, il Sacro Graal, il mago otelma o altre frontiere della scienza moderna.

Questa volta ci sarebbe una strana coincidenza con il calendario Maya, ma per avere più dettagli da una fonte decisamente più qualificata è megl o aspettare la puntata di Voyager che di sicuro stanno già realizzando su questo argomento.

Tornando seri, ma solo per un attimo e non oltre il 2011 (voglio morire ridendo), c'è da ribadire, ancora una volta, che il mondo in cui viviamo, e sempre più vivremo in futuro, sembra forte e indistruttibile grazie alla scienza e alla tecnologia ma non è affatto così.

Si dice che la tempesta solare metterà KO le reti elettriche, riportando il mondo al medioevo. Il ministro per la Semplificazione Calderoli esprime soddisfazione (il medioevo era un'epoca molto più semplice di quella attuale), ma avverte già che non verranno tollerate le streghe, le fattucchiere, i nani e i condottieri di origine rom, slava, nordafricana e cinese.

Scherzi a parte, dovremmo meditare sulla complessità del mondo in cui viviamo e iniziare a gestirla meglio...

Se mi salta la sinusoide...



La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha dei limiti tecnici? Sì, almeno secondo l'ing. Franco Pezzella, consulente energetico ed ex dirigene Enel. Secondo la Politica, invece, no...

Rinnovabili: la "bolla" buona?

rinnovabili bolla

Secondo l'Aper, l'Associazione produttori di energia da fonti rinnovabili, investire in energia verde ha un ritorno economico pari a tre-quattro volte il capitale iniziale.

Almeno così ha detto il direttore dell'associazione, Marco Pigni, al ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Pigni, poi, ha fornito dati impressionanti sul settore: nel 2008 l'energia verde ha prodotto circa 7 miliardi di chilowattora in più rispetto al 2007.

Il 60% dell'aumento deriva dall'idroelettrico, mentre tutte le altre fonti rinnovabili insieme si dividono il restante 40%.

Decisamente dei bei numeri che, a leggerli con un poco di malizia, svelano un po' tutta la "questione rinnovabili" italiana. C'è la corsa all'oro e alle autorizzazioni, a volte approfittando della colpevole ignoranza in materia degli amministratori locali (magari togliere un centesimo ai certificati verdi per spenderlo in formazione a sindaci e assessori non farebbe male), ma c'è anche la corsa del politico locale di turno che, ignorante in materia ma comunque sempre furbissimo, ha capito che gestire la torta è la fonte del potere del prossimo decennio.

Scannatevi pure: forse questa volta, almeno un  po', ci conviene. Ma scannatevi in fretta!

La notizia la trovi qui.

Lukoil: dalla Sicilia alla conquista dell'Italia


Il mercato italiano dei carburanti, si sa, fa gola a tutti: con i prezzi che abbiamo non c'è da stupirsi.

Il prossimo marchio che vedremo lungo le nostre strade sarà quello di Lukoil, multinazionale Russa del petrolio che il 24 giugno 2008 si è comprata mezza Erg Med.

Con una capacità di raffinazione pari a quasi 200.000 barili al giorno nella sola zona di Priolo (Sr), era solo questione di tempo prima che il gruppo russo si mettesse a far concorrenza in casa alle aziende europee: mirano al 5% del mercato italiano, solo come primo obiettivo...

Ben venga la concorrenza, anche se in Italia non ha mai portato molti frutti. Ma è colpa degli italiani, non dei russi. Di certo saranno contenti sindacati e lavoratori a Priolo, perchè mirare al 5% del mercato italiano significa restare in Sicilia e far crescere la produzione. Speriamo con standard europei di sicurezza e salute.

Maggiori informazioni sulla vicenda qui e qui

America, non impari mai...


Apprendo da un articolo del Sole24ore che nella nuova America del nuovo presidente Barack Obama una società privata, la Scs Energy, ha intenzione di investire la bellezza di 5 miliardi di dollari in un progetto di stoccaggio dell'anidride carbonica.

Quella che a molti potrebbe sembrare una buona notizia a me sembra un'idiozia, per due motivi: il primo è che 5 miliardi di dollari sono veramente molti, troppi, con tutti quei soldi si lavora a progetti ben più seri. Il secondo è che, se tutto va bene e questi cinque miliardi di dollari serviranno realmente a qualcosa (e ho seri dubbi), allora gli Stati Uniti avranno trovato un'ottima scusa per continuare a fare ciò che, ultimamente, viene loro meglio: inquinare.

Non sarebbe meglio cominciare a pensare a politiche di risparmio?

L'articolo sul Sole24ore

Pippo Gianni. Vi spiego il Pears...



Pippo Gianni, assessore regionale siciliano all'Industria. Intervista integrale senza tagli sul nuovo piano energetico siciliano

Sicilia, Northern Petroleum Plc cerca Petrolio


Si torna a sondare il sottosuolo del Canale di Sicilia in cerca di petrolio e gas naturale.
La compagnia britannica Northern Petroleum ha ottenuto l'aggiudicazione preliminare della licenza esplorativa n. d351C.R.-NP. Si tratta di un'area di circa 100 Km2 molto vicina allo spazio marittimo maltese.
La compagnia britannica dovrà ora preparare lo studio d'impatto ambientale e, se otterrà valutazione positiva, potrà iniziare le perforazioni esplorative.
A questo link il comunicato ufficiale:

Puglia, una nuova centrale a Brindisi


Edipower, già presente a Brindisi con una centrale a olio combustibile (cioè petrolio a basso tenore di zolfo - Btz) da ben 1280 Mw, si appresta fare il bis nella città pugliese con un nuovo impianto a ciclo combinato turbogas-turbina a vapore da 430 Mw.

Il progetto, che è aggiuntivo e non sostitutivo della vecchia centrale a olio combustibile, ha ricevuto la Via positiva dal Minambiente, facendo infuriare la Giunta Regionale.

Le centrali a ciclo combinato sono molto meno inquinanti rispetto ai vecchi impianti a olio combustibile Btz-Atz, ma in questo caso si tratta di aggiungere un'ulteriore fonte di gas climalteranti e di produrre nuova energia elettrica, senza sostituire il vecchio impianto.

Per chi volesse maggiori informazioni su come funziona una centrale termoelettrica a ciclo combinato, ecco il link:

http://net.essenzialeonline.it/perfortunasonosiculo/2009/04/13/dentro-le-centrali-02-trial-version/

Leonis, un morto in India lo scorso anno

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Leonis, un morto in India lo scorso anno

Addio Vega, arriva Leonis

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La super petroliera Leonis sostituirà a giugno la Vega Oil

Eolico - Giovanni Sardo (Uil): il vento contro la crisi


Il sindacato contro i pregiudizi nei confronti dell'eolico: porterà migliaia di posti di lavoro.

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